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mercoledì 8 gennaio 2020

Henry Lee Lucas


Henry Lee Lucas
Henry Lee Lucas, nato a Blacksburg, 23 agosto 1936 e morto a Huntsville, 12 marzo 2001, è stato un serial killer statunitense.
È stato accusato di ben 214 omicidi; gliene furono inizialmente attribuiti 77 e successivamente 130. Fu infine condannato per 11 omicidi accertati. Henry Lee Lucas nacque il 23 agosto 1936 a Blacksburg in Virginia. Il padre, Anderson, aveva perso le gambe a seguito dell'investimento da parte di un treno e occasionalmente vendeva matite agli angoli delle strade, la madre, Viola, manteneva la famiglia prostituendosi e distillando alcolici clandestinamente. Il padre, dopo una notte passata al freddo, contrasse la polmonite che lo portò alla morte. Da ragazzo Henry, a causa di un incidente, perse l'occhio sinistro che fu rimpiazzato con uno di vetro. Durante l'adolescenza Lucas iniziò ad avere problemi con la legge: il 12 giugno 1952 rapinò un negozio di elettrodomestici e per questo reato scontò due anni di riformatorio. Nel 1954 venne nuovamente arrestato per una serie di rapine commesse nei dintorni di Richmond, in Virginia e condannato a sei anni di carcere, tuttavia il 14 settembre 1957 riuscì a evadere dal penitenziario di Stato della Virginia e cercò di raggiungere la casa di una sua sorella a Tecumseh nel Michigan. Fu arrestato tre mesi più tardi e riportato in Virginia dove si rese protagonista di una nuova evasione un mese più tardi, ma stavolta venne ricatturato il giorno stesso. Il 2 settembre 1959 venne rilasciato con anno di anticipo rispetto alla conclusione prevista della pena. Dopo il rilascio Lucas andò a vivere a Tecumseh, nella casa di sua sorella. Durante la notte dell'11 gennaio 1960 Lucas e la madre, che era venuta a trovarlo a Tecumseh, dopo avere bevuto troppo, ebbero un violento litigio, probabilmente a causa di una donna che Henry avrebbe desiderato sposare. Durante la lite Lucas ferì la madre al collo con un coltello uccidendola, dopodiché si diede alla fuga venendo arrestato cinque giorni più tardi a Toledo nell'Ohio. Giudicato colpevole di omicidio preterintenzionale, Lucas venne condannato a una pena di venti anni di carcere, da scontarsi nel penitenziario di Stato di Jackson nel sud del Michigan, dove, però, tentò il suicidio, venendo per questo trasferito in un ospedale psichiatrico. Nel 1970 dopo avere scontato solo dieci anni Lucas venne rilasciato, tuttavia poco tempo dopo venne nuovamente arrestato e condannato a tre anni e mezzo di reclusione per il tentato rapimento di due ragazze, venendo, infine, rilasciato nell'agosto 1975.
Dopo essere stato scarcerato Henry Lee Lucas si trasferì in Pennsylvania dove si sposò, tuttavia in seguito abbandonò la moglie, dopo che questa lo aveva accusato di avere molestato le sue figlie, e iniziò a vivere come un vagabondo girovagando per gli Stati Uniti. Nel corso di questi vagabondaggi nel 1976 conobbe a Jacksonville, in Florida, Ottis Toole, un uomo con un basso quoziente intellettivo e una predisposizione alla piromania, il quale era già sospettato di avere commesso quattro omicidi prima dell'incontro con Lucas. I due divennero amici e, secondo Toole, anche amanti e andarono a vivere insieme a casa della madre di Ottis, nella quale vivevano anche i due nipoti orfani di lui, Frank e Frieda "Becky" Powell. Quest'ultima affetta da un ritardo mentale e ancora minorenne iniziò una relazione con Lucas. Nel 1981, in seguito alla morte della madre di Toole, Henry e Ottis ripresero a vagare per gli Stati Uniti portando con sé Becky, l'anno successivo i due uomini si separarono e Becky rimase con Lucas. Nel maggio 1982 Lucas e la Powell giunsero a Ringgold, nel Texas, dove vennero accolti in casa da Kate Rich, un'anziana signora di 82 anni. I parenti di lei, però, erano sospettosi della coppia e la allontanarono dalla casa. I due, in seguito, incontrarono Ruben Moore, ministro laico pentecostale e riparatore di tetti nonché leader di una comune pentecostale nota come "The House of Prayer" a Stoneburg (Texas), il quale offrì alla coppia una baracca dove vivere all'interno della comune e ingaggiò Lucas per fare alcuni lavori insieme a lui. In seguito Lucas avrebbe descritto il periodo passato nella comune come il migliore della sua vita, in cui era riuscito a comprare un'automobile, un televisore e oggetti per arredare la baracca come un vero appartamento, tuttavia la Powell iniziò a soffrire per la nostalgia di casa e lo pregò di tornare in Florida, perciò il 23 agosto 1982 i due partirono ottenendo un passaggio da un camionista. Il giorno seguente Lucas tornò alla comune in lacrime sostenendo che Becky avesse deciso di separarsi da lui saltando su un camion di passaggio, in seguito Lucas riprese la vita di sempre nella comune e nessuno vide più Becky Powell. Un mese dopo questi fatti scomparve nel nulla anche l'anziana Kate Rich e le indagini della polizia si appuntarono su Lucas.
L'11 giugno 1983 Henry Lee Lucas venne arrestato a Stoneburg con l'accusa di possesso illegale di arma da fuoco, dal momento che, essendo un pregiudicato, non poteva tenerne una e portato nella prigione della contea di Montague. Cinque giorni più tardi Lucas confessò di avere ucciso Kate Rich nel settembre precedente: egli avrebbe dato un passaggio all'anziana donna con la sua auto offrendosi di portarla in chiesa, ma, invece, l'avrebbe portata in un campo dove l'avrebbe accoltellata a morte e in seguito avrebbe avuto rapporti sessuali col cadavere. In seguito Lucas avrebbe occultato il corpo in un tubo di drenaggio e se ne sarebbe andato, il giorno seguente sarebbe tornato a prendere il cadavere e l'avrebbe portato a Needles in California, un mese più tardi avrebbe recuperato i resti decomposti e li avrebbe bruciati all'interno di una stufa a legna posta nel cortile della sua baracca alla House of Prayer. L'uomo si autoaccusò anche dell'omicidio di Becky Powell, che fino ad allora si credeve fosse ancora viva. Ispezionando la House of Prayer la polizia trovò alcuni elementi che confermavano il racconto di Lucas: nella stufa erano presenti cenere e frammenti di ossa umane e nel luogo in cui Lucas affermava si fosse consumato il delitto vennero trovati un paio di mutandine e un paio di occhiali rotti che le figlie della Rich confermarono essere quelli della loro madre. Frammenti di ossa umane furono trovati anche in un luogo dove Lucas sosteneva di avere buttato la cenere e, inoltre, l'uomo indicò come il luogo dove aveva gettato via la borsa della Rich proprio quello in cui era stata rinvenuta mesi prima. Nel frattempo Lucas iniziò a fornire dettagli anche sull'omicidio della Powell: lui e la ragazza si sarebbero fermati a dormire in un campo poco prima di Denton e avrebbero iniziato a litigare sul fatto che lei voleva ritornare a Jacksonville mentre lui non ne aveva intenzione a causa di un mandato di arresto spiccato nei suoi confronti per il furto di un camion, durante il litigio la Powell avrebbe tirato uno schiaffo a Lucas che avrebbe reagito accoltellandola al petto uccidendola, quindi avrebbe tagliato il cadavere in nove parti (tra cui la testa e le mani) che avrebbe poi occultato in un campo vicino. Lucas sostenne di avere avuto anche in questo caso rapporti sessuali col cadavere. Anche per questo omicidio vennero rinvenuti elementi che corroboravano la confessione di Lucas: in particolare nel luogo da lui indicato vennero rinvenuti resti di uno scheletro di quella che doveva essere stata una ragazza bianca all'incirca dello stesso peso, statura ed età di Becky.
Il 21 giugno 1983, durante il processo per l'omicidio della signora Rich, che si sarebbe concluso con la sua condanna a 75 anni di carcere, Henry Lee Lucas sostenne di avere ucciso, oltre all'anziana donna, altre cento persone. Questa dichiarazione ebbe una forte risonanza sui media nazionali americani. Durante il processo per l'omicidio di Becky Powell Lucas sostenne di non avere voluto uccidere la ragazza, ma venne messo di fronte alla sua confessione registrata in cui dichiarava, tra le altre cose, di averne stuprato il cadavere. Dopo il processo Lucas iniziò a dichiararsi colpevole di una serie impressionante di delitti irrisolti commessi in svariate parti degli Stati Uniti, interrogato dagli investigatori di vari stati l'uomo sembrava conoscere dettagli degli omicidi e delle scene del crimine che non erano stati rivelati alla stampa. Le confessioni di Lucas, oltre che per il loro alto numero, vennero progressivamente caratterizzandosi anche per l'alto numero di dettagli truculenti: tra le altre cose l'ex vagabondo giunse ad autoaccusarsi di avere commesso atti di cannibalismo e sostenne che a spingerlo a compiere i delitti fosse stata la sua tendenza alla necrofilia: non avrebbe trovato eccitanti le donne vive e sarebbe stato capace di avere rapporti sessuali solo con quelle morte.
Durante un interrogatorio Lucas affermò anche che Ottis Toole, che all'epoca si trovava in carcere in Florida per incendio doloso, era stato suo complice nei delitti. Interrogato dagli investigatori in Florida e sottoposto a un confronto telefonico con Lucas, Toole sostenne le veridicità delle confessioni dell'amico, compresi i dettagli più macabri e bizzarri. In base alle confessioni rese dai due uomini fu possibile dichiarare risolte decine di casi e in seguito ad esse Toole ricevette due condanne a morte, poi commutate in carcere a vita.
Lucas si accusò, tra gli altri, dell'assassinio di una donna non identificata che era stata trovata morta in un canale sotterraneo con addosso solo un paio di calze arancioni e che perciò era stata soprannominata appunto Calze Arancioni, in seguito a questa accusa il 30 novembre 1983 venne trasferito nella prigione della contea di Williamson, il cui sceriffo, Jim Boutwell, era ansioso di parlare con lui a proposito di una serie di delitti. Venne creata una task force con lo scopo di investigare i presunti crimini commessi da Lucas in giro per gli Stati Uniti, all'interno di tale task force Lucas si trovava sempre al centro dell'attenzione, cosa che lo fece sentire per la prima volta nella sua vita una persona importante. La task force portava Lucas sulle varie scene del crimine, in nessuna delle quali c'erano elementi che facessero pensare a lui, tuttavia l'uomo sembrava spesso conoscere dettagli fondamentali. La notorietà di Lucas come "più prolifico serial killer della storia americana" crebbe vistosamente e, allo stesso tempo, i suoi racconti divennero sempre più esagerati: Lucas arrivò ad autoaccusarsi di circa seicento omicidi compiuti in 27 stati diversi degli USA e in Canada e a sostenere che lui e Ottis Toole avrebbero commesso tutti quegli omicidi su commissione da parte di una fantomatica setta satanica chiamata "Le Mani della Morte" che avrebbe praticato i sacrifici umani e il cannibalismo. Questi elementi spinsero alcune persone allo scetticismo nei confronti delle dichiarazioni di Lucas.
Il 2 aprile 1984 ebbe inizio il processo a Henry Lee Lucas per l'omicidio di Calze Arancioni, che egli aveva confessato di avere assassinato durante la notte di Halloween del 1979. La difesa riuscì a provare che Lucas aveva incassato una busta paga per la riparazione del tetto di una stazione aero-navale a Jacksonville in Florida giusto il giorno prima dell'omicidio cosa che rendeva quasi impossibile la sua presenza a Williamson al momento da lui indicato per il delitto. A questo si aggiungeva il fatto che nella confessione resa per questo omicidio Lucas sembrava essersi contraddetto più volte e avere avuto vuoti di memoria risolti grazie ai suggerimenti degli investigatori. Nonostante questi fatti il tribunale giudicò comunque Lucas colpevole e lo condannò a morte.
Il 14 aprile 1985 sul quotidiano "The Dallas Time Herald" il giornalista investigativo Hugh Aynesworth pubblicò un articolo in cui si metteva in dubbio la veridicità delle confessioni rese da Lucas: l'autore aveva intervistato il presunto serial killer più volte a partire dal 1983 e nell'articolo sostenne che non solo Lucas gli avrebbe rivelato di non essere realmente responsabile degli omicidi che gli erano attribuiti, eccetto quelli di sua madre, della Powell e della Rich, e che lui aveva confessato solo per prendersi gioco delle forze dell'ordine, ma anche che i dettagli non rivelati al pubblico sulle scene del crimine che lui sembrava conoscere gli erano stati variamente suggeriti da investigatori probabilmente ansiosi, argomentava Aynesworth, di dichiarare chiusi diversi casi irrisolti. Aynesworth notava, inoltre, come molti delitti attribuiti a Lucas avessero avuto luogo a breve distanza temporale l'uno dall'altro in luoghi molto lontani tra loro, sicché era fisicamente quasi impossibile che fossero stati commessi dalla stessa persona.
A screditare le confessioni di Lucas furono anche le dichiarazioni contrastanti dello stesso sospetto killer: il 23 aprile 1985 sostenne di non avere mai commesso alcun omicidio, eccetto quello della propria madre, che sostenne essere stato accidentale, appena sei giorni più tardi sostenne, invece, di avere assassinato ben 360 persone, ma di essere stato obbligato a ritrattare le sue confessioni perché minacciato dalla fantomatica "Mani della Morte". In seguito si scoprì che Lucas aveva confessato un omicidio commesso a Little Rock nell'Arkansas il colpevole del quale era già stato scoperto, che si era dichiarato colpevole dell'assassinio di un poliziotto in West Virginia, la cui morte era, in realtà, dovuta a un suicidio, che a proposito di un altro caso avvenuto in Arkansas Lucas non aveva saputo fornire alcun dettaglio fino a che la polizia non gli aveva mostrato un video della scena del crimine e che, infine, si era autoaccusato di un omicidio commesso nel Delaware per il quale era già stato arrestato un sospettato che aveva poi confessato. In base a questi elementi vennero riaperti molti dei casi che erano stati chiusi a seguito delle dichiarazioni di Lucas e contemporaneamente vennero fermate le investigazioni che tendevano a ricollegarlo a casi ancora aperti e il procuratore generale del Texas Jim Mattox formò una giuria per investigare sugli omicidi attribuiti a Lucas: dalle indagini emerse che Lucas, eccetto che nei casi di Becky Powell e Kate Rich, non era mai stato in grado di condurre autonomamente gli inquirenti sulle scene del crimine e che, come sostenuto da Aynesworth, gli investigatori stessi fornivano a Lucas le informazioni sui delitti. Si scoprì anche che, in cambio delle confessioni false, Lucas riceveva un trattamento di favore rispetto agli altri detenuti: non doveva indossare la divisa del carcere, aveva la TV via cavo in cella ed era rifornito di sigarette. Emersero anche nuovi elementi che rendevano improbabile che Lucas fosse l'autore dell'omicidio di Calze Arancioni: egli, infatti, aveva sostenuto di averla stuprata, oltre che uccisa, ma dagli esami medici sul cadavere non erano state rinvenute tracce di stupro, mentre era emerso che Calze Arancioni era affetta dalla sifilide, che Lucas, a seguito di un rapporto sessuale con lei avrebbe dovuto contrarre, ma da cui non era affetto. Nonostante questo la sentenza per l'omicidio della ragazza non venne annullata e Lucas l'11 giugno 1985 venne trasferito nel braccio della morte del carcere di Huntsville. A Lucas vennero inflitte in totale condanne per 11 omicidi anche se i suoi legami con la gran parte di essi erano costituiti unicamente dalle sue confessioni. Il 26 giugno 1998, basandosi su un'indagine del procuratore generale del Texas che escludeva la possibilità che Lucas fosse l'autore dell'omicidio di Calze Arancioni, il governatore del Texas e futuro presidente degli USA George Walker Bush commutò la sentenza di morte in ergastolo. Quello di Lucas fu l'unico caso, durante tutto il suo mandato come governatore del Texas, in cui Bush decise di commutare una condanna a morte. Lucas aveva precedentemente riscontrato problemi cardiaci ed era stato in passato ricoverato in ospedale. Morì il 12 marzo del 2001 in carcere, a causa di un arresto cardiaco. Il suo corpo fu portato all'Impresa di Pompe Funebri di Huntsville, dove non fu mai reclamato.


