ShadowsofSecrets: marzo 2019

Visualizzazioni totali

giovedì 28 marzo 2019

Theodore Robert Bundy


Theodore Robert Bundy
Theodore Robert Bundy, nato a Burlington, 24 novembre 1946 e morto Starke, 24 gennaio 1989, è stato un serial killer statunitense, autore di almeno 30-35 omicidi ai danni di giovani donne negli Stati Uniti tra il 1974 e il 1978; potrebbe avere colpito anche prima, a partire dagli anni '60.
Bundy è ricordato come un uomo affascinante, tratto che sfruttava per conquistare la fiducia delle sue vittime. Era solito attirare la loro attenzione fingendo di essere disabile o in difficoltà, oppure impersonando una figura autoritaria, per poi aggredirle e stuprarle in luoghi appartati. Talvolta ritornava sulla scena del crimine per avere rapporti sessuali con i cadaveri in decomposizione, almeno finché la putrefazione non era tale da rendere questi atti impraticabili. Ha decapitato almeno 12 vittime, conservandone le teste nel suo appartamento come trofeo. In alcune occasioni ha semplicemente fatto irruzione nelle abitazioni delle vittime bastonandole mentre dormivano. Fu inizialmente incarcerato nello Utah nel 1975 per sequestro di persona con tentata aggressione, e successivamente fu sospettato di diversi altri omicidi irrisolti in molti altri stati americani. Di fronte alle accuse di omicidio in Colorado, progettò due fughe per poi compiere altre aggressioni, tra cui tre omicidi, finché non fu nuovamente catturato in Florida nel 1978. Ricevette tre condanne a morte in due processi separati per gli omicidi in Florida. Morì sulla sedia elettrica il 24 gennaio 1989 alla Raiford Prison di Starke, Florida.
Bundy nacque a Burlington il 24 novembre 1946 da Eleanor Louise Cowell nell'ospedale Elizabeth Lund Home For Unwed Mothers (ora chiamato Lund Family Center). L'identità del padre non fu mai determinata con certezza. Il suo certificato di nascita attribuì la paternità a un venditore e veterano dell'Air Force di nome Lloyd Marshall, sebbene la madre avesse poi sostenuto che il padre fosse "un marinaio" di nome Jack Worthington. Gli investigatori non riuscirono a trovare nessuno che rispondesse a questo nome negli archivi della marina. Inoltre alcuni familiari sospettavano che potesse essere stato il padre stesso di Louise, Samuel Cowell, ad aver violentato la figlia, ma non è stato possibile raccogliere alcuna prova di questa tesi.
Per i primi tre anni di vita Bundy visse a Philadelphia con i nonni materni, Samuel ed Eleanor Cowell, che lo crebbero come figlio proprio per evitare la stigmatizzazione sociale che si ripercuote sui figli illegittimi. Alla famiglia, agli amici e al piccolo Ted Bundy fu sempre detto che i genitori erano i suoi nonni biologici, mentre la madre era sua sorella maggiore. Cresciuto (l'età è imprecisata) venne a sapere la verità: disse alla sua fidanzata dell'epoca che suo cugino gli aveva mostrato la verità, mentre a Stephen Michaud e Hugh Aynesworth disse invece di aver trovato il certificato da sé. Ann Rule, sua biografa e scrittrice specializzata in crimini nonché sua conoscente personale, è dell'opinione che Bundy abbia trovato il suo certificato di nascita originale nel 1969 in Vermont. Per tutta la vita Bundy espresse risentimento verso la madre per avergli mentito così a lungo, lasciandogli scoprire la verità da solo. Mentre Ted Bundy durante le interviste parlò sempre dei suoi nonni con affetto, dicendo ad Ann Rule che "si identificava" con il nonno e che provava "rispetto" e "attaccamento" nei suoi confronti, dalle dichiarazioni dei membri della famiglia fatte ai procuratori legali emerse un ritratto negativo di Samuel Cowell: un tiranno bigotto razzista antisemita e anticattolico che si mostrava violento nei confronti della moglie, del cane di famiglia e dei gatti del quartiere. Più di una volta la sua rabbia sconfinò nella violenza, soprattutto quando la questione della paternità di Ted Bundy veniva sollevata. Una volta scaraventò Julia, la sorella minore di Louise, giù dalle scale; inoltre spesso si rivolgeva ad alta voce a "invisibili presenze". Dai racconti di Ted Bundy emerge una nonna timida e obbediente che periodicamente si sottoponeva a sedute di terapia elettroconvulsivante per combattere la depressione di cui soffriva. Nella fase finale della sua vita inoltre non usciva più di casa. Anche da bambino Ted mostrava comportamenti inquietanti: Julia racconta che un giorno si svegliò circondata da coltelli da cucina mentre Ted, di soli tre anni, se ne stava in piedi vicino al letto guardandola con un sorriso. Nel 1950 Louise cambiò il suo cognome da Cowell a Nelson ed eliminò il suo primo nome, Eleanor, per poi lasciare, incitata da diversi familiari, Philadelphia con Ted e andare a vivere dai suoi cugini Alan e Jane Scott a Tacoma nello Stato del Washington. Nel 1951 Louise conobbe a un incontro per single della chiesa metodista di Tacoma, Johnny Culpepper Bundy, un cuoco che lavorava in un ospedale. Lo stesso anno si sposarono e Johnny Bundy adottò ufficialmente Ted. Successivamente Johnny e Louise concepirono altri quattro figli e, sebbene Johnny tentasse di far sentire accolto anche il figlio adottato includendolo nelle attività di famiglia o nelle gite in campeggio, Ted rimase distante nei suoi confronti. Più tardi si lamentò con la sua ragazza dell'epoca di come Johnny non fosse il suo vero padre e di come "non fosse molto brillante" e neanche tanto ricco finanziariamente.
L'adolescenza lo cambiò, divenne un bullo egli stesso, commettendo vari furti. Successivamente fu attratto dallo studio, dalla politica e dallo sci, isolandosi dalla comunità. Bundy rimase disoccupato poiché non si impegnava nei suoi saltuari lavori. Nel 1967 trovò una donna di buona famiglia, Stephanie Brooks, con cui provò a legarsi. La ragazza, dopo essersi laureata, troncò ogni rapporto, causandogli uno shock dal quale non si riprese. In quel periodo egli scoprì le sue origini e questo aggravò molto una situazione già precaria: quella che riteneva sua sorella in realtà era sua madre e ciò provocò in Bundy un trauma, secondo molti la molla finale che lo spinse ad uccidere. Il periodo di depressione cominciò a placarsi nel 1969, quando decise di iscriversi nuovamente all'università, in cui seguì corsi di psicologia e legge. Poco tempo dopo prese la tessera del Partito Repubblicano - diventandone una giovane promessa - e cominciò una relazione con la giovane Elizabeth Kloepfer, una donna divorziata: è in questo periodo che Ted incontra Ann Rule, una donna che segnò la sua vita, diventandone amica e confidente, totalmente all'oscuro della sua doppia vita; tale esperienza venne descritta dalla Rule nel libro Un estraneo al mio fianco. E sempre in quel periodo fu indicato come "eroe" per aver salvato una bambina che stava annegando in un parco.
