ShadowsofSecrets: giugno 2019

Visualizzazioni totali

venerdì 21 giugno 2019

Sirena


Sirena
Una sirena è una creatura leggendaria acquatica, con l'aspetto di donna nella parte superiore del corpo e di pesce in quella inferiore, che appare principalmente nel folclore europeo, ma che trova comunque figure affini in altre culture. Da tener presente che tale sirena del folclore e della letteratura fantasy si discosta totalmente dalle sirene divine della mitologia e della religione greca, iconograficamente rappresentate con l'aspetto di donna nella parte superiore del corpo e di uccello in quella inferiore, a cui dobbiamo l'origine stessa del termine.
Le sirene sono convenzionalmente raffigurate come belle ragazze dai lunghi capelli dorati e fluenti, con una lunga coda di pesce al posto delle gambe. A volte sono associate ad eventi pericolosi come tempeste e annegamenti, mentre in altre tradizioni popolari (o talvolta all'interno della stessa tradizione) sono creature gentili e benevoli, che offrono doni o si innamorano di esseri umani.
La sirenomelia, conosciuta anche con il nome di sindrome della sirena, è una rara malformazione congenita nella quale gli arti inferiori sono fusi insieme, assumendo così le sembianze della coda di pesce di una sirena.
Spesso le navi antiche avevano sulla prua una polena (figura di legno scolpita) raffigurante una sirena, come se gli uomini di mare volessero scongiurare l'ostilità di queste creature acquatiche, attraverso questo singolare omaggio. A metà del XIX secolo, la sirena divenne la polena più comune, venendo usata come talismano contro le tempeste. In ambito artistico e in araldica, l'equivalente maschile della sirena è il tritone.
In Irlanda è famosa la leggenda di Li Ban, la “sirena santa”. Li Ban, giovane figlia di un Re, si ritrovò trasformata in una sirena immortale, con la coda di salmone, a causa di un'inondazione. Dopo 300 anni dei monaci trovarono la sirena, e la battezzarono secondo il rito cristiano. Uno dei monaci le propose una scelta: vivere per altri 300 anni oppure morire per essere subito beatificata. Li Ban sacrificò la sua immortalità per salire in paradiso.
Nella mitologia scozzese Ceasg è una sirena dalla coda di salmone che, se catturata, in cambio della libertà esaudisce tre desideri. Tuttavia chi se ne innamora è destinato a disperdersi nelle profondità marine.
Nella St. Senara's Church, chiesa di San Senara del XII secolo, a Zennor Churchtown, Cornovaglia, si trova una delle più note rappresentazioni di una sirena, una scultura lignea in altorilievo, sul lato di una sedia, un simbolo che ha avuto diverse interpretazioni da parte dei fedeli medievali.
In Cornovaglia la leggenda locale, La leggenda della sirena di Zennor sostiene che questa figura commemora un evento reale dalla storia parrocchiale, quando il canto di un corista di nome Mathew Trewhella, avrebbe adescato una sirena a giungere a terra dalle profondità del mare. Secondo il racconto ogni domenica essa si sedeva in fondo alla chiesa, incantata dalla sua bella voce. Un giorno, non più contenendo la sua infatuazione, lo portò al piccolo ruscello che scorre ancora attraverso il centro del paese e porta in mare a Cove Pendour nelle vicinanze. Mathew Trewhella non fu mai più visto. Nelle calde serate estive, a piedi nella pittoresca insenatura ora chiamata "Mermaid Cove", si dice che si sentano i due amanti cantare felici insieme, e le loro voci passano ascoltabili attraverso il fragore delle onde che si infrangono.