giovedì 2 gennaio 2020

Ottis Elwood Toole


Ottis Elwood Toole
Ottis Elwood Toole (Jacksonville, 5 marzo 1947 – Raiford, 15 settembre 1996) è stato un serial killer e piromane statunitense. Toole nacque e crebbe a Jacksonville. La madre di Toole era una fanatica religiosa, Toole più tardi affermò che la madre aveva abusato di lui, facendogli indossare abiti da ragazza e chiamandolo Becky. Da ragazzo Toole fu vittima di incesto da parte dei suoi parenti più stretti, compresi la sorella maggiore e il vicino. La nonna materna era una satanista, da giovane lo esponeva alle varie pratiche e rituali satanici, compreso autolesionismo e disseppellimento di cadaveri, e fu soprannominato "il bambino del Diavolo". Fu spesso indicato come affetto da un leggero ritardo mentale, con un quoziente d'intelligenza pari a 75. Si credeva, comunque, che quello probabilmente fosse il più alto punteggio che potesse raggiungere a causa della sofferenza di varie disabilità dell'apprendimento (compreso la dislessia e l'ADHD) e dall'essere analfabeta. Era anche affetto da epilessia, per cui aveva di frequente degli attacchi. Durante la sua infanzia, scappava spesso di casa e dormiva in case abbandonate. Fu un grande piromane sin dalla tenera età ed era sessualmente eccitato dal fuoco. Nel documentario "Death Diploma", Toole affermò di essere stato forzato ad avere rapporti sessuali con un amico del padre quando aveva 5 anni. Scoprì di essere omosessuale quando aveva 10 anni, e affermò di aver avuto una relazione omosessuale con un ragazzo del quartiere quando aveva 12 anni. Toole abbandonò la scuola in prima superiore e cominciò a frequentare i bar gay. Affermò di essere stato anche un gigolò da giovane ed era conosciuto per vestirsi da donna. Toole affermò di aver commesso il suo primo omicidio a 14 anni, quando, dopo aver ricevuto delle avances da un viaggiatore, Toole lo investì con la sua macchina. Toole fu arrestato per la prima volta all'età di 17 anni ad agosto del 1964 per vagabondaggio. Molte informazioni riguardo Toole tra il 1966 e il 1973 non sono certe, ma si credeva che si stesse aggirando a Sud-Est degli Stati Uniti e si mantenesse prostituendosi e mendicando. Mentre viveva in Nebraska, Toole fu uno dei primi sospetti nell'omicidio, nel 1974, della ventiquattrenne Patricia Webb. Subito dopo lasciò il Nebraska e si stabilì per un po' a Boulder. Un mese dopo, diventò un primo sospettato nell'omicidio della trentunenne Ellen Holman, che fu uccisa il 14 ottobre 1974. Con molte accuse a suo carico, Toole lasciò Boulder e ritornò a Jacksonville. All'inizio del 1975, Toole fece ritorno a Jacksonville dopo aver stentato e aver fatto l'autostoppista per il Sud degli Stati Uniti. Il 14 gennaio del 1976, si sposò con una donna di 25 anni maggiore di lui. Lo lasciò in appena tre giorni, dopo aver scoperto l'omosessualità del marito. Nel 1976, Toole incontrò Henry Lee Lucas alla mensa dei poveri di Jacksonville, e subito svilupparono una relazione. Toole più tardi affermerà di aver accompagnato Lucas in 108 omicidi, qualche volta su richiesta di una setta chiamata "La Mano della Morte". I due si macchiarono degli omicidi più efferati, spesso senza apparente motivazione. Lucas affermò che Toole era solito prediligere le vittime di sesso maschile, e si dedicava al cannibalismo. Il killer più tardi ritrattò le sue confessioni, dicendo di aver fatto tali dichiarazioni solo per migliorare le sue condizioni di vita in cella. Nell'aprile del 1983, Toole fu arrestato con l'accusa di incendio doloso a Jacksonville, Florida. Il 21 ottobre, confessò l'omicidio avvenuto nel 1981 del bambino di 6 anni Adam Walsh. Comunque la polizia, investigando nel caso, annunciò che non lo consideravano più un sospetto. John Walsh, padre di Adam, continuò tuttavia a sostenere che Toole fosse colpevole. Nell'ottobre del 1983, Toole disse alla polizia che aveva rapito Adam dal centro commerciale e guidò per circa un'ora verso una strada isolata ove lo decapitò. Gli investigatori raccolserò il tappeto macchiato di sangue dalla Cadillac bianca di Toole. Ma i test del DNA non erano avanzati come quelli di adesso, così gli investigatori non poterono dire se quello fosse il sangue di Adam e nel dicembre del 2008 la polizia risolse "l'omicidio di Adam Walsh dell'81". Il 12 gennaio 1982, Toole chiuse il sessantaquattrenne George Sonnenberg in casa sua e incendiò la casa, uccidendolo. Nell'aprile del 1984, Toole fu processato e condannato a morte a Jacksonville, Florida per l'omicidio di Sonnenberg. Più tardi in quell'anno, Toole fu incolpato dell'omicidio del febbraio 1983 della diciannovenne Ada Johnson residente, a Tallahassee, Florida, e ricevette una seconda pena di morte; con l'appello, comunque, entrambe le sentenze furono tramutate in carcere a vita. Gli esperti al suo processo affermarono che Toole soffriva di schizofrenia. Mentre stava scontando la sua pena, Toole stette per un po' nella cella adiacente al serial killer Ted Bundy nel carcere di Raiford in Florida. Dopo l'incarcerazione, Toole si dichiarò colpevole di altri quattro omicidi nel 1991 e ricevette altre quattro sentenze a vita. Nel 1984, Toole confessò due omicidi irrisolti a Nord-Ovest della Florida, compreso un omicidio sulla I-10. Durante un'intervista, ammise di aver ucciso il diciannovenne David Schallart, un autostoppista che prese a Est di Pensacola, Florida. Il corpo di Schallart, riportante 5 ferite d'arma da fuoco nella parte sinistra della testa, fu trovato il 6 febbraio del 1980, approssimativamente a 125 piedi in direzione Est della corsia I-10, a cinque miglia da Chipley, Florida. La seconda confessione coinvolse la morte di Ada Johnson. Toole confessò di averle sparato alla testa su una strada fuori da Fort Walton Beach, Florida dopo averla presa in un night club a Tallahasse. Il 15 settembre del 1996, all'età di 49 anni, Ottis Toole morì in prigione per insufficienza epatica. Fu sepolto nel cimitero della prigione, nessuno reclamò il suo corpo.