Il primo tentato omicidio avviene il 4 gennaio 1974: la vittima si chiamava Joni Lenz, 18 anni, picchiata nel suo letto con una spranga di ferro e con quest'ultima violentata. La giovane riuscirà a salvarsi riportando gravi lesioni, ma sarà solo una delle poche ragazze che si salveranno dalla furia violenta di Ted. Il 5 gennaio del 1974 i coinquilini della diciottenne Joni Lenz entrano nel suo appartamento, insospettiti dal fatto che la ragazza non si era fatta sentire per più di 24 ore. La trovano nella camera da letto, sanguinante e con profondi segni di violenza. La giovane ragazza era stata malmenata da Ted Bundy e violentata. La vittima, portata in ospedale, uscirà dal coma. Un mese dopo scompare Lynda Ann Healy, rapita dalla sua casa, seguita da almeno altre 5 ragazze. Il 17 giugno 1974 viene ritrovato il corpo di Brenda Carol Ball e due mesi dopo sono stati trovati i resti di due ragazze scomparse il 14 luglio dal lago Sammamish, Janice Ott e Denise Naslund. Spunta fuori un testimone, una ragazza di nome Janice Graham, che raccontò alla polizia di come fosse stata adescata da un giovane ragazzo di nome Ted, che andava in giro con un braccio ingessato e che le aveva chiesto aiuto per caricare una barca a vela sul tetto della sua auto. Arrivata all'auto la ragazza era stata invitata a salire a bordo del veicolo perché la barca non si trovava lì, ma in un luogo più appartato, ma Janice rifiutò l'offerta, e senza saperlo evitò una morte orribile. L'identikit di "Ted" appare su tutti i giornali e diverse persone fanno il nome di Bundy (tra queste vi sono anche Ann Rule e Meg Anders), ma prima che la polizia si possa muovere Bundy lascia Seattle e si trasferisce nello Utah. Il 18 ottobre 1974 scompare la diciassettenne Melissa Smith, ritrovata il 27 vicino a Salt Lake City, violentata e sodomizzata. Il 31 ottobre scompare Laura Aime, ritrovata il giorno del Ringraziamento, picchiata, sodomizzata e strangolata. L'8 novembre Bundy compie il primo passo falso, tentando di rapire Carol DaRonch spacciandosi per un poliziotto e riuscendo a farla salire sulla sua Volkswagen Maggiolino; all'interno dell'auto la ragazza riesce a scappare dopo una violenta colluttazione. Poche ore dopo scompare Debbie Kent, che non viene più ritrovata. Spunta un'altra testimone, un'insegnante di nome Jean Graham, che racconta di come fosse stata avvicinata da un uomo che si era finto un poliziotto, ma che lei non aveva seguito.
Bundy si sposta in Colorado, dove scompaiono almeno quattro donne tra gennaio e aprile 1975. La buona sorte aiuta gli investigatori il 16 agosto dello stesso anno, quando il poliziotto Bob Hayward ferma una Volkswagen Maggiolino che correva troppo; è l'auto di Bundy, dove vengono trovati una spranga, un passamontagna, un rompighiaccio e delle manette. Bundy viene arrestato e, dopo esser stato riconosciuto da Raelynn Shepard, viene messo sotto stretta sorveglianza in attesa di una prova definitiva. Sulla base di un quadro indiziario viene condannato per l'aggressione a Carol De Ronch, ma Bundy riesce a scappare saltando da una finestra proprio mentre l'FBI sta per incolparlo dei delitti in Colorado. Ted viene ripreso sei giorni più tardi, ma riesce a evadere di nuovo il 30 dicembre 1977 e a raggiungere la Florida. Il 14 gennaio 1978 entra nella sede del gruppo studentesco Chi-Omega, uccidendo due ragazze mentre dormivano, Lisa Levy e Margaret Bowman di 20 e 21 anni, e mordendo ripetutamente i loro corpi. Ne ferisce altre due, Kathy Kleiner DeShields e Karen Chandler, che se la caveranno con qualche frattura al capo e con qualche dente rotto. Il 9 febbraio 1978 i genitori della dodicenne Kimberly Leach di Lake City ne denunciarono la scomparsa: il suo corpo fu trovato in pessimo stato otto settimane dopo in un parco. Due testimoni erano però riusciti a prendere il numero di targa della macchina guidata dall'uomo che l'aveva abbandonata, che si rivelò rubata. I ragazzi, successivamente, poterono identificare Ted Bundy dalle foto segnaletiche.
Poco dopo Bundy viene fermato alla guida di un'auto rubata e, dopo una colluttazione con un poliziotto, viene arrestato di nuovo. Tra il 1979 e il 1980 in Florida si tenne il processo - seguito con attenzione dai mass-media di tutto il mondo - che finirà con la condanna a morte di Bundy: ad incastrarlo definitivamente saranno i segni dei morsi lasciati sui corpi delle due ragazze uccise al Chi-Omega e la testimonianza di una studentessa che lo vide uscire dopo gli omicidi. La corte ritenne l'imputato colpevole di 36 omicidi, ma lui affermò sino al giorno dell'esecuzione di averne compiuti 26. Bundy usò le sue capacità persuasive per rimandare per tre volte la pena capitale. Alle 7:06 del 24 gennaio 1989 Ted Bundy fu giustiziato sulla sedia elettrica; alle 7:16 ne fu dichiarato il decesso. Il corpo fu cremato e le ceneri disperse sulle Taylor Mountains.
La maggior parte delle sue vittime venne adescata nelle vicinanze di college o residenze universitarie, con la "tecnica" del braccio ingessato (chiedendo aiuto alla vittima per trasportare oggetti vari in macchina), resa poi famosa dall'attore che impersonò il maniaco scuoiatore "Buffalo Bill" nel film Il silenzio degli innocenti (ancora prima dal romanzo L'uovo d'oro di Tim Krabbé e dal thriller cult olandese da esso derivato Spoorloos, di George Sluizer). Una volta salita a bordo dell'auto di Bundy (un Volkswagen Maggiolino) la malcapitata ragazza si accorgeva, troppo tardi, che lo sportello dal lato del passeggero mancava della maniglia e della manovella per abbassare il finestrino; rimanendo dunque intrappolata all'interno dell'auto. Portata in un luogo isolato, veniva picchiata e uccisa tramite strangolamento o armi da contatto; il cadavere veniva talvolta stuprato, anche dopo che erano passati diversi giorni (e quindi era decomposto). Almeno 4 vittime furono decapitate dopo la morte. In altri casi avvicinava la vittima spacciandosi per un poliziotto. In un'occasione si intrufolò nella camera di un dormitorio femminile e uccise a bastonate due studentesse e ne assalì una terza. Quasi tutte le vittime erano studentesse universitarie, minute e dai lunghi capelli scuri con la scriminatura centrale. Alcuni (ma la teoria non è universalmente accettata) hanno sostenuto che Bundy cercasse ragazze simili alla sua ex fidanzata, in una sorta di "punizione simbolica" per la donna che l'aveva respinto.
Alla fine della lettura della sentenza di condanna, il giudice Edward Cowart si rivolse a Ted Bundy con le seguenti parole: "Si prenda cura di se stesso, figliolo. Glielo dico sul serio, si prenda cura di se stesso. È una tragedia per questa corte vedere una tale totale assenza di umanità come quella che ho visto in questo tribunale. Lei è un uomo giovane e brillante, avrebbe potuto essere un buon avvocato. Avrei voluto vederla in azione, ma lei si è presentato dalla parte sbagliata. Si prenda cura di lei. Non ho nessun malanimo contro di lei. Voglio solo che lo sappia. Si prenda cura di se stesso".


giovedì 21 marzo 2019

John Wayne Gacy: Il killer Clown


John Wayne Gacy: Il killer Clown
John Wayne Gacy, nato a Chicago, 17 marzo 1942 morto a Crest Hill, 10 maggio 1994, è stato un serial killer statunitense. Fu soprannominato Killer Clown per aver rapito, torturato, sodomizzato e ucciso 33 vittime, adolescenti, 28 delle quali seppellite sotto la sua abitazione o ammassati in cantina, dal 1972 fino alla sua cattura avvenuta nel 1978, in seguito a un errore nell'occultamento della sua ultima vittima. Il nome con cui è diventato noto deriva dal fatto di aver intrattenuto i bambini durante alcune feste con costume e trucco da clown facendosi chiamare Pogo il Clown. Alla conclusione del processo venne condannato a morte e giustiziato con l'iniezione letale nel 1994. Le perizie psichiatriche effettuate su di lui dimostrarono (come per molti serial killer "organizzati") una notevole intelligenza; all'esame dei periti risultarono vari disturbi della personalità (disturbo istrionico di personalità, disturbo narcisistico, disturbo antisociale) correlati con il sadismo e combinati con l'omofobia interiorizzata. Alla sua morte lasciò un discreto numero di disegni raffiguranti pagliacci ora parte di collezioni private, (chi diavolo vorrebbe una cosa del genere?!). La vicenda e gli omicidi di Gacy contribuirono ad alimentare la paura del "clown malvagio" nell'immaginario popolare.