Una delle leggende legate alla città di Varsavia racconta che molto tempo fa c'erano due sirene, tra loro sorelle, che nuotavano dalla loro casa negli abissi, alle sponde del Mar Baltico. Erano creature veramente molto belle anche se avevano al posto delle gambe la coda di pesce. Una delle due decise di allontanarsi nuotando verso lo stretto di Danimarca e oggi la si può ammirare seduta su uno scoglio all'ingresso del porto di Copenaghen. L'altra nuotò fino alla città costiera di Danzica e da lì continuò risalendo il fiume Vistola. Probabilmente proprio ai piedi di quella che oggi è la Città Vecchia c'è il luogo in cui uscì dall'acqua per riposarsi sulla riva sabbiosa e il posto le piacque talmente che decise di stabilirsi. I pescatori che vivevano nella zona ben presto si accorsero che quando pescavano qualcuno agitava le acque del fiume aggrovigliando le reti e liberando i pesci che vi si erano impigliati. Decisero allora di dare la caccia al colpevole e farla finita con questi danneggiamenti una volta per tutte; ma quando sentirono il canto della sirena, se ne innamorarono, rinunciando ai loro propositi. Da quel momento, la sirena ogni sera intratteneva i pescatori con le sue meravigliose canzoni, finché un giorno un ricco mercante, che passeggiava lungo la riva del fiume, posò lo sguardo sull'affascinante creatura. Subito pensò che, se l'avesse catturata, avrebbe potuto guadagnare molto denaro, esibendola alle fiere. Il mercante mise in atto velocemente il suo piano malvagio: con un trucco catturò la sirena, e la rinchiuse in una baracca di legno senza accesso all'acqua. I pianti della bella donna-pesce arrivarono a un giovane bracciante, figlio di un pescatore, che con l'aiuto di un amico una notte riuscì a liberarla. La sirena, riconoscente dell'aiuto ottenuto dagli abitanti della città, promise che, se mai fossero stati in pericolo, lei sarebbe tornata per proteggerli.
Secondo una leggenda veneta Manfredo dei Monticelli era un conte venticinquenne da tempo affetto da una grave malattia. La notte di San Giovanni egli si recò sulle sponde del lago di Lispida per togliersi la vita, ma all'improvviso una ragazza con la coda di pesce emerse dalle acque. Manfredo rimase molto affascinato dalla bella sirena e le raccontò la sua triste storia. Allora la creatura acquatica prese del fango magico e lo spalmò sul corpo di Manfredo, che improvvisamente guarì. I due si innamorarono follemente. Si dice che la notte di San Giovanni dal lago di Lispida si possa ancora udire la voce melodiosa della sirena.
In Cantabria è famosa la storia della Sirenuca, una sirena che un tempo era umana. Sua madre, stufa di essere disobbedita, le gridò: «Che Dio ti faccia diventare un pesce!», e così la ragazza venne trasformata in una sirena. Da allora la Sirenuca, con il suo canto melodioso, avverte i marinai se sono troppo vicini alle scogliere.
In alcuni racconti antichi provenienti dalla Cina, le lacrime delle sirene si trasformano in perle preziose.
Un racconto di origine messicana, narrato nel sud del Texas, parla di una giovane ragazza disubbidiente trasformata in sirena. Si tratta di un racconto usato come strumento educativo, passato di madre in figlia.
Sirene e Tritoni sono figure molto popolari nel folclore filippino, dove sono localmente noti rispettivamente come Sirena e Siyokoy. Dugonghi, tartarughe marine e piccoli cetacei come i delfini, accompagnano solitamente la Sirena filippina.
Mami Wata è una sirena con poteri magici, venerata in molti paesi africani, nei Carabi, in Brasile e anche in Europa. Secondo i suoi adepti, vive in una bellissima città situata nel fondo del mare, ma accettare il suo invito ad abitare la città, significa accettare di abbandonare la propria vita e venire trascinati per sempre negli abissi dell'oceano.
Nel corso della storia ci sono stati molti presunti avvistamenti di sirene.
Nel 1493 Cristoforo Colombo ha riportato di aver avvistato delle sirene mentre era in mare. Colombo scrisse nel diario di bordo: «non erano così belle come vengono dipinte, anche se in qualche misura hanno un aspetto umano in volto». Annotò inoltre di aver visto creature simili al largo della costa dell'Africa occidentale.
Nel 1614 il capitano John Smith di Jamestown, conosciuto per la breve collaborazione avuta con la nativa americana Pocahontas, riportò di aver visto una sirena al largo della costa del Massachusetts. Smith scrisse che «la parte superiore del suo corpo è perfettamente simile a quello di una donna e stava nuotando con tutta la possibile grazia vicino alla riva». Aveva «grandi occhi un po' troppo rotondi, un naso finemente formato (un po' troppo corto), orecchie ben fatte, un po' lunghe e i suoi lunghi capelli verdi le impartivano un carattere curioso tutt'altro che poco attraente».
Nel 1857 Il The Shipping Gazette riferì che marinai scozzesi avevano individuato una creatura al largo delle coste della Gran Bretagna. John Williamson e John Cameron hanno dichiarato: «Abbiamo visto distintamente un oggetto a circa sei metri di distanza da noi nella forma di una donna, con seno pieno, carnagione scura, volto avvenente e bei capelli cadenti in riccioli sul collo e le spalle. Era circa a metà distanza tra il fondale e la superficie, ci guardava e scuoteva la testa. Il tempo era bello, abbiamo osservato la scena completa per tre o quattro minuti».