sabato 21 dicembre 2019

Belle Gunness


Belle Gunness
Belle Sorenson Gunness, nata Brynhild Paulsdatter Størseth (Selbu, 11 novembre 1859 – La Porte, 28 aprile 1908?), è stata una serial killer norvegese naturalizzata statunitense, è una delle più prolifiche di tutta la storia degli Stati Uniti con almeno 40 omicidi accertati, che potrebbero essere fino ad oltre 60. Brynhild nacque nella regione del Trøndelag nella Norvegia centrale da una famiglia povera. Il padre, Paul Pedersen Størset, lavorava come tagliapietre e possedeva una piccola fattoria che bastava a malapena a sfamare la famiglia; la madre, Berit Olsdatter, era una casalinga. La giovane Brynhild, la più piccola dei suoi otto fratelli, si manteneva come tante altre ragazze della sua età e della sua condizione sociale portando le pecore al pascolo. I fattori presso i quali lavorava erano soddisfatti del suo operato: sapeva svolgere svariate mansioni come ad esempio fare il formaggio e non aveva paura di passare la notte nelle baite di montagna; inoltre fisicamente era molto forte, era alta 1,83 per 91 kg di peso. Il successo che riscuoteva tra i suoi datori di lavoro non era lo stesso che riscuoteva tra i suoi coetanei dai quali non era ben voluta e veniva descritta come una ragazza maliziosa e bugiarda. In Norvegia circola una storia non verificata, sugli anni della giovinezza di Belle. Questa leggenda narra che Brynhild partecipò ad una festa danzante in stile country mentre era incinta. Lì venne aggredita da un uomo che le sferrò un calcio all'addome, facendole perdere il bambino. L'uomo, il quale proveniva da una ricca famiglia norvegese, non venne mai perseguito dalla legge. Secondo le persone che la conoscevano bene, in seguito a quest'episodio, la sua personalità cambiò drasticamente. A ventitré anni, grazie all'aiuto della sorella, Nellie Larson, e di suo marito, emigrò negli Stati Uniti d'America dove la sorella si era stabilita precedentemente. Appena arrivata Brynhild cambiò il suo nome in Belle e iniziò a lavorare come cameriera. La sorella dichiarò: «Belle impazziva per i soldi. Erano il suo punto debole». Circa due anni dopo essersi stabilita in America, Belle conobbe Mads Sorensen, un sorvegliante notturno, con il quale ben presto si sposò. Nel 1890 si trasferirono in un sobborgo di Chicago, ad Austin. Belle adottò in quel periodo una bambina di otto mesi, Jenny Olsen, il cui padre alla morte della moglie non si era sentito di crescere da solo. Quando però questi si risposò e volle riprendersi la figlia con sé, nacque una battaglia legale per la custodia di Jenny, dalla quale uscì vincitrice la Gunness. Circa sei anni dopo iniziò ad avere figli suoi; i primi due, Caroline ed Axel, morirono rispettivamente nel 1896 e nel 1898 di colite acuta. Dopo sedici anni di matrimonio, nel 1900, trascorsi nella povertà, morì anche Mads Sorensen, l'unico giorno in cui le due assicurazioni sulla vita che l'uomo aveva stipulato con due compagnie diverse erano entrambe valide. Il dottore che visitò Mads pensò subito ad un avvelenamento da stricnina. Interrogata dal medico sull'avvenuto, Belle dichiarò di aver dato al marito una polvere per curare il suo raffreddore e il medico di famiglia assicurò al collega di aver prescritto lui stesso la medicina. Il medico si convinse a firmare il certificato di morte e le due assicurazioni pagarono la vedova. Belle con la somma acquistò un negozio di abbigliamento che pochi mesi dopo venne distrutto da un incendio la cui causa, secondo Belle, era da attribuire all'esplosione di una lampada a kerosene che però non venne mai rinvenuta. Con i soldi dell'assicurazione comprò una fattoria nei dintorni di La Porte, nell'Indiana. Belle si stabilì nella nuova proprietà con la figlia adottiva Jenny e con le figlie naturali che le erano rimaste, Myrtle e Lucy. Nel 1902 sposò un macellaio norvegese, Peter Gunnes, che aveva conosciuto tramite dei suoi cugini. L'uomo rimasto da poco vedovo si trasferì nella fattoria di Belle con la figlia, Swanhilde. Nove mesi più tardi l'uomo morì in uno strano incidente domestico. Peter era macellaio, e insieme alla moglie stavano preparando delle salsicce. Una volta finito il lavoro Belle lavò il tritacarne e lo mise ad asciugare su una mensola sopra il camino, dopo di che accompagnò le figlie a letto. Quando tornò trovò il marito steso per terra a faccia in giù. Il tritacarne gli era piombato in testa uccidendolo. Belle chiamò un medico che a sua volta avvertì la polizia; il medico legale sospettò che si trattasse di un omicidio ma, grazie alla testimonianza della figlia adottiva Jenny Olsen (che affermò di aver assistito alla scena) il caso venne archiviato come incidente. Il fratello di Peter non credette mai nell'innocenza della cognata e per sicurezza fece rapire la piccola Swanhilde Gunness per tenerla con sé. Ancora una volta la Gunness ottenne una discreta somma dall'assicurazione sulla vita del marito e due mesi più tardi diede alla luce un maschietto al quale diede il nome di Philip. Nel 1906, qualche anno dopo la morte di Peter Gunness, Jenny raccontò ad alcuni suoi compagni di scuola che era stata effettivamente sua madre ad assassinare il genitore, colpendolo violentemente col tritacarne. La notizia circolò e Jenny venne quindi di nuovo interrogata dalla polizia, ma di fronte agli inquirenti negò tutto. Belle dopo quell'episodio raccontò ai vicini che avrebbe mandato la figlia adottiva in un collegio nel Wisconsin. La ragazza raccontò ad un suo compagno di scuola della sua partenza, promettendogli che prima di lasciare la città sarebbe passata a salutarlo e gli avrebbe dato il suo indirizzo. Invece partì improvvisamente senza salutare nessuno. Nonostante il suo fisico robusto e mascolino, Belle era una donna molto sensuale che detestava la solitudine; ebbe così diversi amanti scelti tra gli uomini che lavoravano per lei, tra cui Ray Lamphere, l'ultimo. Altri pretendenti bussarono alla porta di Belle suscitando la gelosia dell'amante. Belle infatti aveva messo un annuncio su un giornale per emigranti norvegesi: "Donna attraente proprietaria di bella fattoria in ottime condizioni cerca uomo affidabile benestante scopo matrimonio". In molti risposero all'annuncio di Belle e ricevettero una lettera di risposta nella quale Belle chiedeva di depositare una somma di denaro a proprio nome per conquistare così la sua fiducia. Gli uomini venivano convinti proprio dalla sua richiesta stravagante in quanto veniva letto come sintomo di grande senso pratico ed onestà. A La Porte iniziarono così a susseguirsi gli spasimanti norvegesi. John Moo giunse da Elbow Lake, portando con sé mille dollari da offrire a Belle in cambio del contratto di matrimonio. Egli scomparve dalla fattoria una settimana dopo l'arrivo. In seguito si recò nella tenuta di Belle George Anderson, il quale però non aveva portato con sé il denaro richiesto; voleva infatti prima assicurarsi che la futura moglie gli piacesse. Si trovò davanti una donna di quarantotto anni vestita come un uomo e che si esprimeva in un linguaggio rude e volgare. Sarebbe ripartito subito ma Belle dispiegò tutte le armi di seduzione in suo possesso e trascorsero la notte insieme. Durante la notte si svegliò di soprassalto e vide Belle accanto a lui che lo fissava con un'espressione sinistra: fuggì via ed ebbe così salva la vita. Ray Lamphere mal sopportava il susseguirsi di amanti e le faceva terribili scenate finché Belle lo licenziò; ma l'uomo rimase sempre nei dintorni a spiarla: Belle lo denunciò. Infine, all'annuncio rispose Andrew Helgelien, proprietario di una fattoria ad Aberdeen, nel Dakota del Sud; la coppia si scambiò numerose lettere prima di incontrarsi e l'uomo arrivò a La Porte nel gennaio del 1908 con tutti i suoi risparmi. Qualche giorno dopo si recò presso la banca di La Porte con Belle a versare un assegno e subito dopo scomparve. Intanto il fratello di Helgelien, Asle, cominciò a preoccuparsi per l'assenza di Andrew. Belle di solito sceglieva tra i suoi uomini quelli che non avevano famiglia al fine di evitare ricerche, ma quella volta commise un errore. Asle le scrisse chiedendo notizie del fratello e Belle rispose che era stato da lei qualche tempo prima ma lei stessa aveva perso le sue tracce. Asle, non convinto da questa risposta, andò a La Porte e si recò dallo sceriffo denunciando la scomparsa del fratello ed esponendo i propri sospetti su Belle Gunness, ma proprio quella notte la fattoria di Belle venne distrutta da un incendio. La polizia pensò che i cadaveri che vennero rinvenuti fossero di Belle e dei suoi figli, ed arrestò Ray Lamphere, denunciato tempo prima dalla Gunness. Tutti quelli che conoscevano Belle ne piansero la morte, non sospettando che di lì a poco il loro dolore si sarebbe tramutato in orrore. Infatti Asle Helgelien aveva continuato le sue indagini alla ricerca del fratello ed aveva interrogato un ex dipendente della donna, Joe Maxson. Emerse che Maxson, sotto l'ordine di Belle, avesse livellato il terreno all'interno del porcile con grosse quantità di immondizia. Asle convinse lo sceriffo a controllare e dal primo scavo emerse il corpo mutilato di Andrew Helgelien; successivamente vennero dissotterrati i cadaveri di vari pretendenti di Belle, alcuni lavoratori di cui era stata amante nonché la figlia adottiva Jenny partita nel 1906 per un fantomatico collegio. Altri corpi tra cui quelli di una donna e di due bambini non furono mai identificati. Il numero delle vittime di Belle non fui mai accertato con precisione ma è stimato intorno a quaranta persone, se non più, probabilmente fino a oltre 60. Ray Lamphere venne riconosciuto colpevole per l'incendio doloso della fattoria, ma scagionato dall'accusa di omicidio venne condannato a vent'anni di carcere. Morì però l'anno successivo di tubercolosi: prima di esalare l'ultimo respiro fece una confessione completa al reverendo Schell, raccontando di non aver mai partecipato attivamente agli omicidi ma di aver aiutato Belle Gunnes a seppellire i cadaveri già smembrati. Raccontò inoltre la procedura degli omicidi. Belle attirava le sue vittime nella sua fattoria, serviva loro regali pasti, li deliziava a letto e in seguito li avvelenava con la stricnina o li uccideva durante il sonno con un'ascia; portava il corpo dello sventurato amante di turno nella cucina, dove sezionava il corpo, distribuendo poi i pezzi in vari sacchi di tela i quali venivano seppelliti nel porcile. Inoltre fornì la spiegazione dell'incendio. Disse che anche quello faceva parte del piano della donna: aveva ucciso con la stricnina una donna che si era recata presso la fattoria in cerca di lavoro, le aveva messo indosso i suoi abiti, le aveva tagliato la testa e lasciato vicino i suoi denti finti. Aveva ucciso i figli con la stricnina e messi a letto, dopodiché con Lamphere aveva dato fuoco alla casa. Successivamente Lamphere l'aveva accompagnata alla stazione ferroviaria, dalla quale Belle partì promettendo all'amante di dargli sue notizie, ma da allora non l'aveva più vista né sentita. Lo sceriffo non credette mai alle parole di Ray. I misteri che circondano quest'enigmatica serial killer sono parecchi; al momento del ritrovamento del cadavere di Belle molti dubitarono che il cadavere decapitato fosse della donna; le misure non corrispondevano: la donna morta era molto più piccola della signora Gunness e anche ammesso che la carne bruciata si restringa, la differenza era considerevole. Inoltre il medico incaricato di analizzare gli organi interni rivelò la presenza di tracce di stricnina. Venne inoltre interpellato un dentista il quale identificò i denti finti come appartenenti a Belle, ma poteva comunque averli messi lì apposta. Si sospettò che Belle Gunness non fosse una donna bensì un uomo, sospetto che risaliva dalla nascita del figlio Philip. Le vicine raccontarono che Belle aveva evitato di mostrarsi durante il parto, nonostante le donne si fossero offerte di aiutarla. Quando la levatrice era giunta nella fattoria la trovò già in piedi con un bambino perfettamente pulito ed addormentato, il quale appariva più grande di un neonato. Pensarono che il bambino non fosse suo e che Belle fosse un uomo; tesi sostenuta anche dagli uomini del paese, i quali l'avevano vista compiere mansioni particolarmente difficili come caricarsi sulle spalle pesanti tronchi di legna senza dimostrare fatica. La donna faceva inoltre tutti i lavori pesanti nella fattoria. Belle Gunness inoltre fu avvistata parecchie volte successivamente alla sua presunta morte. Nel 1909 un cittadino di La Porte giurò di averla vista in casa dell'amica del cuore di Belle, Almetta Hay. Dopo la morte di Almetta nella sua abitazione venne rinvenuto il teschio di una donna avvolto in un materasso. Si potrebbe dedurre che si trattasse dei resti del cranio appartenuto alla donna uccisa nell'incendio, ma non furono mai fatte indagini a tal proposito.