John Wayne Gacy nacque a Chicago, secondogenito di tre figli concepiti da John Stanley Gacy (20 giugno 1900–25 dicembre 1969) e Marion Elaine Robinson (4 maggio 1908–14 dicembre 1989). La sua vita fu sconvolta da traumatici e significativi eventi accaduti nel corso della sua infanzia: da piccolo, John era un bambino sovrappeso che subiva continue molestie fisiche e psicologiche da parte del padre alcolizzato, di cui ricercava morbosamente l'approvazione, senza riceverla se non raramente. Uno dei suoi primi ricordi era quello di quando, all'età di 4 anni, il padre lo picchiò a lungo con una cinghia di cuoio perché aveva smontato involontariamente un macchinario che il padre stava assemblando. Veniva inoltre regolarmente ridicolizzato dal padre e confrontato con le sorelle, ritenute molto superiori, dato che egli era considerato "stupido, grasso ed effeminato". All'età di nove anni, Gacy fu molestato sessualmente da un amico di famiglia. John non raccontò mai ai genitori quanto era successo per non incappare nell'ira del padre. A 11 anni, John sbatté violentemente la testa cadendo dall'altalena sulla quale stava giocando. L'incidente gli causò un forte ematoma cranico che non venne diagnosticato fino a quando il ragazzo non compì 16 anni di età. Nel tempo intercorso tra il trauma e la diagnosi, Gacy soffrì spesso di forti mal di testa e di perdita temporanea della memoria. Il ristagno di sangue venne rimosso chirurgicamente. A 17 anni gli venne diagnosticata anche un'insufficienza cardiaca che Gacy si sarebbe portato dietro tutta la vita. A 18 anni, Gacy incominciò a interessarsi alla politica, lavorando come assistente del candidato del Partito Democratico del suo quartiere. Lo stesso anno John divenne membro del Partito Democratico e si candidò alle elezioni comunali. Nel marzo 1964, dopo essersi laureato in economia e commercio e aver incominciato a lavorare come direttore di un negozio di scarpe a Springfield, Gacy cominciò a frequentare la giovane Marlynn Myers. Dopo nove mesi di fidanzamento, la coppia si sposò a settembre. Il padre di Marlynn era un ricco imprenditore proprietario di diversi ristoranti. Sempre nel 1964, Gacy ebbe la sua prima esperienza omosessuale. Secondo quanto dichiarato da lui stesso, egli diede sfogo ai suoi impulsi quando, invitato a casa di un collega di lavoro, ubriaco insieme con lui sul divano, ebbe un rapporto orale consensuale con il ragazzo. Nel 1966, il suocero di Gacy gli offrì l'opportunità di dirigere tre ristoranti fast food della catena Kentucky Fried Chicken del quale era proprietario a Waterloo, nello stato dell'Iowa. L'offerta era molto vantaggiosa: 15.000 dollari all'anno più una percentuale sui profitti. Gacy accettò senza indugi e, dopo aver frequentato un corso manageriale formativo, si trasferì con la moglie a Waterloo. Qui, lavorando indefessamente, si rivelò un ottimo dirigente e, collaborando a diversi progetti di beneficenza, diventò ben presto una figura di spicco della comunità cittadina.
La coppia ebbe due bambini durante la permanenza a Waterloo: Michael (nato nel marzo 1967) e Christine (venuta al mondo nell'ottobre 1968). Contemporaneamente incominciarono a manifestarsi segnali dell'omosessualità repressa di Gacy, che socializzava solo con i suoi dipendenti di sesso maschile: fece loro frequenti avance di carattere sessuale, pronto a giustificarle come scherzi se gli interessati le accoglievano con sdegno. Inoltre Gacy divenne un avido consumatore di materiale pornografico omosessuale.
Nell'agosto 1967, Gacy commise la sua prima aggressione a scopo sessuale ai danni di un adolescente. Il giovane era il quindicenne Donald Voorhees, il figlio di un suo amico. Gacy attirò il ragazzo in casa sua con la promessa di fargli vedere dei film pornografici. Poi fece ubriacare Voorhees e lo convinse a praticargli una fellatio. Svariati altri ragazzini furono molestati sessualmente da Gacy nei mesi seguenti, incluso un giovane che Gacy incoraggiò a far sesso con sua moglie, prima di costringerlo a un rapporto orale con lui stesso. Nel marzo 1968, Donald Voorhees raccontò a suo padre l'accaduto. Voorhees Sr. informò immediatamente la polizia e Gacy venne arrestato e incriminato per molestie sessuali e sodomia in relazione a Voorhees e al tentato stupro di un sedicenne di nome Edward Lynch. Gacy negò fermamente ogni accusa e richiese di essere sottoposto al test della macchina della verità. La sua richiesta venne accolta, ma il risultato del test indicò che Gacy stava mentendo nel negare ogni relazione con Voorhees e Lynch. Nonostante le pesanti imputazioni a suo carico, Gacy continuò a negare ogni addebito insistendo di essere un perseguitato politico per la sua militanza nel Partito Democratico. Il 10 maggio 1968, egli venne comunque incarcerato con l'accusa di sodomia e il 30 agosto, mentre era stato rilasciato in attesa dell'udienza processuale, egli convinse dietro pagamento di 300 dollari uno dei suoi impiegati, il diciottenne Russell Schroeder, ad assalire violentemente Donald Voorhees per scoraggiare la testimonianza del ragazzo nell'imminente processo. All'inizio di settembre, Schroeder attirò Voorhees in una zona isolata del parco cittadino e lo pestò selvaggiamente urlandogli di non testimoniare contro Gacy al processo. Voorhees informò la polizia dell'aggressione subita, identificando Schroeder come esecutore del pestaggio e facendolo arrestare il giorno dopo. Anche se inizialmente egli negò qualsiasi accusa, Schroeder confessò in seguito di avere assalito Voorhees, indicando Gacy come mandante. Gacy fu arrestato con l'aggravante di aver cercato di intimidire un testimone.  Il 3 settembre, Gacy venne sottoposto a una visita psichiatrica alla State University of Iowa: due medici lo esaminarono nel corso di un periodo di osservazione durato 17 giorni arrivando alla conclusione che l'imputato possedeva una "personalità asociale" ma che, essendo sano di mente, avrebbe potuto affrontare il processo.
Durante il processo, tenutosi il 7 novembre 1968, Gacy si dichiarò colpevole dell'accusa di sodomia nei confronti di Donald Voorhees, ma negò qualsiasi altra accusa circa Lynch. Gacy venne giudicato colpevole del reato di sodomia su un minorenne il 3 dicembre 1968 e condannato a 10 anni di carcere da scontarsi nel penitenziario di Anamosa. Il giorno stesso della condanna, la moglie di Gacy chiese il divorzio e naturalmente John perse anche il posto come direttore dei ristoranti del suocero. In prigione Gacy si rivelò un detenuto modello. Dopo 18 mesi di carcere, il 18 giugno 1970, egli venne liberato sulla parola con dodici mesi di libertà condizionata. Dopo il rilascio, Gacy espresse la volontà di traslocare a Chicago per tornare a vivere con la madre (nel frattempo il padre era deceduto). Arrivò a Chicago il 19 giugno seguente e ottenne un lavoro come aiuto cuoco in un ristorante. Il 12 febbraio 1971 Gacy venne nuovamente accusato di aver molestato sessualmente un ragazzino. Il giovane dichiarava di essere stato attirato da Gacy nella sua auto e che l'uomo aveva tentato di violentarlo. L'accusa venne in seguito ritirata poiché il testimone non si presentò in aula. La commissione sulla libertà vigilata dello stato dell'Iowa non venne informata di questo episodio e Gacy fu rimesso completamente in libertà nell'ottobre 1971. Con l'aiuto finanziario di sua madre, Gacy comprò una casa al numero 8213 di West Summerdale Avenue nell'agosto 1971. Poco tempo dopo Gacy e la madre si trasferirono nell'abitazione e Gacy incominciò a frequentare una donna di nome Carole Hoff, una signora divorziata con due figlie piccole. I due si sposarono il 1º luglio 1972.