Nel 2009 I rapporti provenienti da decine di persone che hanno avvistato sirene hanno stimolato l'amministrazione comunale di Kiryat Yam, vicino a Haifa, che ha deciso di offrire un milione di dollari a chiunque possa dimostrare con foto o filmati che esistano le sirene. «Molte persone ci dicono di essere sicuri di aver visto una sirena e sono tutti indipendenti l'uno dall'altro», ha detto il portavoce del Consiglio Natti Zilberman a Sky News. «La gente dice che sono metà ragazza, metà pesce, che saltano come delfini. Fanno tutti i tipi di mosse e poi scompaiono».
Ci sono diverse spiegazioni sul mito delle sirene: ad esempio è che i marinai scambiassero la sagoma di una foca monaca per un corpo femminile dalla metà di pesce. Il canto serviva a spiegare i canti dei gabbiani o delle berte. Per quanto riguarda le sirene avvistate da Colombo in America, è possibile che fossero in realtà lamantini o dugonghi.


Charles Ponzi: Schema Ponzi


Charles Ponzi: Schema Ponzi
Charles Ponzi, nato Carlo Ponzi (Lugo, 3 marzo 1882 – Rio de Janeiro, 18 gennaio 1949), è stato un truffatore italiano. Registrato all'anagrafe con il nome di Carlo Pietro Giovanni Guglielmo Tebaldo Ponzi, tra i molti nomi che adottò per mettere in atto le sue operazioni ci sono Charles Ponci, Charles P. Bianchi, Carl e Carlo. Emigrato negli Stati Uniti, divenne uno dei più grandi affaristi truffatori della storia americana. Divenne famoso per aver utilizzato su larga scala una tecnica da lui stesso ideata. Le sue truffe ebbero una notevole risonanza sui mezzi d'informazione, che denominarono la tecnica da lui adottata «Schema Ponzi».
Ancora oggi lo Schema Ponzi è in uso in numerose versioni moderne che fanno uso della posta elettronica.
I primi anni della vita di Ponzi sono difficili da ricostruire, anche a causa della sua propensione a inventare e abbellire gli eventi. Nato a Lugo, in provincia di Ravenna, il 3 marzo del 1882, trascorre l'adolescenza a Parma, dove in seguito trova un impiego alle Poste. Si iscrive da lì a poco all'Università La Sapienza di Roma. Si inserisce in un giro di studenti che considerano il periodo universitario come una "vacanza di quattro anni"; Ponzi li segue in giro per bar e teatri. A un certo punto, a corto di fondi, abbandona l'università e si imbarca per Boston.
Secondo quanto riportato dallo stesso Ponzi, arriva negli Stati Uniti nel 1903 con soli due dollari e cinquanta centesimi in tasca, dopo aver perso in scommesse tutti i risparmi di una vita durante il viaggio in nave. Impara presto l'inglese e trascorre gli anni seguenti facendo alcuni lavoretti lungo la East Coast. Alla fine trova impiego come lavapiatti in un ristorante, dove la notte dorme sul pavimento. Riesce a farsi promuovere cameriere, ma viene presto licenziato per piccoli furti e perché imbrogliava i clienti sul resto.
Nel 1907 si sposta a Montréal (Canada), dove diventa consulente del Banco Zarossi, giovane banca fondata da Luigi "Louis" Zarossi per gestire i risparmi degli immigranti italiani che arrivano in città. Zarossi garantisce un tasso d'interesse del 6% sui depositi, doppio del tasso corrente, e questo consente una crescita molto rapida della banca. Ponzi scopre che in realtà la banca versa in gravi difficoltà economiche, a causa di alcuni prestiti immobiliari sbagliati, e che Zarossi riesce a pagare gli interessi non attraverso gli utili realizzati sul capitale investito, ma utilizzando i depositi dei nuovi correntisti. La banca alla fine fallisce e Zarossi fugge in Messico con gran parte del denaro.