sabato 9 novembre 2019

H.H. Holmes


H. H. Holmes
Henry Howard Holmes, nato Herman Webster Mudgett, nato a Gilmanton, 16 maggio 1861 e morto a Filadelfia, 7 maggio 1896, è stato un assassino seriale statunitense. Gli vengono attribuiti oltre 200 omicidi, di cui 27 accertati.
Nella sua biografia, scritta durante l'ultima detenzione in carcere, affermò di avere commesso 133 omicidi, ma in seguito ritrattò l'affermazione dicendo che era un trucco per guadagnare soldi; la polizia dell'epoca, perquisendo l'edificio dove era solito commettere gli omicidi, affermò di avere trovato gli scheletri di 150 persone, e gli attribuì 200 vittime. La cifra reale resta però sconosciuta. H.H. Holmes nacque il 16 maggio 1861 in New Hampshire. Suo padre era un uomo violento che soffriva di alcolismo. Holmes era vittima di bullismo a scuola perché molti compagni di classe erano invidiosi dei suoi ottimi risultati. Raccontò che una volta i bulli lo costrinsero a toccare il cranio di uno scheletro e da quel momento in poi cambiò la sua personalità: gli piaceva torturare con sadici esperimenti animali randagi. Sognava sempre di essere un dottore: questo sarà il suo futuro lavoro. Dopo essere stato espulso dalla scuola per frode all'assicurazione, si sposò e si trasferì da solo a Englewood, una località nell'Illinois, vicina a Chicago. Fu qui che cambiò il suo nome da Herman Webster Mudgett a Henry Howard Holmes. Intorno a questo periodo Holmes commise il suo primo omicidio, a scopo di profitto, avvelenando una donna. Diverso tempo dopo lesse in un annuncio che una donna anziana cercava un aiutante per la sua farmacia: Holmes rispose presentandosi in casa sua e offrendosi per giunta di curarle il marito da tempo gravemente malato. Tuttavia Holmes, col pretesto di aiutarlo, avvelenò l'uomo. Egli propose quindi all'anziana signora di cedergli la farmacia lasciandogliela gestire; in cambio lui le avrebbe garantito un reddito mensile. La donna imprudentemente accettò, ma non ottenne mai il pagamento del debito, e presto sparì anche lei, diventando la terza vittima di Holmes. Con i soldi di alcune frodi assicurative Holmes fece costruire un enorme edificio a tre piani che gli serviva da abitazione, farmacia, negozio e hotel: Holmes era solito infatti affittare molte delle camere (anche ad amici e collaboratori, che finirono poi per diventare vittime della sua follia omicida). L'edificio era talmente imponente da essere soprannominato il Castello. Con una serie di modifiche nella struttura interna dell'edificio Holmes rese il secondo e terzo piano un dedalo di camere che costituiva un vero labirinto e una inaudita trappola mortale per chiunque vi si addentrasse: le camere erano infatti collegate tra loro grazie a passaggi segreti, muri scorrevoli, spioncini, porte blindate, stanze segrete, camere insonorizzate, scale e corridoi che finivano contro un muro, e botole sul pavimento che si aprivano a comando e facevano scivolare la vittima in cantina: lì si trovava una enorme piscina riempita di acido corrosivo, dove Holmes immergeva i corpi e i cadaveri dei malcapitati. Tutte le stanze erano inoltre delle vere e proprie camere a gas, progettate per uccidere chiunque si trovasse all'interno: tutte le porte potevano infatti essere bloccate dall'esterno, e i muri erano foderati con l'amianto: in tale modo, Holmes era libero anche di dare fuoco al gas presente nell'ambiente, evitando il propagarsi della combustione. In una delle stanze segrete si trovava infine un forno crematorio.
Tra il 1892 e il 1894 un numero enorme di clienti di qualsiasi età (anche bambini), visitatori, garzoni, conoscenti, fidanzate e perfino complici di Holmes troveranno la morte nel castello. Il suo modus operandi era il seguente: spesso affittava una camera; poi, dopo aver intrappolato le vittime ed aver goduto delle loro urla strazianti, li faceva morire asfissiati nella camera oppure li gasava. A volte incendiava il gas in modo da carbonizzarli. Il corpo veniva quindi recuperato ed utilizzato in tre modi: eviscerato e scarnificato per poi rivenderne lo scheletro alle università; sciolto completamente nella piscina con l'acido; o utilizzato da Holmes come cavia per dissezioni ed esperimenti non meglio definiti, senza finalità scientifiche. Proprio nel 1892 cadeva il World's Fair, la grande esposizione organizzata in occasione dei 400 anni dalla scoperta dell'America. Molte delle vittime furono semplici turisti che decisero di visitare il castello di Holmes. La frequenza degli omicidi era elevata ed il guadagno ricavato dalla vendita degli scheletri fu molto redditizio. Nessuno nutriva sospetti: Holmes agì indisturbato, nonostante le decine di sparizioni nell'area. Spesso, il numero di sparizioni coincideva con il numero delle frodi che Holmes faceva ai danni delle società di assicurazioni. Poco prima del 1894, Holmes, vedendosi accerchiato dai creditori, in un momento di difficoltà economica, abbandonò il castello per rifugiarsi altrove. Diverse settimane dopo un altro suo complice (tale Pat Quinlan) bruciò l'edificio, furioso per aver perso l'amante, sua sorella e la sua figlia illegittima: Holmes per errore mentre erano in una stanza le aveva come al solito gasate e scarnificate. Dopo aver lasciato Chicago, Holmes provò a intascare i soldi dell'assicurazione per incendio accidentale, ma un investigatore mandò a monte il piano scoprendo che l'incendio era doloso. Holmes non venne accusato di nulla, ma continuò a truffare e, tra una truffa e l'altra, uccidere. Dopo un'altra truffa andata male Holmes finì in carcere. Qui conobbe una nuova complice, Marion Hedgepeth. Insieme, una volta liberati, architettarono un omicidio ai danni di un conoscente di Holmes, un certo Benjamin Pitezel, e una frode all'assicurazione legata alla sua morte. Marion avrebbe avuto la sua percentuale. L'omicidio venne compiuto e Holmes intascò i soldi ma sparì di nuovo senza dare i soldi alla Hedgepeth. Essa, per vendicarsi, informò la società di assicurazioni truffata e lì scattò un mandato di arresto per Henry Howard Holmes. Holmes fu arrestato a Boston il 17 novembre 1894, mentre stava per imbarcarsi per l'Europa. Fino ad allora non fu mai arrestato per via dei suoi continui spostamenti e cambi di identità. In carcere fu dapprima riconosciuto colpevole di 4 omicidi, poi arrivò a confessarne all'incirca altri 27; la polizia quindi controllò i resti del castello, affermando di avere trovato gli scheletri di 150 persone. Ma probabilmente molti di più furono quelli che non si poterono recuperare, siccome potevano essere stati o completamente bruciati o dissolti nell'acido, venduti o fatti sparire altrimenti. Holmes ne confessò altri mentre scriveva la sua biografia, che venne venduta a buon prezzo. La cifra arrivò a 133, nonostante la polizia lo ritenesse fortemente sospettato di oltre 200 omicidi in totale; successivamente disse di avere confessato 133 omicidi solo per guadagnare soldi. Nel 1895 iniziò e finì il processo contro di lui e venne dichiarato colpevole di solo 9 degli almeno 27 omicidi e di un gran numero di frodi assicurative. La pena prevista era la morte.
Il suo castello, nonostante fosse ridotto a un moncone bruciato, divenne un'attrazione per gli abitanti, fino a quando un secondo incendio scoppiato misteriosamente lo rase al suolo completamente. Henry Howard Holmes morì impiccato la mattina del 7 maggio 1896, all'età di soli 34 anni; fino all'ultimo volle essere chiamato «dottor Holmes». La sua fu una lenta agonia, che durò quindici minuti: il cappio infatti non era stato preparato a regola d'arte. Il corpo è tuttora sepolto nell'Holy Cross Cemetery. Le sue ultime parole furono "prendi il tuo tempo, non pasticciarlo".



mercoledì 28 agosto 2019

Andrew Phillip Cunanan


Andrew Phillip Cunanan
Andrew Phillip Cunanan (National City, 31 agosto 1969 – Miami Beach, 23 luglio 1997) è stato un serial killer statunitense. Il 12 giugno del 1997 era diventato il fuggitivo numero 449 a essere inserito dall'FBI nella FBI Ten Most Wanted Fugitives, la lista dei ricercati più pericolosi degli Stati Uniti.
Andrew è il più giovane dei quattro figli di Mary Ann Schillaci (di origini italiane) e Modesto Cunanan (di origini filippine). Cresce nel "quartiere per bene" di Rancho Bernardo, a nord della città di San Diego. Frequenta la blasonata “Bishop's School” a La Jolla, California. Ha un ottimo profitto negli studi, prediligendo gli argomenti classici, il teatro drammatico, la storia e il francese. Talvolta esibisce provocatoriamente la propria omosessualità. Manifesta, però, comportamenti aggressivi nei confronti di altri studenti. Si diploma nel 1987 e nello stesso anno si iscrive - dimostrando grandi qualità intellettive - alla facoltà di Storia degli Stati Uniti d'America all'Università della California, San Diego; tuttavia non si laureerà mai, né presterà mai servizio militare. Non avrà neppure un lavoro stabile. All'età di 18 anni, sospettato di illeciti fiscali, raggiunge il padre, che aveva abbandonato moglie e figli per tornare nella sua terra di origine (le Filippine). Tuttavia Andrew, spaesato dallo stile di vita misero e totalmente differente dalle sue abitudini, torna ben presto a San Francisco, in California. Nello stesso anno, la madre apprende che Cunanan è gay. Durante una discussione che ne segue, lui la sbatte contro un muro, provocandole la dislocazione di una spalla (successivi esami sul suo comportamento indicano che possa aver sofferto di psicopatia e un disturbo di personalità caratterizzato da una mancanza anormale di empatia). Facendosi mantenere dai suoi amici (in cambio di prestazioni sessuali), vive a livelli sostenutissimi, guida macchine di lusso e si spaccia per figlio di famiglia benestante. Grazie alla sua notevole bellezza, accompagnata da una cospicua intelligenza, non viene considerato un volgare prostituto, bensì un "accompagnatore", che incomincia relazioni estremamente proficue con gli esponenti (segretamente omosessuali e in genere persino sposati) della comunità degli affari. È, insomma, uno gigolò d'alto bordo, dalle prestazioni estremamente costose. La carriera criminale di Cunanan si concentra tutta nel 1997 suoi ultimi tre mesi di vita. Per ragioni non chiarite, si trasforma in un feroce assassino, uccidendo alcuni dei suoi amanti più intimi: probabilmente, per il verificarsi di un tale epilogo ha avuto un ruolo centrale il fatto che egli fosse caduto nella dipendenza da cocaina ed eroina e si fosse dedicato anche allo spaccio. Il primo omicidio avviene il 27 aprile: massacra a colpi di martello sul cranio l'amico Jeffrey Trail, 28 anni. Il 3 maggio, invece, fredda con una calibro 40 l'architetto David Madson (33 anni) vicino al Rush Lake a Rush City vicino Minneapolis. Dopo essersi spostato da Minneapolis a Chicago, il giorno dopo tortura fino a uccidere il settantaduenne Lee Miglin, costruttore edile. Il 9 maggio, per rubare una macchina, uccide William Reese, guardiano del Finn's Point National Cemetery di Pennsville: sarà il pick up rosso di Reese a portare Andrew Cunanan in Florida. Per oltre due mesi, grazie alle sue doti di trasformista, fa compiere giri a vuoto alla polizia degli Stati Uniti, che tenta invano di arrestarlo. Il 15 luglio è a Miami, dove, con un colpo di pistola, uccide ancora: questa volta la vittima è lo stilista Gianni Versace, freddato in pieno giorno davanti alla porta della sua residenza. Al tempo degli omicidi, c'era molta speculazione nei media sulle motivazioni di Cunanan, che sarebbero state legate a una diagnosi di infezione da HIV, probabilmente passatagli da uno dei suoi amanti; tuttavia, l'autopsia sul suo corpo ha rivelato che Cunanan non era sieropositivo. Le sue motivazioni rimangono quindi un mistero. Varie teorie, almeno riguardanti l'omicidio di Versace, includono l'invidia per il ruolo dello stilista come "icona gay".
La sua vita termina in una casa galleggiante, la notte del 23 luglio 1997. La presenza di Andrew all'interno dell'imbarcazione (proprietà di un piccolo truffatore, svanito nel nulla dopo la tragedia) è segnalata da un custode che, avendo udito dei rumori provenire dal natante, avverte solertemente la polizia locale. L'intervento, tempestivo, mobilita più di sette unità, fra le quali vi sono la guardia nazionale, i vigili del fuoco e l'FBI.
Arrivata sul posto, l'imbarcazione, con all'interno Cunanan, viene circondata: per fare uscire il ricercato allo scoperto vengono lanciati dei fumogeni, ma non si ottengono risultati e seguono momenti di attesa silenziosa. Quando, infine, si decide di fare irruzione, la polizia rinviene il corpo esanime del criminale: Cunanan si era ucciso, sparandosi in bocca un colpo con la calibro 40. Molti sono gli interrogativi sulla sua morte, ad esempio sul perché abbia scelto per rifugio una house boat, precludendosi così ogni possibilità di fuga. La storia si interseca con la vicenda dell'imprenditore italiano Enrico Forti che, dopo aver comprato l'house boat, mise in dubbio le teorie della polizia di Miami, in un servizio giornalistico che fece scandalo. Le ceneri di Cunanan sono interrate nel Mausoleo di Holy Cross Catholic Cemetery di San Diego, California.

lunedì 13 maggio 2019

Marie Delphine LaLaurie


Marie Delphine LaLaurie
Marie Delphine LaLaurie, nata a New Orleans, 19 marzo 1787 e morta a Parigi, 7 dicembre 1849, è stata una serial killer statunitense. È famosa per le numerose torture e gli omicidi dei suoi schiavi.
Nata a New Orleans, LaLaurie si è sposata tre volte nel corso della sua vita. Ha occupato un'alta posizione nei circoli sociali di New Orleans fino al 10 aprile 1834, quando per spegnere un incendio scoppiato nella sua residenza a Royal Street furono scoperti nella casa degli schiavi con evidenti segni di tortura. La dimora della LaLaurie venne saccheggiata da una folla di cittadini indignati. Si pensa che fuggì a Parigi, dove si crede sia morta. Attualmente la dimora di Royal Street dove visse la LaLaurie è ancora in piedi ed è un importante punto di riferimento di New Orleans.
Delphine Macarty nacque il 19 marzo 1787, prima di cinque figli. Suo padre era Barthelmy Louis Macarty, il cui padre Barthelmy Macarty aveva portato la famiglia a New Orleans dalla nativa Irlanda intorno al 1730. Sua madre era Marie Jeanne Lovable, conosciuta anche come "la vedova Lecomte", che sposò Barthelmy Louis Macarty in seconde nozze. Entrambi erano membri di spicco della comunità creola di New Orleans. Il cugino di Delphine, Augustin de Macarty, fu sindaco di New Orleans dal 1815 al 1820. L'11 giugno 1800, Delphine Macarty sposò Don Ramon de Lopez y Angullo, un Caballero de la Royal de Carlos (un alto ufficiale spagnolo), nella Cattedrale di San Luigi di New Orleans. Nel giugno 1808, Delphine sposò Jean Blanque, un importante banchiere, mercante, avvocato e legislatore. All'epoca del matrimonio, Blanque acquistò una casa al numero 409 di Royal Street a New Orleans per la famiglia, che divenne nota in seguito come Villa Blanque. Delphine ebbe quattro figli da Blanque: Marie Louise Pauline, Louise Marie Laure, Marie Louise Jeanne e Jeanne Pierre Paulin Blanque. Nel 1832 fece costruire un palazzo di tre piani completo di alloggi per gli schiavi, dove visse con il marito e due delle sue figlie, e mantenne una posizione centrale nei circoli sociali di New Orleans.
Il 10 aprile 1834 nell'edificio scoppiò un incendio. I soccorritori intervenuti trovarono nella cucina una donna di 70 anni incatenata alla stufa, che successivamente confessò di aver appiccato il fuoco lei stessa per evitare di essere portata nell'attico, perché nessuno degli schiavi che vi era stato mandato era più tornato. Qui, secondo i resoconti, la polizia trovò una "camera delle torture", con schiavi imprigionati da mesi orribilmente mutilati.
Quando la notizia si diffuse una folla attaccò la residenza LaLaurie e, secondo i resoconti, demolì e distrusse tutto quello su cui poteva mettere le mani.