Il 22 giugno 1972, Gacy venne ancora fermato dalla polizia con l'accusa di aver molestato un altro giovane, fingendosi un agente di polizia, mostrando un distintivo falso, facendo entrare il giovane nella sua automobile, e costringendolo a praticargli una fellatio in auto. Tutte le accuse furono però ritirate. Nel 1972, Gacy lasciò il lavoro come cuoco e aprì la propria impresa edile, la PDM Contractors (PDM era l'acronimo delle parole "Painting, Decorating and Maintenance"). Inizialmente l'azienda si occupava di piccoli lavori di manovalanza e riparazione, ma con il progredire degli affari, il business della società si ampliò fino a includere progetti e opere di costruzione vere e proprie. Nel 1973, Gacy e un suo dipendente della PDM Contractors andarono in Florida per vedere una proprietà che Gacy aveva acquisito. La prima notte che i due furono soli in Florida, Gacy violentò il ragazzo nella loro stanza di hotel: come risultato, il giovane si rifiutò di continuare a stare nella stessa camera con Gacy e andò a dormire in spiaggia. Nel 1975, John aveva ormai apertamente confessato alla moglie la sua bisessualità. Il giorno della festa della mamma, dopo aver fatto l'amore con la moglie, egli informò la donna che non avrebbero mai più fatto sesso insieme: la coppia divorziò in maniera consensuale nel marzo 1976. Contemporaneamente Gacy divenne molto attivo nel settore sociale della comunità, offrendosi di intrattenere i bambini durante le feste vestito da clown o facendo pulire gratuitamente gli uffici comunali dalla sua impresa. Da onorato e rispettato membro democratico della comunità di Chicago, il 6 maggio 1978 Gacy incontrò e si fece fotografare con l'allora First Lady Rosalynn Carter. Rosalynn Carter firmò anche la foto con una dedica: "To John Gacy. Best wishes. Rosalynn Carter" ("A John Gacy. I migliori auguri. Rosalynn Carter"). Gacy divenne membro di un "Jolly Joker Clown Club" i cui membri volontari, tutti mascherati da pagliacci, si esibivano regolarmente senza scopo di lucro in varie manifestazioni di beneficenza e negli ospedali dove davano spettacoli per i bambini malati. A fine 1975, Gacy creò il suo personale personaggio di "Pogo the Clown". Si disegnava da solo i costumi e ideò il suo trucco personale. Gacy si esibì come Pogo nel corso di diverse feste e manifestazioni.
Il 2 gennaio 1972, Gacy prelevò il quindicenne Timothy Jack McCoy dalla fermata dell'autobus di Greyhound a Chicago. L'uomo portò McCoy, che stava viaggiando dal Michigan con destinazione Omaha, a fare un giro turistico di Chicago, per poi portarlo a casa sua con la promessa che lì avrebbe potuto passare la notte e che sarebbe stato riaccompagnato in tempo per prendere il primo autobus il giorno dopo. Successivamente Gacy disse di essersi svegliato la mattina seguente e di avere trovato McCoy in piedi sulla soglia della sua camera da letto con un coltello in mano. Egli si alzò in maniera brusca dal letto e McCoy si spaventò subito, muovendo scompostamente in aria il coltello e ferendo inavvertitamente Gacy all'avambraccio (Gacy mostrò la cicatrice per supportare la sua tesi). John disarmò il ragazzo, gli sbatté la testa contro il muro della stanza, lo spinse contro l'armadio e gli si mise davanti. McCoy allora gli diede un calcio nello stomaco e Gacy lo afferrò, lottando con lui sul pavimento, e finì con l'accoltellarlo ripetutamente al petto, sedendosi a cavalcioni su di lui. Gacy testimoniò che, in seguito, aveva trovato in cucina una confezione di uova aperta e una fetta di pancetta sul tavolo e aveva capito che il ragazzo voleva preparare la colazione per entrambi; purtroppo aveva fatto l'errore di portare il coltello che stava usando quando si era recato a chiamare Gacy nella sua stanza. Gacy seppellì McCoy in cantina e poi coprì le tracce con del calcestruzzo.
Nel corso di un'intervista dopo l'arresto, Gacy asserì che immediatamente dopo aver ucciso McCoy, si era sentito "totalmente prosciugato", rendendosi conto di aver avuto un orgasmo completo nell'atto di uccidere il giovane. Il secondo omicidio di Gacy avvenne nel gennaio 1974: la vittima fu un adolescente non identificato dai capelli castani, tra i 15 e i 17 anni, che Gacy strangolò prima di rinchiudere il corpo del ragazzo nell'armadio di casa sua. Il cadavere dello sconosciuto fu poi sepolto nel cortile di casa vicino alla zona barbecue.
Nel 1975 gli affari di Gacy andavano a gonfie vele; per sua stessa ammissione, incominciò a lavorare 12-16 ore al giorno per riuscire a far fronte a tutte le commissioni che la sua impresa di costruzioni riceveva. La maggior parte dei suoi operai era costituita da giovani studenti delle superiori alquanto squattrinati. Uno di questi era il quindicenne Tony Antonucci, assunto da Gacy nel maggio del 1975. A luglio, Gacy si recò a casa del giovane mentre questi era solo, in malattia per un infortunio al piede occorsogli sul lavoro il giorno precedente. Gacy fece ubriacare il giovane, lottò per scherzo con lui sul pavimento e gli legò le mani dietro la schiena con un paio di manette. La manetta sul polso destro di Antonucci era però allentata: il ragazzo riuscì a liberarsi appena Gacy lasciò la stanza. Quando John ritornò, il giovane lo colpì violentemente, lo gettò al tappeto, riuscendo ad ammanettarlo a sua volta. Gacy urlò insulti e imprecazioni, poi si calmò e promise di andarsene e lasciare in pace Antonucci se lui lo avesse liberato. Il giovane acconsentì e Gacy lasciò la casa. Una settimana dopo il fallito assalto ad Antonucci, il 29 luglio 1975, un altro degli operai di Gacy, il diciassettenne John Butkovitch, scomparve. Il giorno prima della sparizione, Butkovitch aveva chiesto a Gacy il pagamento di due settimane di paga arretrata. Gacy ammise di aver invitato Butkovitch a casa sua mentre la moglie e i figli erano in visita da sua sorella in Arkansas, apparentemente per risolvere la questione degli arretrati dello stipendio. Gacy uccise il giovane, lo violentò e poi seppellì il cadavere in garage. La seconda moglie di Gacy divorziò da lui otto mesi dopo e Gacy incominciò a uccidere più di frequente avendo adesso la casa tutta per sé. Tra l'aprile e l'agosto 1976 il killer uccise un minimo di otto giovani, due dei quali ancora non identificati. Sette di questi ragazzi furono seppelliti nella cantina di Gacy, quattro dei quali in una fossa comune sotto il locale lavanderia. Il 26 luglio 1976 Gacy spostò la sua attenzione sul suo impiegato di nome David Cram, 18 anni. Il 21 agosto Cram andò a casa sua. Il giorno dopo, Gacy ammanettò il ragazzo mentre era stordito dall'alcool. Imprigionato Cram, informò il giovane che aveva intenzione di violentarlo. Cram, che aveva passato un anno nell'esercito e aveva appreso l'autodifesa, diede un calcio in faccia al suo aguzzino e si liberò dalle manette. Un mese dopo, Gacy tornò a infastidire Cram con le sue avance ma senza successo: Cram si licenziò dal lavoro e lasciò la PDM Contractors. Altri due giovani non identificati si pensa siano stati uccisi tra agosto e ottobre 1976: uno di questi venne sepolto in una fossa direttamente sul cadavere di William Carroll, ucciso il 13 giugno precedente.
Il 24 ottobre 1976, Gacy adescò e uccise due teenager di nome Kenneth Parker e Michael Marino: i due amici furono visti per l'ultima volta all'esterno di un ristorante a Clark Street. Entrambi furono violentati, strangolati, e sepolti nella stessa fossa. Due giorni dopo, il diciannovenne operaio della PDM Contractors di nome William Bundy scomparve nel nulla, dopo aver detto alla famiglia che stava per andare a una festa. Anche Bundy venne sepolto nelle fondamenta della casa, direttamente dietro la camera da letto di Gacy. Nel dicembre 1976, un altro impiegato della PDM, Gregory Godzik, scomparve, dopo che aveva lavorato per la PDM per sole tre settimane. I genitori e la sorella maggiore del ragazzo contattarono Gacy, per averne notizie, il quale riferì che Greg gli avrebbe confidato di voler scappare di casa. Gacy disse anche di aver ricevuto un messaggio sulla segreteria telefonica da parte del ragazzo poco tempo dopo la scomparsa. Quando però la famiglia gli chiese di ascoltare questo messaggio, Gacy affermò di averlo ormai cancellato.
Il 20 gennaio 1977 John Szyc, diciannovenne amico di Butkovich, Godzik, e Gacy, scomparve. Szyc fu attirato da Gacy in casa sua con il pretesto di voler comprare la sua Plymouth Satellite. Venne sepolto accanto al corpo di Godzik. Gacy rivendette l'auto di Szyc a un altro dei suoi lavoranti, tale Michael Rossi. Tra il dicembre 1976 e il marzo 1977, Gacy uccise un uomo non identificato di circa 25 anni. Il suo cadavere venne sepolto accanto a quello del ventenne Jon Prestidge; un ragazzo del Michigan in visita a degli amici di Chicago che Gacy aveva ucciso il 15 marzo. Dopo l'omicidio di Prestidge, si pensa che Gacy abbia ucciso ancora un altro giovane sconosciuto rinvenuto cadavere nel suo cortile, ma non si conosce la dinamica esatta dell'accaduto.