Ponzi rimane a Montréal e, per qualche tempo, vive nella casa di Zarossi, aiutandone la famiglia. Avendo intenzione di ritornare negli Stati Uniti, cerca di racimolare i soldi per il viaggio. Alla fine, mentre si trova negli uffici di uno degli ex clienti di Zarossi, trovando un libretto di assegni incustodito, ne stacca uno intestandoselo per $423,58 e falsifica la firma di uno dei direttori della compagnia. Scoperto dalla polizia, che aveva notato le ingenti spese effettuate subito dopo la riscossione dell'assegno, Ponzi, mostrando i polsi, si afferma colpevole. Finisce in una prigione del Québec, dove trascorre tre anni come detenuto numero 6660. In una lettera dice alla madre di aver trovato lavoro come "assistente speciale" di una guardia carceraria.
Dopo il rilascio, nel 1911, decide di ritornare negli Stati Uniti, ma si trova coinvolto in un progetto di immigrazione clandestina di italiani. Viene scoperto e trascorre altri due anni in un carcere di Atlanta. Diventa traduttore della guardia carceraria, che stava intercettando le lettere del famoso gangster Ignazio "the Wolf" Lupo.
Lo schema prevedeva 4 fasi: Fase A. Al potenziale cliente viene promesso un investimento con rendimenti superiori ai tassi di mercato, in tempi ravvicinati. Fase B. Dopo poco tempo viene restituita parte della somma investita, facendo credere che il sistema funzioni veramente. Fase C. Si sparge la voce dell'investimento molto redditizio; altri clienti cadono nella rete. Si continuano a pagare gli interessi con i soldi via via incassati (la finanziaria ha capitale sociale zero, ma gli investitori non lo sanno). Fase D. Lo schema si interrompe quando le richieste di rimborso superano i nuovi versamenti.
Cominciano ad avvertirsi i primi segnali del fallimento finale: un rivenditore di mobili, che ne aveva venduti alcuni a Ponzi quando questi non poteva permettersi di pagare, lo cita in giudizio per il dovuto. Ponzi vince la causa, ma le persone cominciano a chiedersi come egli abbia fatto da nullatenente a diventare un milionario in così poco tempo. Alcuni investitori decidono così di ritirare i loro fondi dalla Securities Exchange Company. Ponzi li remunera profumatamente e la corsa all'uscita dalla compagnia si esaurisce. Di fatto, il 24 luglio 1920, il Boston Post pubblica un articolo positivo su Ponzi e il suo schema, che riesce a fare incetta di fondi come mai prima d'allora. In quel periodo Ponzi riesce a raccogliere 250.000 dollari al giorno. Ma uno dei redattori del Post, non convinto, ingaggia un investigatore per fare luce sulla società di Ponzi.
Frattanto, la Securities Exchange Company è sotto sorveglianza anche dello Stato del Massachusetts, e Ponzi incontra gli ispettori proprio il giorno della pubblicazione dell'articolo. Ponzi conta di distogliere temporaneamente i funzionari dai libri contabili della società offrendosi di sospendere la raccolta durante le indagini. L'offerta di Ponzi seda momentaneamente i sospetti degli ispettori.
Ponzi nel frattempo è in cerca di un'idea per poter uscire dalla trappola dorata in cui si è cacciato, ma il tempo scorre veloce. Il 26 luglio il Post inizia la pubblicazione di una serie di articoli che pongono seri dubbi sulle operazioni della sua macchina per far soldi. Il Post contatta Clarence Barron, noto analista finanziario, per esaminare lo schema di Ponzi. Barron osserva che, nonostante i rendimenti fantastici realizzati dalla Securities Exchange Company, Ponzi non sta investendo nella società. L'analista nota poi che le attività della Securities Exchange Company avrebbero dovuto mettere in circolazione 160.000.000 di Buoni di risposta internazionale, mentre ne risultano in circolazione solo 27.000, e le Poste statunitensi affermano che non ci sono stati acquisti ingenti di buoni né in patria né all'estero. Inoltre, se è vero che il margine lordo di profitto nella compravendita di ciascun buono è enorme, gli overhead (le spese generali) che occorre affrontare per gestire l'acquisto e il successivo riscatto di tutti i buoni, ciascuno di valore estremamente basso se preso individualmente, sono tali da erodere gran parte dei profitti.
Gli articoli causano un'ondata di panico tra coloro che hanno investito nella compagnia. Ponzi risarcisce $2.000.000 in soli tre giorni alla folla assiepata davanti al suo ufficio. Ponzi esce tra la folla, discute con le persone, offre caffè e ciambelle e le rassicura dicendo che non hanno niente da temere. Molti cambiano idea e lasciano i loro risparmi presso di lui.