sabato 27 aprile 2019

Richard Trenton Chase: Il vampiro di Sacramento


Richard Trenton Chase: Il vampiro di Sacramento
Richard Trenton Chase, nato a Sacramento, 23 maggio 1950 morto a Vacaville, 26 dicembre 1980, è stato un assassino seriale statunitense. Soprannominato Il vampiro di Sacramento, è stato ritenuto colpevole di sei omicidi commessi tra il dicembre 1977 e il gennaio 1978, con metodi che includevano vampirismo e squartamento: a causa del modus operandi adottato, viene spesso identificato come il prototipo di assassino seriale disorganizzato.
Originario di una famiglia violenta (i genitori erano convinti che la disciplina si potesse insegnare solo con la violenza), sin dall'infanzia Chase iniziò a soffrire di alcuni sintomi identificati come triade di Macdonald (enuresi, piromania e zoosadismo, quest'ultimo sotto forma di uccisione e tortura di gatti). In età adolescenziale iniziò a soffrire di una forma di impotenza (ritenuta da alcuni psicologi che lo visitarono come il focolaio di una malattia mentale) e ad abusare di droghe e medicinali. In seguito a ciò Chase iniziò a manifestare gravi disturbi paranoidi che furono diagnosticati come una forma di schizofrenia dopo che fu ricoverato all'ospedale in preda a delle allucinazioni (dichiarò ai medici che qualcuno gli aveva rubato l'arteria polmonare, che le sue ossa stavano uscendo dal corpo e che lo stomaco si stava sciogliendo). Ormai sprofondato in uno stato ipocondriaco e convinto di essere stato avvelenato dai genitori, Chase si trasferì in un nuovo appartamento e iniziò ad effettuare pratiche di vampirismo su conigli, squartandoli e bevendone il sangue per salvare il proprio cuore che si stava rimpicciolendo. Ricoverato per una seconda volta in seguito ad una grave intossicazione del sangue (si era iniettato nelle vene del sangue contaminato da acido), gli fu diagnosticata una schizofrenia dovuta all'abuso di farmaci curabile con un farmaco sperimentale. In seguito agli scarsi risultati della terapia, Chase tentò di fuggire dall'ospedale, ma fu trasferito in un'altra clinica dove gli fu diagnosticata la sindrome di Reinfeld per poi essere rilasciato perché non ritenuto pericoloso. Stabilitosi in altro appartamento e senza più l'aiuto dei genitori (che smisero di passargli i medicinali), Chase ricominciò a torturare animali. Di lì a poco Chase decise di passare agli omicidi: la prima vittima fu Ambrose Griffin, un ingegnere di 51 anni ucciso il 27 dicembre 1977 con un colpo di fucile calibro 22 sparato da lunga distanza. Nei giorni successivi Chase iniziò a vagabondare per le case del vicinato alla ricerca di nuove vittime: pur essendo talvolta individuato, riuscì a fuggire non prima di aver messo a soqquadro le abitazioni e sfregiato i mobili urinando o defecando nei cassetti. Il 23 gennaio 1978 Chase si introdusse nella casa di Theresa Wallin, ventiduenne incinta di tre mesi: dopo averla uccisa con 3 colpi di fucile calibro 22, la trascinò sul letto iniziando a compiere atti di squartamento, vampirismo e necrofilia. Quattro giorni dopo, Chase uccise quattro persone (tra cui un neonato, il cui corpo sarà ritrovato solo il 24 marzo nei pressi di una chiesa) con lo stesso metodo adottato per la vittima precedente. Immediatamente identificato grazie alle dichiarazioni di una sua ex compagna di classe incontrata il giorno del primo omicidio e al recupero della cartella clinica, Chase fu arrestato il giorno successivo al triplice omicidio. Dopo alcuni mesi di dibattito sulla sua sanità mentale, il 2 gennaio 1979 si aprì il processo a Chase che si concluse con una condanna a morte (emessa l'8 maggio) per l'omicidio di sei persone. Il 26 dicembre 1980, dopo più di un anno dalla condanna (in cui fu ripetutamente interrogato da psichiatri dell'FBI nel tentativo di tracciarne un preciso profilo psicologico), Chase si suicidò ingerendo un'enorme quantità di farmaci antidepressivi.

Albert Fish: Il lupo mannaro di Wysteria


Albert Fish: Il lupo mannaro di Wysteria
Albert Fish, nato Hamilton Howard Fish, nato a Washington, 19 maggio 1870 morto a New York, 16 gennaio 1936, è stato un serial killer statunitense. È conosciuto anche come l'Uomo grigio, il Lupo mannaro di Wysteria, il Vampiro di Brooklyn e Il Maniaco della Luna. Si vantò di aver molestato più di 400 bambini e di averne uccisi più di 100, quasi tutti afroamericani, poiché la loro scomparsa sensibilizzava meno l'opinione pubblica. In realtà fu trovato colpevole di almeno cinque omicidi, nonostante fosse fortemente sospettato di altri. Confessò tre omicidi che la polizia fu capace di collegare ad un omicidio ben noto, e confessò di aver pugnalato altre due persone. Messo a giudizio per l'omicidio di Grace Budd, fu dichiarato colpevole e condannato a morte. Fish è famoso per l'efferatezza dei suoi crimini (torturava, uccideva e mangiava bambini) e per i suoi innumerevoli disturbi sessuali, di cui molti sconosciuti fino a quel momento (ad esempio l'abitudine di infilarsi gli aghi nel corpo); è anche stato inserito dagli studiosi nella lista dei 20 serial killer più pericolosi.
Fish nacque a Washington, da Randall Fish (1795 – 1875) di Kennebec, Maine, e da sua moglie Ellen (1838- ?), irlandese. Disse di essere stato chiamato molto tempo dopo la sua nascita Hamilton Fish. Suo padre, Randall Fish, era 43 anni più vecchio della madre. Fish era il più giovane dei figli e aveva tre fratelli in vita: Walter, Annie, ed Edwin. Molti membri della sua famiglia soffrivano di disturbi mentali, e uno soffriva di mania religiosa. Suo padre, Randall Fish, era capitano di battelli fluviali, ma nel 1870 svolse la professione di fabbricante di fertilizzanti. Randall Fish morì per un attacco di cuore alla Sixth Street Station della Ferrovia della Pennsylvania nel 1875 a Washington. Sua madre, incapace di prendersi cura di Hamilton (Albert), lo mise in un orfanotrofio, dove fu frequentemente frustato e bastonato, scoprendo infine che provava piacere nel dolore fisico. Le bastonate gli avrebbero spesso procurato erezioni, cosa per la quale gli altri orfani lo canzonavano. Decise di voler essere chiamato "Albert" per sfuggire al soprannome 'Ham and Eggs' (prosciutto e uova) che gli fu affibbiato in orfanotrofio. Nel 1879, sua madre ottenne un impiego pubblico e fu in grado di prendersi nuovamente cura di lui. In seguito iniziò una relazione omosessuale nel 1882, all'età di dodici anni, con un garzone telegrafista. In gioventù Fish iniziò a praticare la coprofagia e a frequentare bagni pubblici, dove poteva guardare i ragazzi svestiti, trascorrendovi interi giorni nel fine settimana. Nel 1890, Albert arrivò a New York e diventò un gigolo ("prostituta maschio" come disse lui stesso). Disse anche di aver iniziato a violentare ragazzi, crimine che continuò a commettere anche dopo il matrimonio combinatogli dalla madre nel 1898 con una donna di nove anni più giovane di lui. Ebbero sei bambini: Albert, Anna, Gertrude, Eugene, John, ed Henry Fish. Fu arrestato per appropriazione indebita e fu condannato alla detenzione, pena che scontò a Sing Sing nel 1903. Mentre era in prigione ebbe frequentemente rapporti sessuali con altri detenuti. Nel gennaio del 1917 sua moglie lo lasciò per John Straube, un tuttofare pensionante dalla famiglia Fish.
Fish disse di aver vagabondato da un capo all'altro degli Stati Uniti durante il 1898, lavorando come imbianchino. È in questo periodo che, a quanto disse, molestò più di 100 bambini, la maggior parte sotto i sei anni. Più tardi raccontò un episodio singolare: un suo amante lo portò ad un museo di statue di cera, dove Fish rimase totalmente affascinato dal plastico raffigurante la sezione longitudinale di un pene. Arrivò a sviluppare un morboso interesse per la castrazione, tanto che durante una relazione con un uomo mentalmente ritardato, tentò di castrarlo dopo averlo legato, ma l'uomo fuggì. Fish allora intensificò le sue visite ai bordelli dove poteva ottenere di essere frustato e bastonato.
Fish commise la sua prima aggressione letale su Thomas Bedden (1886-1910), a Wilmington, Delaware nel 1910; a questa seguì intorno al 1919 l'accoltellamento di un ragazzo disabile a Georgetown. L'11 luglio del 1924 Fish trovò Beatrice Kiell, una bambina di quattro anni, che giocava da sola nella fattoria dei suoi genitori a Staten Island. Le offrì delle monete per andare ad aiutarlo a cercare piante di rabarbaro nei campi vicini. La bambina stava per lasciare la fattoria quando sua madre scacciò via Fish, che se ne andò, ma ritornò più tardi al granaio, dove provò a passare la notte prima di essere scoperto e scacciato nuovamente da Hans Kiell. Il 25 maggio del 1928 Edward Budd mise un'inserzione nell'edizione domenicale del New York World che diceva: "Giovane uomo, 18, desidera impiego nel paese. Edward Budd, 406 West 15th Street." Il 28 maggio Fish, allora cinquantottenne, visitò la famiglia Budd a Manhattan, New York City. Si presentò come Frank Howard, un industriale di Farmingdale, New York, e gli disse che voleva assumere Edward (in realtà aveva intenzione di portarlo in un luogo isolato e ucciderlo castrandolo e lasciandolo dissanguare). Quando arrivò, Fish incontrò la giovane sorella di Budd, Grace, di dieci anni, e cambiò obiettivo. Alla seconda visita acconsentì ad assumere Budd e poi convinse i genitori, Delia Flanagan e Albert Budd I, a farsi accompagnare da Grace ad una festa di compleanno a casa della sorella. Albert senior era un facchino della Equitable Life Assurance Company. Grace aveva una sorella, Beatrice, ed altri due fratelli, Albert Budd II e George Budd. Quel giorno Fish se ne andò con Grace e nessuno dei due fece più ritorno. La polizia arrestò Charles Edward Pope il 5 settembre del 1930 come sospetto di rapimento. Era un sessantaseienne sovrintendente di un palazzo, e fu accusato dalla moglie, una mitomane. Passò 108 giorni in prigione tra il suo arresto ed il processo avvenuto il 22 dicembre 1930.Sette anni più tardi, nel novembre del 1934, una busta contenente una lettera anonima fu spedita ai genitori della ragazza e indusse la polizia a sospettare di Albert Fish. Mrs. Budd era analfabeta e non poteva leggere la lettera. La lettera fu consegnata in una busta che aveva un piccolo emblema esagonale con le lettere "N.Y.P.C.B.A." che stanno per "New York Private Chauffeur's Benevolent Association". Un portinaio della società disse alla polizia di averne prese alcune dai pacchi di forniture per ufficio, ma di averle lasciate al suo alloggio al 200 East 52nd Street quando se ne andò. La padrona di casa degli alloggi disse che Fish aveva pagato il conto di quella stanza e lasciato l'albergo pochi giorni prima. Disse che il figlio di Fish gli spediva dei soldi e che le chiese di tenere il suo prossimo conto per lui. William F. King, il capo investigatore, aspettò fuori dalla stanza fino a che Fish ritornò. Fish accettò di andare alla polizia per esservi interrogato, ma sul portone tentò di aggredire King con un paio di rasoi. King lo disarmò e lo portò al quartier generale, dove Fish non fece nessun tentativo di negare l'assassinio di Grace Budd, spiegando anzi che aveva l'intenzione di andare in quella casa per uccidere Edward Budd, il fratello di Grace.
Un bambino chiamato Billy Gaffney stava giocando sulla veranda dell'appartamento della sua famiglia a Brooklyn, New York, con il suo amico, Billy Beaton l'11 febbraio 1927. Entrambi i ragazzi sparirono, ma l'amico fu ritrovato sul tetto dell'appartamento. Quando gli chiesero cosa fosse successo a Gaffney, Beaton disse "Boogeyman l'ha portato via". Inizialmente Peter Kudzinowski fu sospettato dell'omicidio di Billy Gaffney. Poi, Joseph Meehan, un autista di una linea tranviaria di Brooklyn, vide una foto di Fish nel giornale e lo identificò come un anziano signore che aveva visto l'11 febbraio 1927, mentre stava provando a calmare un ragazzino seduto accanto a lui sul tram. Il ragazzo non indossava una giacca e stava piangendo per sua madre e fu trascinato dall'uomo su e giù dal tram. La polizia identificò Billy Gaffney con la descrizione del bambino visto da Meehan. Il corpo di Gaffney non fu mai recuperato dalla fossa nel fiume nel quale Fish disse di aver gettato parti del suo corpo. I genitori di Billy erano Elizabeth ed Edward Gaffney. Elizabeth visitò Fish a Sing Sing per provare ad ottenere (e li ebbe) più dettagli sulla morte del figlio.
Il processo di Albert Fish per l'omicidio premeditato di Grace Budd iniziò il lunedì 11 marzo 1935, a White Plains (New York) con il giudice Frederick P. Close e l'assistente capo procuratore distrettuale Elbert F. Gallagher come pubblico ministero. James Dempsey fu l'avvocato a cui la procura affidò la difesa di Fish. Il processo durò dieci giorni. Fish addusse a pretesto l'insanità e pretese di aver ascoltato voci da Dio che gli dicevano di uccidere bambini. Affermava inoltre che la violenza perpetrata a se stesso e agli altri gli purificasse l'anima e che Dio, se fosse stato contrario ai suoi omicidi, avrebbe già mandato un angelo a fermarmi la mano, come fece con il profeta Abramo. Diversi psichiatri affermarono il feticismo sessuale di Fish, includendo coprofilia, urofilia, pedofilia e masochismo, ma ci furono disaccordi sul fatto che quelle attività significassero oppure no che l'uomo era infermo di mente. Il capo testimone della difesa fu Fredric Wertham, uno psichiatra specializzato nello sviluppo dei bambini che condusse esami psichiatrici per le corti criminali di New York; Fish gli raccontò con freddezza tutti i suoi crimini e le sue perversioni sessuali; in seguito Wertham dichiarò che Fish era insano di mente. Un altro testimone della difesa era Mary Nicholas, la figliastra diciassettenne di Fish. La ragazza descrisse come Fish insegnò a lei e ai suoi fratelli e sorelle un "gioco" implicando masochismo e molestie a minori. La giuria lo giudicò sano di mente e colpevole ed il giudice espresse la sentenza di morte. Dopo la sentenza, Fish confessò l'assassinio di Francis X. McDonnell, 8 anni, ucciso a Staten Island. Francis stava giocando sul portico della sua casa vicino a Richmond, Staten Island il 15 luglio 1924. La madre di Francis vide un "anziano signore" camminare stringendo e rilassando i suoi pugni. Camminava senza dire niente. Più tardi in giornata, l'anziano signore fu visto ancora, ma questa volta stava guardando Francis e i suoi amici giocare. Il corpo di Francis fu trovato nei boschi nei pressi dove un vicino vide Francis e un "anziano signore" andare quel pomeriggio presto. Francis fu assalito e strangolato con le sue bretelle. Fish arrivò nel marzo del 1935 a Sing Sing e fu giustiziato il 16 gennaio del 1936 sulla sedia elettrica. Entrò per niente spaventato nella camera alle 23:06 e fu dichiarato morto tre minuti più tardi. Venne poi sepolto nel cimitero della prigione. Si ricorda che Fish disse che l'elettroesecuzione sarebbe stata "la suprema emozione della mia vita". Inoltre aiutò gli inservienti ad allacciare le fibbie della sedia attorno alle sue gambe e braccia. Appena prima che l'interruttore girasse dichiarò: "Non so ancora perché sono qui". Sull'esecuzione spesso viene detto che "ci vollero due scosse per ucciderlo, difatti durante la prima gli aghi conficcati nell'inguine mandarono in tilt la sedia elettrica"; in realtà gli aghi conficcati nel suo corpo non poterono influire sul funzionamento della sedia elettrica. Al massimo questi aghi poterono un po' alterare il passaggio della corrente elettrica, che tende a passare nelle zone dove la conducibilità elettrica è maggiore (gli aghi di metallo appunto). Testimoni raccontarono che Fish morì normalmente come qualsiasi altro condannato alla sedia elettrica e non successe niente di strano durante l'esecuzione.
Fish negò implicazioni con altri omicidi. Fu comunque sospettato per altri tre assassini. Il detective William King credeva che Fish potesse essere stato il "Vampiro di Brooklyn", uno stupratore e assassino che prediligeva tormentare i bambini. Erano:

1927 - Yetta Abramowitz, nel Bronx. Fu strangolata e bastonata sul tetto di un edificio a cinque piani al 1013 Simpson Street. Morì in un ospedale subito dopo che fu trovata. L'assassino fuggì, ma 20 detective e molti poliziotti in borghese si misero alla caccia di un "Giovane uomo alto" che fu visto più volte a tentare di attirare la ragazzina dal vicinato negli scuri corridoi e vicoli il 14 maggio 1927. Yetta aveva una sorella, Becky Abramowitz.
1932 - Mary Ellen O'Connor a Far Rockaway nel Queens il 25 febbraio 1932. Il suo corpo mutilato fu trovato nei boschi vicino ad una casa pitturata da Fish.
1932 - Benjamin Collings
1933 - Diego Maracuya e Veronika Lazul sgozzati vivi nell'abitazione della ragazza a New York. Furono ritrovati dalla loro vicina di casa il giorno seguente.
Fish inserì decine di aghi e spilli di diverse dimensioni in tutto il corpo, specialmente nell'inguine e nel perineo. 29 di questi erano incastrati permanentemente, come dimostra la radiografia. Lui disse che aveva provato ad infilarsi un ago nel suo scroto ma era troppo doloroso. Accettò di essere esaminato da Fredric Wertham per la sua convenienza a supportare la tesi di instabilità mentale. Fish ebbe molte parafilie. Per esempio, voleva inserire un lungo gambo di rosa nel suo pene e guardarsi allo specchio, poi voleva rimuovere la rosa e mangiarne i petali (era cioè affetto da dendrofilia). Le altre parafilie includevano sadismo, masochismo, flagellazione, esibizionismo, voyeurismo, piquerismo, pedofilia, coprofagia, feticismo, urofilia, cannibalismo, castrazione, vampirismo e tendenze a prostituirsi. Era anche particolarmente ossessionato dalla religione e più volte gli capitavano attacchi di delirio e visioni a sfondo mistico. I dottori che lo esaminarono per il processo scoprirono che Fish aveva molti aghi nel suo corpo, la maggior parte intorno ai suoi genitali. Avrebbe inserito balle di cotone impregnate dell'alcool degli accendini nel suo retto e dato loro fuoco. Wertham raccontò molte storie, alcune furono confermate dalla sua famiglia e dall'evidenza fisica (ad esempio sul corpo erano rimasti i segni delle frustate e dei tagli che si autoinfliggeva); le altre non si opponevano a nessuna testimonianza legale. Wertham trovò che Fish si mostrava violento verso animali di giovane età. Fish disse che lui e un suo amico impregnarono la coda di un cavallo nel cherosene e la diedero alle fiamme per vedere i risultati. Una volta cadde da un ciliegio e non si riprese mai completamente dalla ferita. Quando era all'orfanotrofio bagnò il suo letto, e per questo fu deriso dai suoi compagni. La sua inclinazione per il cannibalismo, pretese Fish, venne da quando suo fratello maggiore Walter ritornò dal US Navy e gli raccontò storie di cannibalismo e sado-masochismo ai quali Walter assistette.


mercoledì 10 aprile 2019

Jeffrey Lionel Dahmer: il cannibale di Milwaukee


Jeffrey Lionel Dahmer: il cannibale di Milwaukee

Jeffrey Lionel Dahmer, nato a West Allis, 21 maggio 1960 morto a Portage, 28 novembre 1994, è stato un serial killer statunitense, noto anche come Il cannibale di Milwaukee o Il mostro di Milwaukee. Responsabile di diciassette omicidi effettuati tra il 1978 e il 1991 con metodi particolarmente cruenti (contemplando atti di violenza sessuale, necrofilia, cannibalismo e squartamento), fu condannato nel 1992 alla pena dell'ergastolo per poi essere ucciso, due anni dopo, da Christopher Scarver, un detenuto sofferente di schizofrenia.
Figlio di un chimico, visse, malgrado alcune difficoltà dovute a problemi di salute, un'infanzia tranquilla fino all'età di sei anni, quando la sua famiglia si trasferì a Doylestown, Ohio. A partire da quell'età, Dahmer sviluppò un carattere chiuso e apatico, incominciando a collezionare resti di animali morti che usava seppellire nel bosco situato dietro l'abitazione dei genitori o per degli scherzi a scuola. A sedici anni cominciò inoltre a coltivare fantasie sessuali in cui l'oggetto del desiderio erano persone morte, nonché a bere regolarmente grandi quantità di alcolici. Nel 1978, subito dopo il divorzio dei genitori e il conseguimento del diploma della scuola superiore, Dahmer mise in atto il suo primo omicidio. La vittima fu Steve Hicks, un autostoppista di diciannove anni: in quell'occasione l'assassino invitò il giovane nella casa dei genitori rimasta vuota, gli offrì una birra, ebbe con lui un rapporto sessuale e lo uccise colpendolo con un manubrio e soffocandolo. Successivamente smembrò il cadavere e ne nascose i pezzi in sacchi per l'immondizia che furono poi sepolti nel bosco situato dietro la casa dei genitori. Subito dopo il delitto, Dahmer si iscrisse all'Università statale dell'Ohio, dalla quale si ritirò dopo soli sei mesi, a causa della scarsa frequenza alle lezioni e dell'alcolismo. Non volendo cercare un lavoro, fu obbligato dal padre ad arruolarsi in una base dell'esercito degli Stati Uniti in Germania: dopo poco meno di due anni, durante i quali scomparvero due persone, Dahmer fu espulso per via del suo sempre più grave alcolismo. Tornato negli Stati Uniti, Dahmer visse inizialmente a Miami Beach (dove lavorò in una banca del sangue presso un ospedale). In seguito si trasferì nella casa di sua nonna a West Allis, dove venne incriminato in due occasioni per alcolismo e atti osceni in luogo pubblico. Durante questo periodo, Dahmer continuò a coltivare le proprie passioni sciogliendo nell'acido scoiattoli morti e custodendo manichini rubati nell'armadio. Nel settembre 1987 Dahmer incontrò in un bar gay Steven Tuomi: dopo aver ingerito consistenti quantità di alcolici, l'assassino uccise la propria vittima in una stanza di albergo, ne chiuse il cadavere in una valigia acquistata per l'occasione e lo portò nella cantina della casa di sua nonna dove ebbe rapporti sessuali con esso. Infine il cadavere fu smembrato e i resti gettati tra i rifiuti. Sette mesi dopo uccise con le stesse modalità, Jamie Doxtator, un quattordicenne di origini nativo-americane che frequentava i locali gay della città in cerca di una relazione. Nel marzo 1988 massacrò Richard Guerrero, un ragazzo di origini messicane incontrato anch'egli in un bar gay. Nel settembre 1988 fu allontanato da casa della nonna a causa del suo comportamento erratico, dei continui rumori molesti, e dei terribili odori provenienti dalla cantina. Si trasferì in un appartamento di Milwaukee situato vicino alla fabbrica di cioccolata in cui lavorava; in quello stesso mese adescò Somsak Sinthasomphone, un ragazzo laotiano di tredici anni, promettendogli dei soldi per un servizio fotografico. La vittima riuscì a sfuggire all'aggressore e a denunciarne le violenze: Dahmer fu arrestato e accusato di violenza sessuale. In attesa del processo (che lo condannò a dieci mesi di ospedale psichiatrico, nonostante l'accusa avesse chiesto l'incarcerazione), Dahmer in seguito tornò a vivere a casa della nonna, dove massacrò Anthony Sears, incontrato in un circolo gay: anche in questo caso la vittima fu drogata, strangolata e in seguito violentata. Ottenuta dopo dieci mesi la libertà condizionata, Dahmer visse inizialmente a casa della nonna per poi trasferirsi definitivamente, a partire dal maggio 1990, in un appartamento situato a nord di Milwaukee. Da allora in poi intensificherà la propria attività omicida uccidendo, in poco più di un anno (tra il giugno 1990 e il luglio 1991), dodici persone con gli stessi metodi utilizzati per le vittime precedenti. In questo periodo non fu mai scoperto né dai vicini di casa (i quali lamentavano tuttavia strani rumori e odori nauseabondi provenienti dal suo appartamento), né dalla polizia, che pure era riuscita a entrare nell'appartamento in seguito a un tentativo di fuga da parte della futura vittima Konerak Sinthasomphone (fratello minore del ragazzo laotiano che Dahmer aveva tentato di adescare anni prima). Il ragazzo era riuscito a liberarsi e a ottenere soccorso da parte di due donne che chiamarono la polizia. Dahmer riuscì tuttavia a convincere gli agenti che Sinthasomphone (pesantemente intossicato da alcol e droghe) fosse il suo fidanzato, allontanatosi in seguito a una banale lite. Quando gli agenti se ne furono andati, Dahmer uccise, violentò, smembrò e mangiò parzialmente la vittima. Gli agenti non solo non prestarono minimamente ascolto alle donne, ma per giunta ignorarono le varie telefonate in cui queste riferivano che il ragazzo non era più uscito dall'appartamento. Il 22 luglio 1991 Dahmer invitò Tracy Edwards nella sua abitazione, dove gli fu somministrata una dose di sonnifero, fu ammanettato a un braccio e costretto a entrare nella stanza da letto. Accortosi della presenza di foto di cadaveri smembrati appese ai muri e di un odore insopportabile proveniente da un barile, Edwards colpì l'aggressore e fuggì dall'appartamento. Fermato da una pattuglia della polizia, con la propria versione convinse gli agenti ad andare a controllare l'appartamento di Dahmer, all'interno del quale furono ritrovati numerosi resti di cadaveri conservati nel frigorifero, alcune teste e mani tagliate di netto all'interno di pentole, teschi umani dipinti, peni conservati in formaldeide e fotografie di cadaveri squartati.
Per poter effettuare il processo (iniziatosi il 30 gennaio 1992), furono adottate severe misure di sicurezza per proteggere l'imputato da possibili aggressioni da parte dei familiari delle vittime. Nonostante la difesa avesse invocato l'infermità mentale per il proprio assistito, Dahmer fu riconosciuto colpevole dei 15 capi di imputazione e, con sentenza del 13 luglio 1992, condannato alla pena dell'ergastolo per ogni omicidio commesso totalizzando 957 anni di prigione. Il presidente della corte, il giudice Laurence Gram, spiegò il motivo di sommare un ergastolo all'altro: la sentenza era stata strutturata in modo tale che, anche nel caso in cui i legali avessero tentato un ricorso in appello, Jeffrey Dahmer non sarebbe stato mai più messo in libertà. Incarcerato nel Columbia Correctional Institute di Portage, durante i primi mesi di detenzione Dahmer si convertì al cristianesimo. In seguito a un'aggressione subita il 3 luglio 1994 durante il quale fu ferito alla gola durante una funzione religiosa nella cappella del carcere, gli fu proposto il trasferimento in isolamento; Dahmer rifiutò finendo per essere nuovamente aggredito da Christopher Scarver, un detenuto sofferente di schizofrenia che lo colpì con l'asta di un manubrio trafugata dalla palestra del carcere. Tale aggressione gli risulterà fatale, e morirà durante il trasporto in ospedale a causa del trauma cranico riportato. Il suo cervello fu in seguito prelevato e conservato per studi scientifici.
Poco prima di morire alla presenza del padre Lionel rilascia una lunga intervista–confessione al giornalista televisivo Stone Phillips, nella quale cerca di spiegare le ragioni profonde del suo agire. Rifiuta ogni tipo di colpevolizzazione dei genitori e della loro educazione, e si assume appieno la responsabilità di quei delitti. In parte attribuisce il perché di quelle sue azioni alle sue incontrollate pulsioni sessuali e in parte all'essersi allontanato dalla fede (che ritroverà solo durante la sua carcerazione), e nell'essere divenuto non credente: infatti alla domanda del giornalista su quale fosse il motivo per cui sentisse la responsabilità degli omicidi solo dopo essere stato catturato e sul perché di quel comportamento Dahmer risponde: "Sono convinto che, se uno non crede nell'esistenza di Dio che gli chiederà conto delle sue azioni, allora perché dovrebbe comportarsi bene?".
Dopo la sua morte, sono avvenuti alcuni eventi direttamente collegati a Jeffrey Dahmer:

*La casa di Jeffrey Dahmer, dove aveva compiuto gran parte dei suoi omicidi, è stata demolita nel novembre 1992.
*Nel 1995 Christopher Scarver, l'ergastolano che lo uccise in carcere, fu condannato a scontare altri due ergastoli, uno per via dell'omicidio suo e un secondo per l'uccisione di un altro detenuto, Jesse Anderson, quest'ultimo ucciso nelle stesse circostanze. I due ergastoli sono stati aggiunti a quello che Scarver già scontava per l'omicidio del proprio datore di lavoro.
*Nel 1996 la città di Milwaukee ha comprato per mezzo milione di dollari tutta la sua macabra collezione di corpi smembrati. L'interesse della città statunitense in cui colpì non fu spinto dal desiderio di esporli in un museo del crimine, ma di distruggerli (sotto la spinta dal testamento di Jeffrey Dahmer che voleva essere dimenticato), cosa che venne fatta.
*Nel 2002 viene girato un film sulla vita di Jeffrey Dahmer, Dahmer - Il cannibale di Milwaukee: il film è stato diretto da David Jacobson con Jeremy Renner nel ruolo del mostro di Milwaukee. In questo film il regista ha cercato di approfondire la storia assassina di Jeffrey, ma ha cercato di mettere in luce anche il lato umano. Il regista è stato spinto da alcune dichiarazioni di Jeffrey che, durante il processo in cui fu condannato a 15 ergastoli, aveva affermato di non aver mai odiato, ma di voler esaudire il proprio desiderio di possedere un cadavere e per le sue vittime cercava la morte meno dolorosa. A conferma dell'inaffidabilità delle parole di Jeffrey (e della conseguente credulità del regista) si può ricordare il metodo di uccisione di una delle vittime, Errol Lindsey, a cui da vivo venne trapanata la testa e in seguito inserito acido cloridrico nel cervello o quello di Jeremiah Weinberger a cui invece venne inserita acqua bollente.
Le diciassette vittime degli omicidi di Dahmer erano principalmente ragazzi, adolescenti o adulti (prevalentemente omosessuali) di etnia afroamericana o asiatica e, come rilevato in seguito dalla polizia, con precedenti penali di una certa entità alle spalle. Il killer li adescava nei pressi dei luoghi di ritrovo per omosessuali fingendosi un fotografo in cerca di modelli, col pretesto di vedere film dal contenuto hard e bere qualcosa insieme, oppure semplicemente proponendo loro un rapporto sessuale. Le vittime venivano in seguito narcotizzate e uccise tramite strangolamento o pugnalamento, subivano talvolta atti di necrofilia e infine venivano squartati con una sega. Tutta l'operazione era documentata da Dahmer tramite varie fotografie che illustravano il processo in ogni singolo passo. Le parti asportate dai corpi venivano conservate in freezer come cibo, oppure disciolte nell'acido, oppure messe in formaldeide. Le teste erano invece bollite per rimuoverne la carne, lasciando il teschio nudo, il quale veniva dipinto per farlo sembrare di plastica. Dahmer sottopose inoltre alcune vittime a esperimenti di lobotomia, iniettando, tramite fori trapanati nel cranio, acido muriatico o acqua bollente nel cervello delle vittime, con l'apparente scopo di creare zombie, e provocando la morte dei malcapitati.


venerdì 5 aprile 2019

Edward Theodor Gein: Leatherface


Edward Theodor Gein: Leatherface
Edward Theodore Gein, detto Ed, nato a La Crosse, 27 agosto 1906 morto a Madison, 26 luglio 1984, è stato un assassino seriale statunitense.
Dopo la morte del fratello nel maggio 1944, avvenuta in circostanze misteriose, sei persone scomparvero dalle città del Wisconsin di La Crosse e Plainfield tra il 1947 e il 1957. Gein è stato associato solo a due di essi, anche se è sospettato di ulteriori delitti. Commise atti di squartamento e necrofilia sulle vittime; era anche solito violare delle bare e costruirsi vari pezzi di arredo con le parti dei corpi. Figlio di Augusta T. Lehrke (1878-1945) e George P. Gein (1873-1940), Ed Gein nacque a La Crosse. I genitori erano entrambi nati nel Wisconsin e si erano sposati il 7 luglio del 1900. Dal loro matrimonio nacquero Ed e il fratello maggiore Henry G. Gein (1902-1944). George P. Gein, il padre, era un violento alcolizzato e spesso disoccupato. Nonostante la violenza presente in famiglia, il matrimonio durava, poiché il divorzio non era contemplato dalla mentalità religiosa del tempo. Augusta manteneva la famiglia lavorando in una piccola drogheria, e nel corso degli anni comprò una fattoria alla periferia di un'altra piccola città, Plainfield, che divenne la dimora permanente della famiglia.
Augusta Gein manteneva i figli in uno stato di quasi totale isolamento: la loro vita consisteva nella scuola e nel lavoro nella fattoria. Augusta, che era una luterana e fanatica religiosa, aveva trasmesso ai figli il concetto dell'innata immoralità del mondo, l'odio verso l'alcolismo e che tutte le donne (esclusa lei) fossero prostitute; inoltre, il sesso era accettabile soltanto al fine di procreare. Ogni pomeriggio leggeva ai propri figli la Bibbia, in particolare passi dell'Antico Testamento dove si parla di morte, omicidio e punizione divina. A dieci anni Gein provò un orgasmo vedendo i suoi genitori macellare un maiale in un vicino casotto. Quando Gein raggiunse la pubertà, Augusta divenne maggiormente possessiva: una volta, sorprendendolo mentre si masturbava nella vasca da bagno, gli afferrò i genitali chiamandoli la "maledizione dell'uomo" e lo immerse nell'acqua bollente per punirlo. All'età di 21 anni la madre fece promettere a lui e al fratello che sarebbero sempre rimasti vergini (promessa infranta dal fratello, che perciò venne spesso correlata alla sua misteriosa morte). Con una corporatura esile e un atteggiamento effeminato e timido, il giovane Gein divenne bersaglio dei compagni più prepotenti. Era anche noto per il continuo sogghigno che mostrava durante le conversazioni serie. I compagni e gli insegnanti notarono anche il suo uso di ridere senza ragione, quasi come se volesse prenderli in giro. Nonostante la scarsa attitudine alla vita sociale, andava abbastanza bene a scuola, in particolare nella lettura. Dopo che il padre George morì nel 1940, il fratello Henry aveva incominciato a rifiutare il punto di vista della madre Augusta, tentando di convincere anche Edward. Nel maggio 1944 i fratelli si erano trovati in mezzo a un incendio nella fattoria. Edward raccontò alla polizia di aver perso di vista il fratello, ma fu poi capace di indicare con precisione dove si trovava il suo corpo. Sebbene fosse evidente che Henry aveva subito un trauma alla testa (cosa che avrebbe fatto sospettare e arrestare Ed), il perito locale giunse alla conclusione che fosse morto di asfissia mentre tentava di spegnere il fuoco. Gein visse da solo con l'amata madre ma meno di due anni dopo, il 29 dicembre 1945, Augusta morì dopo essere stata colpita da un ictus lasciando l'afflitto figlio solo nell'isolata fattoria; Augusta aveva già subito un primo attacco, rimanendo paralizzata per alcuni mesi fino a quando subì un secondo colpo apoplettico che la portò alla morte. Edward pianse istericamente come un bambino al suo funerale. La morte di Augusta fece scomparire dalla sua vita quello che molti psicologi criminali definiscono come "l'unico filo che ancora ne preservava la sanità mentale". Il 17 novembre 1957 la commessa di una drogheria di nome Bernice Worden (madre del vicesceriffo) sparì nel nulla. Fra i sospettati c'era anche Ed Gein, poiché secondo le testimonianze era stato l'ultimo ad avere avuto contatti con lei. Durante l'ispezione di un capanno di Gein, gli agenti scoprirono il cadavere della Worden, senza testa, appeso per le caviglie e aperto in due a partire dalla vagina; le mutilazioni erano state inflitte post mortem. La donna era stata uccisa con una carabina calibro 22. La testa fu rinvenuta in un'altra stanza della casa, con due chiodi conficcati ai lati: Ed aveva intenzione di appenderla al muro come un trofeo. Gein confessò di avere dissotterrato una donna di mezza età recentemente sepolta che somigliava molto a sua madre, di averne portato il cadavere a casa e di averne lavorato la pelle per farne manufatti. Fece 40 visite notturne al cimitero e violò circa 18 tombe. Durante l'interrogatorio Gein confessò inoltre di aver ucciso Mary Hogan, un'impiegata di una taverna, scomparsa dal 1954. Lasciò anche intendere di aver commesso altri delitti in gioventù, tra cui l'omicidio di una ragazzina scomparsa diversi decenni prima da Plainfield. La letteratura considera l'usare pelle di donna come un "insano rituale di travestitismo". Si pensa che Gein sperimentasse anche una forma di necrofilia, ricavando piacere sessuale dai cadaveri mutilati, ma Gein negò sempre di aver avuto rapporti coi cadaveri riesumati, perché avevano un cattivo odore. Confessò che dopo la morte della madre aveva avuto il desiderio di cambiare sesso: secondo molti egli aveva creato il suo "abito da donna" per poter assumere le sembianze della madre. Gein fu giudicato mentalmente instabile e incapace di sostenere il processo, e fu condotto all'Ospedale Statale Centrale (ora Dodge Correctional Institution) a Waupun nel Wisconsin. Durante il processo, la sua dichiarazione "Non ho mai ucciso un cervo" preoccupò molto i suoi vicini di casa, ai quali Edward aveva spesso offerto carne di cervo, da lui cacciato e cucinato: molto probabilmente era carne umana. In seguito l'ospedale statale centrale fu trasformato in prigione e Gein fu trasferito all'ospedale statale Mendota a Madison. Nel 1968 i dottori di Gein stabilirono che era abbastanza sano da sostenere il processo, tuttavia fu discolpato per infermità mentale. Scampata la sedia elettrica, Ed Gein passò gli ultimi 16 anni in un manicomio criminale. Il 26 luglio 1984 Ed Gein morì per insufficienza respiratoria in seguito a un cancro, nell'Ospedale Statale di Mendota. La sua lapide nel cimitero di Plainfield è stata frequentemente vandalizzata nel corso degli anni, finché non fu rubata nel 2000. L'anno seguente fu trovata nelle vicinanze di Seattle e in seguito trasportata in un museo nella contea di Waushara, Wisconsin. Il 20 marzo 1958, mentre Gein era in detenzione, la sua casa bruciò; si ipotizzò che l'incendio fosse doloso. Gein commentò "è meglio così". Nel 1958 la sua auto, usata per trascinare i corpi delle vittime, fu venduta per 760 dollari a un certo Bunny Gibbons, che ne ricavò un'attrazione, "La macabra auto di Ed Gein", facendo pagare 25 centesimi per vederla.