Nel maggio 1977, Gacy uccise Matthew Bowman, 19 anni. Venne sepolto in cortile con la corda utilizzata per strangolarlo ancora al collo.  Nell'agosto 1977, emerse un indizio circa la sparizione di John Szyc quando l'operaio al quale Gacy aveva venduto l'auto del giovane venne arrestato per furto di benzina da una pompa di rifornimento. Il poliziotto notò la targa del veicolo e risalì fino a Gacy. Interrogato, Gacy disse agli agenti che Szyc gli aveva venduto la macchina a febbraio perché aveva bisogno di denaro per lasciare la città. La polizia non ritenne di indagare ulteriormente.
Tra settembre e dicembre 1977, Gacy assassinò altri sei giovani uomini di età compresa tra i 16 e i 21 anni inclusi due marines e il figlio di un sergente della polizia di Chicago. Il 30 dicembre 1977, Gacy adescò uno studente diciannovenne di nome Robert Donnelly incontrato presso una fermata d'autobus a Chicago. Portò Donnelly a casa con lui, lo violentò, lo torturò ripetutamente infliggendogli svariate sevizie. Dopo svariate ore di supplizio, Gacy portò Donnelly sul posto di lavoro, gli slegò le mani, e incredibilmente lo lasciò libero di andarsene. Donnelly raccontò degli abusi subiti e Gacy venne interrogato dalla polizia circa l'accaduto il 6 gennaio 1978. Egli ammise di aver fatto sesso sadomaso con Donnelly, ma insistette sul fatto che il giovane era consenziente. La polizia gli credette e non fu sporta denuncia di reato.
Il mese seguente, Gacy uccise William Kindred, 19 anni, che scomparve il 16 febbraio 1978 dopo aver detto alla propria fidanzata che andava a passare la serata in un bar. Kindred fu l'ultima vittima di Gacy a essere sepolta nella sua proprietà, dato che le successive saranno da lui gettate nel fiume Des Plaines River. Nel marzo 1978, Gacy diede un passaggio sulla sua auto al ventiseienne Jeffrey Rignall. Appena entrato nell'auto, il ragazzo venne addormentato con del cloroformio e portato a Summerdale, dove fu sodomizzato, e torturato con vari strumenti. Anche Rignall fu poi rilasciato da Gacy. Nuovamente la polizia venne informata dell'accaduto, ma decise di non investigare su Gacy (Seriamente!?).
Il 12 ottobre 1978 il quindicenne Robert Piest scomparve dal luogo di lavoro, una farmacia di Chicago. Prima di sparire però, Piest aveva raccontato a parenti e amici di aver conosciuto il gioviale titolare della PDM, l'impresa che aveva da poco ristrutturato il negozio, e che l'uomo gli aveva offerto un posto di lavoro nella sua ditta. Infine aveva precisato che avrebbe dovuto incontrarlo a casa sua la sera della scomparsa. La polizia si recò quindi a casa di Gacy per interrogarlo e riconobbe immediatamente il tanfo nauseabondo dei corpi in putrefazione, che Gacy giustificava con la scusa di avere problemi al sistema fognario. Lo scenario dei corpi all'interno della cantina fu particolarmente scioccante. Alla notizia del suo arresto, la comunità cittadina fu sbigottita e incredula: Gacy era infatti conosciuto da tutti come un uomo generoso, grande lavoratore e amichevole, nonché un devoto padre di famiglia.
In prigione Gacy tentò di invocare l'infermità mentale, incolpando dei delitti il suo alter ego malvagio, tale "Jack", ma senza riuscire a convincere gli psichiatri del carcere che lo giudicarono in grado di intendere e volere. In seguito Gacy confessò alla polizia di aver gettato in totale altri cinque cadaveri di sue vittime giù dal ponte della I-55 nel fiume di Des Plaines nel 1978, prima di essere arrestato definitivamente. Dopo un processo iniziatosi nel febbraio 1980, il 13 marzo dello stesso anno John Wayne Gacy venne riconosciuto colpevole di omicidio plurimo e condannato a morte. Dopo la sentenza di colpevolezza, lo Stato dell'Illinois trasferì Gacy nel Menard Correctional Center di Chester, dove il prigioniero rimase per 14 anni nel braccio della morte. In prigione, Gacy incominciò a dipingere. I soggetti delle sue opere erano svariati, anche se principalmente ritraevano pagliacci, alcuni dei quali erano suoi autoritratti nelle vesti di "Pogo". Molti dei suoi dipinti furono venduti nel corso di varie aste con prezzi oscillanti tra i 200 dollari e i 20.000 dollari.
Mentre era detenuto in attesa dell'esecuzione, Gacy fece numerosi appelli per commutare la sentenza in carcere a vita, ma furono tutti respinti. Il prigioniero continuò ad affermare insistentemente di essere "a conoscenza" di soli cinque omicidi: quelli di McCoy, Butkovitch, Godzik, Szyc e Piest, e che gli altri 28 assassinii attribuiti a lui erano in realtà stati commessi da suoi impiegati che erano in possesso delle chiavi della sua abitazione mentre egli era fuori città in viaggio per affari.
Nell'estate del 1984, la Corte Suprema dell'Illinois stabilì che il condannato sarebbe stato messo a morte per mezzo di una iniezione letale il 14 novembre seguente. Gacy ricorse in appello contro la decisione, riuscendo a far spostare la data dell'esecuzione. Dopo un ultimo appello respinto nell'ottobre 1993, la Corte Suprema fissò la data dell'esecuzione definitiva per il 10 maggio 1994. Secondo rapporti medici, John Wayne Gacy era uno psicopatico che non mostrava rimorso per i crimini commessi. John Wayne Gacy fu giustiziato il 10 maggio 1994 per mezzo di un'iniezione letale endovenosa, pochi minuti dopo la mezzanotte. La sentenza venne eseguita nella Stateville Prison di Joliet, Illinois. L'ultima dichiarazione al suo avvocato prima dell'esecuzione fu «Prendervi la mia vita non compenserà la perdita di quelle altre»; inoltre, accusò lo Stato di assassinarlo. Le ultime parole del condannato prima della morte furono semplicemente: «Baciatemi il culo!» (Kiss my ass!). Nei mesi seguenti al decesso di Gacy, molti dei quadri (per la maggior parte raffiguranti clown tristi e malinconici) che egli aveva dipinto nel corso della lunga permanenza in carcere furono messi all'asta. Diciannove dipinti furono messi in vendita dal solo Steve Koschal, che li aveva commissionati di persona a Gacy mentre questi era in carcere. Alcuni quadri furono acquistati con il solo scopo di essere distrutti dall'acquirente stesso: 25 opere furono bruciate nel giugno 1994 a Naperville, Illinois, nel corso di un falò pubblico a cui presero parte circa 300 persone, inclusi alcuni dei famigliari delle vittime di Gacy.
Mostre delle opere di Gacy si sono succedute fin dagli anni ottanta attirando curiosi attratti dal fascino sinistro dell'autore.Gacy reagì alle critiche adducendo il fatto che egli non traeva profitto alcuno dal ricavato delle mostre, e che le sue opere venivano mostrate al pubblico con l'unico scopo di "portare gioia nella vita delle persone".
Nel 2011 la Arts Factory Gallery di Las Vegas vendette l'autoritratto di Gacy intitolato Goodbye Pogo per 4.500 dollari, e altre 73 opere del serial killer, tra disegni, schizzi, dipinti e registrazioni audio furono tutte vendute per beneficenza. Il ricavato fu donato a diverse organizzazioni. Il National Center for Victims of Crime, una delle associazioni beneficiarie, chiese però che la galleria d'arte non citasse il nome dell'organizzazione.

mercoledì 13 marzo 2019

Aileen Wuornos: la killer prostituta.


Aileen Wuornos: la killer prostituta.