Frattanto, i dirigenti delle Poste annunciano un cambiamento nei tassi di conversione postale, il primo da prima dell'inizio della guerra. Tuttavia, nell'annuncio viene dichiarato che i nuovi tassi non sono dovuti a nessuno schema posto in essere da individui o società al fine di lucrare sulle differenze nei tassi di cambio.
Ponzi accumula denaro, ma solo aumentando le passività. Ad un certo punto, in un'ottica truffaldina la cosa più logica sarebbe stata quella di trasportare il denaro fuori dagli USA, dove le autorità non sarebbero riuscite a recuperarlo. Invece Ponzi resta fermo e continua a rimborsare gli investitori. Vuole sembrare il più onesto possibile e, stando alla sua autobiografia, spera sempre di riuscire a utilizzare il tesoro accumulato per iniziare un commercio legale che avrebbe generato rendimenti tali da permettergli di rimborsare gli investitori e far arricchire tutti.
Nel frattempo, Ponzi aveva assunto un agente pubblicitario, un certo James McMasters, il quale presto diventa diffidente dei discorsi senza fine di Ponzi sui buoni, visto anche il fatto che Ponzi era sotto inchiesta. Va al Post, dove dice che Ponzi è finanziariamente un folle. Il giornale gli offre cinquemila dollari per la sua storia ed esce con un articolo in prima pagina il 2 agosto in cui si dichiara che Ponzi è irrimediabilmente insolvente e sull'orlo della bancarotta. Il 10 agosto gli agenti federali irrompono nella società e ne ordinano la chiusura, assieme alla Hanover Trust Bank. Non viene trovato nessuno stock consistente di buoni.
Il Post continua i suoi articoli. In uno di questi vengono mostrati la fedina penale di Ponzi e i primi piani del suo volto sorridente scattati durante l'arresto in Canada. Il 13 agosto Ponzi viene arrestato. Tra i suoi capi d'accusa si contano 86 frodi.
Nonostante tutto, molte persone credono ancora in Ponzi e se la prendono con gli ispettori federali che hanno indagato su di lui. Circa 40.000 persone avevano investito milioni nella società di Ponzi. Secondo le stime finali si tratta di circa 15 milioni di dollari (140 milioni di dollari ai prezzi del 2006).
Il 1º novembre 1920, Ponzi è dichiarato colpevole di frode postale e condannato alla pena di cinque anni da scontare in una prigione federale. Viene rilasciato dopo tre anni e sei mesi. Viene condannato ad altri nove anni dalle autorità del Massachusetts.
In attesa del processo di appello, paga la cauzione e una volta libero si trasferisce in Florida, dove, sotto falso nome (Charles Borelli), organizza una nuova truffa (del genere scam). Compra dei terreni a 16 dollari l'acro, suddivide ogni acro in ventitré lotti e vende ciascun lotto a 10 dollari, promettendo agli acquirenti rendimenti favolosi.
Le autorità della Florida si accorgono presto dello scam organizzato da Ponzi e lo arrestano per frode, condannandolo ad un anno di reclusione. Ancora una volta, il 3 giugno 1926 Ponzi esce su cauzione e scappa in Texas, dove, rasatosi i capelli e fattosi crescere i baffi, cerca di imbarcarsi su un nave mercantile diretta in Italia. Ma il 28 giugno viene scoperto e catturato nel porto di New Orleans. Scrive un telegramma al Presidente Calvin Coolidge chiedendo di essere espatriato, ma la sua richiesta viene rifiutata e Ponzi viene rispedito a Boston per finire di scontare la sua pena.
Nel frattempo, gli ispettori governativi stanno cercando di ricostruire i bilanci di Ponzi, per capire quanto denaro avesse raccolto e dove fosse andato. Ma una stima precisa non è mai stata raggiunta.
Ponzi viene rilasciato il 7 ottobre 1934, dopo aver scontato sette anni di carcere. È immediatamente espatriato e ricondotto in Italia, non avendo mai ottenuto la cittadinanza statunitense. All'uscita della prigione una folla inferocita lo attende. Prima di andarsene dice ai giornalisti lì presenti: "Cercavo guai, e li ho trovati."
Rose, la moglie, decide di rimanere a Boston, di non seguirlo in Italia e chiede il divorzio.