giovedì 28 marzo 2019

Theodore Robert Bundy


Theodore Robert Bundy
Theodore Robert Bundy, nato a Burlington, 24 novembre 1946 e morto Starke, 24 gennaio 1989, è stato un serial killer statunitense, autore di almeno 30-35 omicidi ai danni di giovani donne negli Stati Uniti tra il 1974 e il 1978; potrebbe avere colpito anche prima, a partire dagli anni '60.
Bundy è ricordato come un uomo affascinante, tratto che sfruttava per conquistare la fiducia delle sue vittime. Era solito attirare la loro attenzione fingendo di essere disabile o in difficoltà, oppure impersonando una figura autoritaria, per poi aggredirle e stuprarle in luoghi appartati. Talvolta ritornava sulla scena del crimine per avere rapporti sessuali con i cadaveri in decomposizione, almeno finché la putrefazione non era tale da rendere questi atti impraticabili. Ha decapitato almeno 12 vittime, conservandone le teste nel suo appartamento come trofeo. In alcune occasioni ha semplicemente fatto irruzione nelle abitazioni delle vittime bastonandole mentre dormivano. Fu inizialmente incarcerato nello Utah nel 1975 per sequestro di persona con tentata aggressione, e successivamente fu sospettato di diversi altri omicidi irrisolti in molti altri stati americani. Di fronte alle accuse di omicidio in Colorado, progettò due fughe per poi compiere altre aggressioni, tra cui tre omicidi, finché non fu nuovamente catturato in Florida nel 1978. Ricevette tre condanne a morte in due processi separati per gli omicidi in Florida. Morì sulla sedia elettrica il 24 gennaio 1989 alla Raiford Prison di Starke, Florida.
Bundy nacque a Burlington il 24 novembre 1946 da Eleanor Louise Cowell nell'ospedale Elizabeth Lund Home For Unwed Mothers (ora chiamato Lund Family Center). L'identità del padre non fu mai determinata con certezza. Il suo certificato di nascita attribuì la paternità a un venditore e veterano dell'Air Force di nome Lloyd Marshall, sebbene la madre avesse poi sostenuto che il padre fosse "un marinaio" di nome Jack Worthington. Gli investigatori non riuscirono a trovare nessuno che rispondesse a questo nome negli archivi della marina. Inoltre alcuni familiari sospettavano che potesse essere stato il padre stesso di Louise, Samuel Cowell, ad aver violentato la figlia, ma non è stato possibile raccogliere alcuna prova di questa tesi.
Per i primi tre anni di vita Bundy visse a Philadelphia con i nonni materni, Samuel ed Eleanor Cowell, che lo crebbero come figlio proprio per evitare la stigmatizzazione sociale che si ripercuote sui figli illegittimi. Alla famiglia, agli amici e al piccolo Ted Bundy fu sempre detto che i genitori erano i suoi nonni biologici, mentre la madre era sua sorella maggiore. Cresciuto (l'età è imprecisata) venne a sapere la verità: disse alla sua fidanzata dell'epoca che suo cugino gli aveva mostrato la verità, mentre a Stephen Michaud e Hugh Aynesworth disse invece di aver trovato il certificato da sé. Ann Rule, sua biografa e scrittrice specializzata in crimini nonché sua conoscente personale, è dell'opinione che Bundy abbia trovato il suo certificato di nascita originale nel 1969 in Vermont. Per tutta la vita Bundy espresse risentimento verso la madre per avergli mentito così a lungo, lasciandogli scoprire la verità da solo. Mentre Ted Bundy durante le interviste parlò sempre dei suoi nonni con affetto, dicendo ad Ann Rule che "si identificava" con il nonno e che provava "rispetto" e "attaccamento" nei suoi confronti, dalle dichiarazioni dei membri della famiglia fatte ai procuratori legali emerse un ritratto negativo di Samuel Cowell: un tiranno bigotto razzista antisemita e anticattolico che si mostrava violento nei confronti della moglie, del cane di famiglia e dei gatti del quartiere. Più di una volta la sua rabbia sconfinò nella violenza, soprattutto quando la questione della paternità di Ted Bundy veniva sollevata. Una volta scaraventò Julia, la sorella minore di Louise, giù dalle scale; inoltre spesso si rivolgeva ad alta voce a "invisibili presenze". Dai racconti di Ted Bundy emerge una nonna timida e obbediente che periodicamente si sottoponeva a sedute di terapia elettroconvulsivante per combattere la depressione di cui soffriva. Nella fase finale della sua vita inoltre non usciva più di casa. Anche da bambino Ted mostrava comportamenti inquietanti: Julia racconta che un giorno si svegliò circondata da coltelli da cucina mentre Ted, di soli tre anni, se ne stava in piedi vicino al letto guardandola con un sorriso. Nel 1950 Louise cambiò il suo cognome da Cowell a Nelson ed eliminò il suo primo nome, Eleanor, per poi lasciare, incitata da diversi familiari, Philadelphia con Ted e andare a vivere dai suoi cugini Alan e Jane Scott a Tacoma nello Stato del Washington. Nel 1951 Louise conobbe a un incontro per single della chiesa metodista di Tacoma, Johnny Culpepper Bundy, un cuoco che lavorava in un ospedale. Lo stesso anno si sposarono e Johnny Bundy adottò ufficialmente Ted. Successivamente Johnny e Louise concepirono altri quattro figli e, sebbene Johnny tentasse di far sentire accolto anche il figlio adottato includendolo nelle attività di famiglia o nelle gite in campeggio, Ted rimase distante nei suoi confronti. Più tardi si lamentò con la sua ragazza dell'epoca di come Johnny non fosse il suo vero padre e di come "non fosse molto brillante" e neanche tanto ricco finanziariamente.
L'adolescenza lo cambiò, divenne un bullo egli stesso, commettendo vari furti. Successivamente fu attratto dallo studio, dalla politica e dallo sci, isolandosi dalla comunità. Bundy rimase disoccupato poiché non si impegnava nei suoi saltuari lavori. Nel 1967 trovò una donna di buona famiglia, Stephanie Brooks, con cui provò a legarsi. La ragazza, dopo essersi laureata, troncò ogni rapporto, causandogli uno shock dal quale non si riprese. In quel periodo egli scoprì le sue origini e questo aggravò molto una situazione già precaria: quella che riteneva sua sorella in realtà era sua madre e ciò provocò in Bundy un trauma, secondo molti la molla finale che lo spinse ad uccidere. Il periodo di depressione cominciò a placarsi nel 1969, quando decise di iscriversi nuovamente all'università, in cui seguì corsi di psicologia e legge. Poco tempo dopo prese la tessera del Partito Repubblicano - diventandone una giovane promessa - e cominciò una relazione con la giovane Elizabeth Kloepfer, una donna divorziata: è in questo periodo che Ted incontra Ann Rule, una donna che segnò la sua vita, diventandone amica e confidente, totalmente all'oscuro della sua doppia vita; tale esperienza venne descritta dalla Rule nel libro Un estraneo al mio fianco. E sempre in quel periodo fu indicato come "eroe" per aver salvato una bambina che stava annegando in un parco.
Il primo tentato omicidio avviene il 4 gennaio 1974: la vittima si chiamava Joni Lenz, 18 anni, picchiata nel suo letto con una spranga di ferro e con quest'ultima violentata. La giovane riuscirà a salvarsi riportando gravi lesioni, ma sarà solo una delle poche ragazze che si salveranno dalla furia violenta di Ted. Il 5 gennaio del 1974 i coinquilini della diciottenne Joni Lenz entrano nel suo appartamento, insospettiti dal fatto che la ragazza non si era fatta sentire per più di 24 ore. La trovano nella camera da letto, sanguinante e con profondi segni di violenza. La giovane ragazza era stata malmenata da Ted Bundy e violentata. La vittima, portata in ospedale, uscirà dal coma. Un mese dopo scompare Lynda Ann Healy, rapita dalla sua casa, seguita da almeno altre 5 ragazze. Il 17 giugno 1974 viene ritrovato il corpo di Brenda Carol Ball e due mesi dopo sono stati trovati i resti di due ragazze scomparse il 14 luglio dal lago Sammamish, Janice Ott e Denise Naslund. Spunta fuori un testimone, una ragazza di nome Janice Graham, che raccontò alla polizia di come fosse stata adescata da un giovane ragazzo di nome Ted, che andava in giro con un braccio ingessato e che le aveva chiesto aiuto per caricare una barca a vela sul tetto della sua auto. Arrivata all'auto la ragazza era stata invitata a salire a bordo del veicolo perché la barca non si trovava lì, ma in un luogo più appartato, ma Janice rifiutò l'offerta, e senza saperlo evitò una morte orribile. L'identikit di "Ted" appare su tutti i giornali e diverse persone fanno il nome di Bundy (tra queste vi sono anche Ann Rule e Meg Anders), ma prima che la polizia si possa muovere Bundy lascia Seattle e si trasferisce nello Utah. Il 18 ottobre 1974 scompare la diciassettenne Melissa Smith, ritrovata il 27 vicino a Salt Lake City, violentata e sodomizzata. Il 31 ottobre scompare Laura Aime, ritrovata il giorno del Ringraziamento, picchiata, sodomizzata e strangolata. L'8 novembre Bundy compie il primo passo falso, tentando di rapire Carol DaRonch spacciandosi per un poliziotto e riuscendo a farla salire sulla sua Volkswagen Maggiolino; all'interno dell'auto la ragazza riesce a scappare dopo una violenta colluttazione. Poche ore dopo scompare Debbie Kent, che non viene più ritrovata. Spunta un'altra testimone, un'insegnante di nome Jean Graham, che racconta di come fosse stata avvicinata da un uomo che si era finto un poliziotto, ma che lei non aveva seguito.
Bundy si sposta in Colorado, dove scompaiono almeno quattro donne tra gennaio e aprile 1975. La buona sorte aiuta gli investigatori il 16 agosto dello stesso anno, quando il poliziotto Bob Hayward ferma una Volkswagen Maggiolino che correva troppo; è l'auto di Bundy, dove vengono trovati una spranga, un passamontagna, un rompighiaccio e delle manette. Bundy viene arrestato e, dopo esser stato riconosciuto da Raelynn Shepard, viene messo sotto stretta sorveglianza in attesa di una prova definitiva. Sulla base di un quadro indiziario viene condannato per l'aggressione a Carol De Ronch, ma Bundy riesce a scappare saltando da una finestra proprio mentre l'FBI sta per incolparlo dei delitti in Colorado. Ted viene ripreso sei giorni più tardi, ma riesce a evadere di nuovo il 30 dicembre 1977 e a raggiungere la Florida. Il 14 gennaio 1978 entra nella sede del gruppo studentesco Chi-Omega, uccidendo due ragazze mentre dormivano, Lisa Levy e Margaret Bowman di 20 e 21 anni, e mordendo ripetutamente i loro corpi. Ne ferisce altre due, Kathy Kleiner DeShields e Karen Chandler, che se la caveranno con qualche frattura al capo e con qualche dente rotto. Il 9 febbraio 1978 i genitori della dodicenne Kimberly Leach di Lake City ne denunciarono la scomparsa: il suo corpo fu trovato in pessimo stato otto settimane dopo in un parco. Due testimoni erano però riusciti a prendere il numero di targa della macchina guidata dall'uomo che l'aveva abbandonata, che si rivelò rubata. I ragazzi, successivamente, poterono identificare Ted Bundy dalle foto segnaletiche.
Poco dopo Bundy viene fermato alla guida di un'auto rubata e, dopo una colluttazione con un poliziotto, viene arrestato di nuovo. Tra il 1979 e il 1980 in Florida si tenne il processo - seguito con attenzione dai mass-media di tutto il mondo - che finirà con la condanna a morte di Bundy: ad incastrarlo definitivamente saranno i segni dei morsi lasciati sui corpi delle due ragazze uccise al Chi-Omega e la testimonianza di una studentessa che lo vide uscire dopo gli omicidi. La corte ritenne l'imputato colpevole di 36 omicidi, ma lui affermò sino al giorno dell'esecuzione di averne compiuti 26. Bundy usò le sue capacità persuasive per rimandare per tre volte la pena capitale. Alle 7:06 del 24 gennaio 1989 Ted Bundy fu giustiziato sulla sedia elettrica; alle 7:16 ne fu dichiarato il decesso. Il corpo fu cremato e le ceneri disperse sulle Taylor Mountains.
La maggior parte delle sue vittime venne adescata nelle vicinanze di college o residenze universitarie, con la "tecnica" del braccio ingessato (chiedendo aiuto alla vittima per trasportare oggetti vari in macchina), resa poi famosa dall'attore che impersonò il maniaco scuoiatore "Buffalo Bill" nel film Il silenzio degli innocenti (ancora prima dal romanzo L'uovo d'oro di Tim Krabbé e dal thriller cult olandese da esso derivato Spoorloos, di George Sluizer). Una volta salita a bordo dell'auto di Bundy (un Volkswagen Maggiolino) la malcapitata ragazza si accorgeva, troppo tardi, che lo sportello dal lato del passeggero mancava della maniglia e della manovella per abbassare il finestrino; rimanendo dunque intrappolata all'interno dell'auto. Portata in un luogo isolato, veniva picchiata e uccisa tramite strangolamento o armi da contatto; il cadavere veniva talvolta stuprato, anche dopo che erano passati diversi giorni (e quindi era decomposto). Almeno 4 vittime furono decapitate dopo la morte. In altri casi avvicinava la vittima spacciandosi per un poliziotto. In un'occasione si intrufolò nella camera di un dormitorio femminile e uccise a bastonate due studentesse e ne assalì una terza. Quasi tutte le vittime erano studentesse universitarie, minute e dai lunghi capelli scuri con la scriminatura centrale. Alcuni (ma la teoria non è universalmente accettata) hanno sostenuto che Bundy cercasse ragazze simili alla sua ex fidanzata, in una sorta di "punizione simbolica" per la donna che l'aveva respinto.
Alla fine della lettura della sentenza di condanna, il giudice Edward Cowart si rivolse a Ted Bundy con le seguenti parole: "Si prenda cura di se stesso, figliolo. Glielo dico sul serio, si prenda cura di se stesso. È una tragedia per questa corte vedere una tale totale assenza di umanità come quella che ho visto in questo tribunale. Lei è un uomo giovane e brillante, avrebbe potuto essere un buon avvocato. Avrei voluto vederla in azione, ma lei si è presentato dalla parte sbagliata. Si prenda cura di lei. Non ho nessun malanimo contro di lei. Voglio solo che lo sappia. Si prenda cura di se stesso".