Aileen Wuornos, all'anagrafe Aileen Carol Pittman, nata a Rochester, 29 febbraio 1956 e morta per iniezione letale a Raiford, 9 ottobre 2002, è stata un'assassina seriale e prostituta statunitense. Fin dall'infanzia la sua vita fu molto travagliata: la madre, Diane Wuornos, aveva 15 anni quando sposò il padre, Leo Dale Pittman, affetto da schizofrenia. Insieme ebbero Keith e Aileen, prima di divorziare meno di due anni dopo. Pittman venne rinchiuso in prigione con l'accusa di violenza su minori e poco dopo si impiccò nella cella. Quando Aileen compì quattro anni, la madre affidò lei e il fratello Keith ai nonni, ma neanche qui i bambini riuscirono a godere di condizioni di vita particolarmente stabili. Il nonno infatti era un alcolista. A 14 anni, Aileen venne violentata da un amico di famiglia e rimase incinta: il bambino venne portato in un istituto, in cui venne successivamente adottato. Qualche mese dopo la nascita del bambino, Aileen lasciò la scuola, la nonna morì di insufficienza epatica e il nonno la buttò fuori casa. Per mantenersi cominciò a prostituirsi. Nel 1974 venne arrestata la prima volta per guida in stato di ebbrezza, disturbo della quiete pubblica e per aver sparato con una pistola calibro 22 da un veicolo in movimento. Aileen però non si presentò in tribunale. Nel 1976, appena ventenne, sposò il facoltoso sessantanovenne Lewis Gratz Fell. Tuttavia, venne arrestata nuovamente per aver assalito un cliente in un bar e finì per colpire anche Fell, che chiese un ordine di restrizione nei suoi confronti. Il 14 luglio tornò in Michigan, dove venne nuovamente arrestata per aver assalito un barista. Due giorni dopo il fratello Keith morì per un cancro all'esofago e Aileen ottenne 10.000 dollari dall'assicurazione. Il 21 luglio annullò il suo matrimonio con Fell, dopo nove settimane dalla cerimonia. Nel gennaio 1986 venne arrestata con l'accusa di furto di auto, resistenza alla polizia e per aver fornito false generalità, mentre nel giugno dello stesso anno venne arrestata per aver minacciato un uomo con una pistola chiedendo dei soldi. Durante questo periodo intrecciò una relazione con Tyria Moore, una cameriera conosciuta in un bar per omosessuali. Le due andarono a vivere insieme e Aileen manteneva entrambe continuando a prostituirsi. Le due donne continuarono a vivere insieme fino al 30 novembre 1989 quando la Wuornos ritornò a casa della compagna con l'auto della sua prima vittima raccontando a Tyria di aver ucciso un suo cliente e di avergli sottratto il veicolo. L'auto era di Richard Mallory e il suo corpo venne trovato il 13 dicembre dello stesso anno in un bosco vicino all'autostrada. Il 5 maggio 1990 venne ritrovato il cadavere di un uomo, ucciso da due colpi di calibro 22, che a causa dell'avanzato stato di decomposizione non verrà mai identificato. Nel giugno seguente, nei pressi della strada Interstate 19 in Florida, venne ritrovato il corpo di David Spears, camionista ucciso con sei colpi di calibro 22. Il detective Orange ritrovò il mezzo dell'uomo spoglio di qualsiasi indizio; le indagini sulla vita personale e sociale di Spears non portarono ad alcun fatto rilevante. La relazione effettuata in merito da una criminologa fece però emergere due cose: l'omicidio non sembrava sfociato da un tentativo di furto, e l'assassino era probabilmente una donna. Il 6 giugno dello stesso anno venne trovata un'altra vittima in avanzato stato di decomposizione la cui identità rimase un mistero fino al ritrovamento della sua automobile a qualche chilometro di distanza: l'uomo era Charles Carskadonn, un allevatore di bestiame ucciso con nove colpi di calibro 22. Un'altra persona, Eugene Burness, venne trovata morta lungo l'Interstate 75, ma stavolta l'investigatore Tom Muck riscontrò delle analogie con i vari crimini e la stretta vicinanza fra loro fece per la prima volta affiorare l'ipotesi di un serial killer. Nel settembre del 1990 venne trovato Dick Humphreys, anche lui ucciso da molteplici colpi di calibro 22. Stessa sorte toccò poco dopo al poliziotto in pensione Walter Jeno Antonio, ucciso nel novembre dello stesso anno con quattro colpi della stessa arma.
La polizia, instaurando una task force, elaborò un profilo volto a ricostruire il modus-operandi del serial killer: per la prima volta si ipotizza che si possa trattare di una prostituta che, dopo aver adescato le vittime, le uccide nell'intimità dell'amplesso. La svolta delle indagini si ebbe quando la Wuornos depositò a un banco dei pegni una videocamera appartenuta a una delle sue vittime (Mallory), lasciando così impronte digitali che gli inquirenti confrontarono con successo con quelle ritrovate su una delle scene del crimine.
L'arresto avvenne a una festa di motociclisti, e il reato contestato era quello di porto d'armi abusivo; questo capo di imputazione non sarebbe certo stato sufficiente per un processo, ma la compagna di Aileen, Tyria, nel corso di un interrogatorio confessò i crimini della convivente. In mancanza di alcuni decisivi dettagli, i poliziotti chiesero a Tyria di parlare con Aileen al telefono per spingerla a tradirsi. Durante la conversazione Tyria fece quindi delle allusioni sugli omicidi compiuti dalla Wuornos e, per quanto la donna avesse probabilmente capito di essere intercettata, decise di parlare e confessare, scagionando quindi la fidanzata e prendendosi da sola le responsabilità di tutti i crimini. Il processo iniziò nel gennaio del 1992 e, anche se Aileen venne accusata solamente del primo omicidio, la corte della Florida non tenne in considerazione l'attenuante della violenza e il 27 gennaio le inflisse la condanna alla sedia elettrica. La difesa sostenne che gli omicidi erano stati commessi in seguito a tentativi di violenza (in particolare riguardanti pratiche di sodomia) inflitti alla prostituta da parte dei clienti. Il 15 maggio dello stesso anno, la Wuornos venne condannata anche per altri tre omicidi e nel febbraio del 1992 fu ritenuta colpevole anche per l'ultimo omicidio, quello di Walter Jeno Antonio. La donna ricorse in appello senza successo e continuò ad affermare il suo disprezzo per la vita e il suo desiderio di continuare a far del male. A dispetto di ciò le perizie psichiatriche la consideravano capace di intendere e di volere. Dopo il processo del febbraio 1992 Aileen e Tyria non si incontrarono e non si parlarono mai più. Aileen Wuornos venne giustiziata tramite iniezione letale il 9 ottobre 2002, dopo 12 anni trascorsi nella prigione di stato di Raiford, in Florida.
Dopo la morte il suo corpo venne cremato, le sue ceneri vennero prese da Dawn Botkins, un'amica d'infanzia, e portate nella sua città natia nel Michigan e sparse sotto un albero. Chiese che al suo funerale fosse suonata la canzone di Natalie Merchant, Carnival, e questo fu ciò che disse Natalie:
«Quando il regista Nick Broomfield ha inviato un montaggio provvisorio del film, ero così turbata dalla materia che non potevo nemmeno guardare. Aileen Wuornos ha vissuto una vita di torture (subite e inflitte) che va oltre i miei peggiori incubi. È stato quando mi hanno detto che Aileen aveva trascorso molte ore ad ascoltare il mio album Tigerlily mentre era nel braccio della morte e aveva chiesto che al suo funerale fosse suonata la canzone Carnival, che ho dato il permesso per l'utilizzo del brano. Se le ha dato conforto, devo esserne grata.»


mercoledì 6 marzo 2019

Jack the Ripper: lo squartatore di Whitechapel


Jack the Ripper
Jack lo squartatore (Jack the ripper in inglese) è l'appellativo dato a uno sconosciuto assassino seriale che tra l'estate e l'autunno del 1888 agì nel degradato quartiere londinese di Whitechapel e nei distretti adiacenti. Il nome è tratto dalla firma in calce del serial killer in una lettera pubblicata al tempo delle uccisioni e indirizzata alla Central News Agency da un soggetto anonimo che si dichiarava essere l'assassino. A Jack lo squartatore sono state attribuite ufficialmente cinque vittime, mentre il numero di omicidi ricondotti dagli studiosi alla sua attività criminale varia tra quattro e sedici.
Il suo modus-operandi prevedeva vittime esclusivamente femminili scelte tra le prostitute della zona di Whitechapel che assassinava tramite sgozzamento, per poi infierire sui loro corpi mutilandoli e asportandone organi interni.
Le cinque vittime accertate:
v  Mary Ann Nichols, 43 anni. Fu la prima vittima accertata e venne ritrovata il 31 agosto 1888 alle 3:45 del mattino in Buck's Row, di fronte a uno dei tanti mattatoi del quartiere. La vittima presentava la gola recisa fin quasi alla decapitazione, poiché il taglio intaccava le vertebre del collo e decine di fendenti sul ventre, dai quali fuoriusciva in parte l'intestino. Gli organi genitali presentavano gravissime lesioni da taglio, probabilmente inferte di punta. Dopo all'autopsia si ipotizzò che l'assassino fosse mancino, ma ciò in seguito venne smentito.
v  Annie Chapman, 46 anni. È la seconda vittima ufficiale. Il suo corpo fu ritrovato l'8 settembre 1888 da un fattorino nel cortile al numero 29 di Hanbury Street a Whitechapel. Il cadavere giaceva steso tra una porta e la palizzata in uno spazio di circa ottanta centimetri. La gola era squarciata e la testa era quasi del tutto recisa dal busto, il ventre era aperto: gli intestini erano appoggiati sulla spalla destra, mentre la vagina, l'utero e due terzi della vescica erano stati asportati. Ai piedi della vittima furono rinvenute alcune monete e un pezzo di una lettera insanguinata datata 20 agosto. Un inquilino della casa accanto, oltre la palizzata, affermò di aver sentito il grido di una donna, «No!», ma che non aveva avuto il coraggio di sporgere la testa e guardare. Il giorno dopo una bambina riferì alla polizia di aver visto una striscia di sangue in un cortile poco distante dal luogo del delitto e gli investigatori conclusero che probabilmente era la traccia lasciata dall'assassino, che era solito portare con sé un macabro trofeo asportato alla vittima, ma l'indizio non fu approfondito neanche successivamente. Per questo omicidio fu arrestato John Pizer, un ebreo proprietario di una bottega per la lavorazione del cuoio nel quartiere, a causa di un grembiule di cuoio trovato nei pressi del luogo del delitto. Pizer, soprannominato fino alla sua identificazione come Leather Apron ("grembiule di cuoio"), fu scagionato il giorno dopo, quando si scoprì che il grembiule apparteneva a un inquilino del palazzo in cui era stato consumato l'omicidio, che era stato lavato e appeso ad asciugare. Pizer fu trattenuto in cella ancora per un altro giorno a causa della folla inferocita che voleva linciarlo.
L'assassino rimaneva ignoto e la polizia non aveva alcun sospettato: supponeva che fosse un pazzo fanatico o un maniaco sessuale con alcune discrete conoscenze di anatomia. Gli unici indizi che sembravano accomunare le deposizioni dei testimoni erano una valigetta nera e un cappello alla Sherlock Holmes.
v  Elizabeth Stride, 27 anni. Il suo cadavere fu rinvenuto da un cocchiere il 30 settembre intorno all'una di notte all'interno di un portone lungo la Berner Street (oggi Henriques Street), presso il cortile di un circolo di ebrei e tedeschi, dove oggi sorge la Harry Gosling Primary School. Presentava solo un profondo taglio alla gola, dal quale fuoriusciva ancora molto sangue, come dichiarò il cocchiere. La polizia ne concluse che l'arrivo di quest'ultimo avesse disturbato l'assassino, che non ebbe modo di infierire sulla donna completando il suo macabro rituale.
v  Catherine Eddowes. Il suo corpo fu ritrovato lo stesso 30 settembre in Mitre Square in un lago di sangue e in posizione supina, come tutte le altre vittime. La donna era stata sottoposta a un vero e proprio martirio dall'assassino, che non essendo riuscito a infierire sulla vittima precedente avrebbe cercato una seconda vittima su cui accanirsi. Il volto era completamente sfigurato e irriconiscibile se non per il colore degli occhi. Naso e lobo dell'orecchio sinistro erano stati asportati, così come la palpebra dell'occhio destro, solcata da profondi tagli. Il volto era sfigurato con un taglio a "V" sulla parte destra e con numerosi tagli sulle labbra, tanto profondi da mostrare le gengive. Il corpo era sventrato da un enorme e unico taglio verticale che dall'inguine arrivava fino alla gola: lo stomaco e gli intestini erano stati estratti e appoggiati sulla spalla destra, il fegato appariva tagliuzzato, il rene sinistro e gli organi genitali erano stati portati via. La vittima era stata come di consueto sgozzata quasi fino alla completa decapitazione.
v  Mary Jane Kelly. Lei è l'ultima vittima attribuita a Jack lo squartatore e il suo omicidio è considerato il più orribile tra tutti quelli attribuiti all'assassino seriale. Il suo corpo fu scoperto il 9 novembre 1888 poco dopo le 10:45. Giaceva sul letto della camera d'affitto dove la donna viveva al numero 13 di Miller's Court, vicino a Spitalfields Market. La sua gola era squarciata, il viso severamente mutilato e irriconoscibile, il petto e l'addome aperti, molti organi interni erano stati rimossi, il fegato giaceva tra le gambe e l'intestino arrotolato presso le mani, i muscoli che ricoprivano gli arti erano stati asportati, il cuore non fu trovato, anche se nel “Il grande libro dei misteri irrisolti” di Colin Wilson si legge che fosse su un cuscino, disposto come un macabro trofeo. I vicini riferirono di aver sentito una donna singhiozzare «Murderer!» («Assassino!») intorno alle 4 del mattino e a quell'ora fu fatta risalire la morte.
Altre possibili vittime sono:
*Una sconosciuta assassinata il 26 dicembre 1887 tra le vie Osborne e Wentworth.
*Emma Elizabeth Smith: vedova di 45 anni, che nelle prime ore della mattina del 3 aprile 1888 fu aggredita in Osborne Street, brutalmente percossa e stuprata con uno strumento non affilato che provocò la rottura del perineo. Riuscì a tornare alla locanda in cui risiedeva, ma lamentando forti dolori al basso ventre. Nonostante il ricovero al London Hospital, in seguito morì per le gravi lesioni interne riportate. La maggior parte dei cronisti propende a escluderla dal numero delle vittime di Jack lo squartatore: sebbene il periodo dell'aggressione e la tipologia della vittima, che era una prostituta, coincidano, Smith dichiarò di essere stata aggredita da tre individui e morì di peritonite.
*Martha Tabram: prostituta di 39 anni, fu ritrovata il 6 agosto 1888 alle 4.45 del mattino sulle scale di una palazzina in George Yard (l'odierna Gunthorpe Street). Il suo corpo presentava un gran numero di ferite da taglio nella parte inferiore del corpo: per il coroner non meno di trentanove lesioni, anche se alcuni giornali del tempo scrissero di venti. L'esame post-mortem rivelò l'uso di due differenti tipi di lama.
*Il 9 agosto 1888 una prostituta di nome Mary Ann Connelly, anche conosciuta come Pearly Poll, si presentò alla polizia riferendo che la notte dell'omicidio era stata in compagnia della vittima e di due soldati del reggimento Coldstream Guards. Pearly Poll però non fu in grado di identificare con certezza i due uomini tra gli appartenenti al reggimento, che non erano in servizio la notte del delitto e la pista investigativa si perse nel nulla. Data la ferocia dell'aggressione e la tipologia della vittima, molti studiosi tendono a indicare Martha Tabram come una possibile vittima di Jack lo squartatore.
*Rose Mylett: fu ritrovata accoltellata il 20 dicembre 1888 sul largo di una scala di un gruppo di case operaie in Commercial Street. Il cadavere presentava trentanove ferite.
*Alice McKenzie: prostituta di 40 anni, fu ritrovata la notte del 17 luglio 1889 dall'agente Joseph Allen, di ronda nell'area di Whitechapel High Street, che si era fermato per qualche minuto sotto un lampione in Castle Alley per un veloce spuntino. Il vicolo alle 00.15 del mattino era deserto e la sua ronda lo riportò nello stesso punto circa 35 minuti dopo alle 00.50, quando a pochi passi dal lampione sotto il quale aveva sostato poco prima vide il corpo di una prostituta, la cui gola era stata recisa con due tagli da sinistra a destra. Secondo il medico legale erano pugnalate più che tagli netti, piuttosto simili a quelle riscontrate nelle cinque vittime "canoniche". L'addome della vittima aveva subito mutilazioni, anche se in misura molto minore rispetto ai casi attribuiti a Jack lo squartatore. Sul caso di Alice McKenzie i pareri sono discordi, tanto degli investigatori vittoriani quanto degli autori moderni.
*Un tronco umano femminile fu ritrovato il 10 settembre 1889 vicino alle vie Osborne e Wentworth.
*Frances Coles: prostituta di 26 anni, fu ritrovata alle 2.15 del mattino del 13 febbraio 1891 dall'agente Ernest Thompson. Di ronda lungo Chamber Street udì davanti a lui un rumore frettoloso di passi e vide la figura indistinta di un uomo che si allontanava in direzione di Mansell Street. Dopo pochi passi in un buio passaggio che collegava Chamber Street con Royal Mint Street, conosciuto all'epoca come Swallow Gardens, vide distesa a terra una prostituta, dalla cui gola squarciata fuoriusciva ancora sangue. Una volta chinatosi su di lei l'agente le vide aprire e chiudere un occhio: trovandosi di fronte a una vittima ancora in vita non poté inseguire il presunto aggressore e si limitò a chiamare aiuto con il fischietto in dotazione, ma Frances Coles morì poco dopo sul lastricato di Swallow Gardens. L'esame post-mortem riscontrò che la gola era interessata da tre lacerazioni, la prima da sinistra a destra, la seconda da destra a sinistra, l'ultima nuovamente da sinistra verso destra. Le ferite sulla parte posteriore del cranio suggerivano che la vittima fosse stata scaraventata a terra prima di essere colpita e non vi era traccia di mutilazioni post-mortem. In un primo momento la polizia sospettò di Tom Sadler, il convivente della donna, che si rivelò in seguito estraneo ai fatti. Sul caso di Frances Coles i pareri, tanto degli investigatori vittoriani quanto degli autori moderni, sono discordi. Il tipo di ferita alla gola ricorda il modus operandi di Jack lo squartatore, mentre l'assenza di mutilazioni addominali potrebbe essere dovuta all'arrivo dell'agente Thompson, che avrebbe messo in fuga l'assassino, come si pensa possa essere avvenuto nel caso di Elizabeth Stride nel 1888.
Durante il periodo in cui sono avvenuti i delitti la polizia e i giornali hanno ricevuto innumerevoli lettere riguardanti il caso. Alcune erano di persone ben intenzionate, che fornivano informazioni per la cattura dell'assassino; tuttavia la maggioranza sono state considerate inutili e di conseguenza ignorate. Le più interessanti erano le centinaia scritte da persone che si dichiaravano l'assassino, sebbene la maggior parte sono state considerate non attendibili. Molti esperti ritengono che nessuna di esse fosse autentica, ma tra quelle considerate come probabilmente genuine, sia dalle autorità del tempo che da quelle moderne, tre in particolare sono importanti: The "Dear Boss" Letter, datata 25 settembre 1888 e ricevuta dalla Central News Agency il 27 settembre 1888, è la prima che riporta la firma "Jack lo Squartatore" (in inglese Jack the Ripper). La polizia non ritenne la lettera autentica e non le diede rilevanza; The "Saucy Jack" postcard, ricevuta il 1º ottobre 1888, scritta in uno stile simile alla Dear Boss Letter. L'autore della cartolina minaccia la futura uccisione di due vittime temporalmente vicine: «doppio evento questa volta». Nella notte del 30 settembre 1888 nel giro di un'ora vengono rinvenuti i corpi di due vittime, Elizabeth Stride e Catherine Eddowes; The "From hell" letter, ricevuta il 16 ottobre 1888 da George Lusk, capo della commissione di vigilanza di Whitechapel. La lettera era accompagnata da una piccola scatola contenente la metà di un rene umano, conservato in alcol etilico. Uno dei reni della Eddowes era stato rimosso dal cadavere: il medico che esaminò il rene inviato con la lettera ha determinato una somiglianza con quello sottratto a Catherine Eddowes. La lettera e il rene andarono successivamente perduti insieme ad altro materiale sul caso.
Su incarico degli investigatori il dottor Thomas Bond cercò di redigere un profilo della personalità criminale di Jack lo squartatore. In qualità di medico forense assistette all'autopsia di Mary Jane Kelly, ultima delle cinque vittime canoniche. Nelle sue note, datate 10 novembre 1888, attribuì natura sessuale agli omicidi, pur senza violenza sessuale, associata a elementi collerici e di apparente misoginia. Cercò altresì di ricostruire l'omicidio e di interpretare lo schema comportamentale del criminale. Delineò un primo profilo comprendente i suoi tratti fondamentali che usò per collaborare alle indagini. Il profilo evidenziava come gli omicidi fossero stati commessi da un solo individuo maschio fisicamente prestante, audace e imperturbabile al tempo stesso. Lo sconosciuto sarebbe apparso innocuo, forse un uomo di mezza età e ben vestito, probabilmente con un mantello, per nascondere i sanguinosi effetti dei suoi attacchi. Ipotizzò anche che il soggetto soffrisse di una condizione chiamata satiriasi, una devianza sessuale oggi identificata come ipersessualità o promiscuità, ma che non possedesse alcuna conoscenza anatomica: non poteva dunque essere un chirurgo né, per esempio, un macellaio, in quanto non vi era precisione nei tagli. Bond concluse che lo stesso criminale fosse il responsabile dell'assassinio di Alice McKenzie. Altri invece lo indicarono come un individuo più giovane in età. Alle indagini scientifiche forensi collaborò anche un altro medico, Joseph Bell, che avrebbe ispirato ad Arthur Conan Doyle la figura di Sherlock Holmes. I moderni profiler dell'FBI hanno realizzato il seguente profilo: «[...] individuo maschio bianco, di età compresa fra i 28 e i 36 anni, con un'infanzia caratterizzata da una figura paterna assente o passiva. L'omicida probabilmente viveva o lavorava nell'area di Whitechapel ed esercitava una professione in cui poteva legalmente soddisfare le sue tendenze distruttive ma comunque di modesta estrazione sociale, probabilmente era l'assistente di un medico o forse esercitava un lavoro umile come il macellaio o l'artigiano. L'omicida molto probabilmente aveva un qualche difetto fisico o forse era afflitto da qualche grave malattia, entrambi condizioni che potrebbero aver causato in lui una grande frustrazione o rabbia». La concentrazione degli omicidi durante i fine settimana e le zone in cui ha colpito l'assassino, a pochi isolati di distanza l'una dall'altra, hanno fatto facilmente concludere che lo squartatore avesse un impiego regolare nel quartiere. Altri hanno sospettato che l'assassino fosse un uomo di alta classe borghese, forse un medico, o un aristocratico, che si era stabilito nel quartiere di Whitechapel alla ricerca di una zona più adatta dove compiere i suoi crimini. Le teorie sull'identità proposte anni dopo gli omicidi hanno incluso praticamente chiunque fosse stato collegato anche lontanamente al caso, così come molti personaggi famosi che non erano mai stati considerati nelle indagini della polizia vittoriana. Fra i sospettati dell'odierna polizia britannica tre fanno parte di un memorandum del 1894 di Sir Meville Macnaghten (maggiore investigatore dell'epoca): Montague John Druitt, Michael Ostrog e Aaron Kosminski. Le autorità non si trovano d'accordo su una soluzione univoca e il numero dei sospettati supera il centinaio. Agli inizi degli anni novanta del XX secolo fu rinvenuto e pubblicato un presunto diario di Jack lo squartatore. Inizialmente ritenuto un sicuro falso, fu rivalutato dal documentarista della BBC Paul H. Feldman. Nel suo libro The Final Chapter (1998), resoconto dell'indagine triennale condotta sul diario dal suo gruppo di studiosi, Feldman identifica Jack lo squartatore con James Maybrick, un commerciante di cotone di Liverpool, che figurava tra gli indiziati, poi ucciso dalla moglie Florence. Nel 2014 alcuni giornali hanno riportato che dalla comparazione del DNA ricavato dal sangue rappreso su una sciarpa trovata vicino alla quarta vittima (Catherine Eddowes) e i discendenti dei sospettati si era arrivati a identificare con certezza l'assassino in un barbiere ebreo-polacco di nome Aaron Kosminsky. L'uomo ha trascorso la parte finale della sua vita in un manicomio a causa della sua schizofrenia ed è morto nel 1919 per una cancrena alla gamba. Tuttavia la comparazione non è stata ritenuta attendibile o incontrovertibile come inizialmente affermato a causa di alcuni errori durante la procedura di analisi genetica dei campioni estratti dalla sciarpa e pertanto l'identità dell'assassino di Whitechapel rimane ancora avvolta nel mistero.