In Italia, Ponzi tenta di replicare diverse volte lo schema, ma senza fortuna. Tornato a Roma, si guadagna da vivere come traduttore d'inglese. Dal 1939 al 1942 lavora nella compagnia aerea L.A.T.I., per gestire i rapporti con Rio de Janeiro: ottenne il lavoro grazie all'intercessione del cugino Attilio Biseo, pilota d'aerei personale del Duce e ideatore dell'operazione S. Ma, durante la seconda guerra mondiale, il Brasile entra in guerra contro l'Asse e Ponzi perde il lavoro.
Trascorre gli ultimi anni di vita in povertà a Rio, sbarcando il lunario con lavoretti. Nel 1948 ha un ictus, che gli provoca un'emiparesi sinistra e la perdita parziale della vista. Muore in un ospedale per poveri a Rio de Janeiro l'anno dopo, il 18 gennaio 1949.

mercoledì 5 giugno 2019

Fate


Fate
La fata è una creatura leggendaria, presente nelle fiabe o nei miti. Il nome fata deriva dall'altro nome latino delle Parche, che è Fatae, ovvero coloro che presiedono al Fato. La fata è un essere magico, una sorta di spirito della Natura. Come le ninfe, esse sono spiriti naturali che hanno sembianze di fanciulla; come le Parche presiedono al destino dell'uomo, dispensando vizi o virtù. Fin dai tempi più remoti si è sempre ritenuto che gli esseri fatati, quelle creature che rappresentano l'infinità contenuta nel cuore e nell'anima di ciascuno di noi, avessero origini più antiche di quelle umane e perfino di quelle animali; quindi, essendo stato creato per ultimo, l'essere umano è considerato come una forma di vita che ha ancora molto da imparare dalle altre specie.
L'origine delle fate è stata da sempre differente a seconda delle culture e per questo motivo ci vengono fornite diverse teorie che spiegano la nascita di tali creature.
Una credenza sull'origine delle fate, nata dalla mitologia greca e per molti considerata la più importante, narra di tre dee, figlie di Zeus, responsabili della vita dell'uomo; queste dee venivano chiamate Parche (in greco Μοραι, coloro che stabiliscono la sorte) e custodivano nelle loro mani un filo lunghissimo, prezioso e magico che rappresentava il destino degli uomini. Ogni giorno la dea più anziana lo tesseva con infinita cura e lo misurava con particolare attenzione, mentre la dea più piccola lo tagliava e quando venivano infastidite dal comportamento degli umani erano in grado di tagliarlo di netto e di aggrovigliarlo nel più fastidioso dei modi in modo da infliggere una giusta punizione alla razza umana.
Le fate hanno le sembianze di una donna o di una ragazza non molto alta e piuttosto esile dalla pelle chiarissima, vestita di abiti variopinti. Ogni fata indossa un abito di un solo colore che rispecchia la sua personalità. Inoltre portano gonne lunghissime per coprire eventuali deformità. Spesso sono rappresentate con ali di farfalla. Le fate vivono molto a lungo, ed una volta che la loro vita sia terminata non muoiono, ma si incantano nei propri palazzi dove restano per l'eternità (da Perrault). Nonostante, quindi, possano raggiungere età molto avanzate, hanno la possibilità di mostrarsi sotto qualsiasi spoglia esse vogliano, che sia di bambina (da Collodi), di giovane o di anziana. Hanno infatti pieni poteri di trasformarsi in ciò che vogliono.
La nascita delle fate è avvolta nel mistero. Alcune ipotesi (anche se non avvalorate da nessuna fiaba o mito) ritengono che le fate siano prodotti spontanei della natura o anche che abbiano una madre comune, una specie di magna mater che le origina tutte. Varie fonti letterarie (Basile, Perrault, Calvino ed altri) attestano che le fate abitano spesso in palazzi sotterranei molto lussuosi, accessibili solo da personaggi prescelti. Non è neppure raro che le fate sposino esseri umani, le loro figlie tuttavia raramente ereditano i medesimi poteri.
Sono esseri che hanno come compito quello di vegliare sulle persone come angeli custodi, quindi di dispensare pregi e virtù tramite le loro Fatagioni (Basile) e di proteggere i bambini, vengono infatti definite "comari" (o madrine nella accezione moderna) e si prendono cura di un figlioccio che viene o affidato loro dai genitori stessi, o viene da loro prescelto.
Spesso le fate scelgono il proprio protetto sottoponendolo ad una prova di carità, solitamente tramutandosi in mendicanti bisognosi.
La loro indole tuttavia non è univocamente buona. Oltre alla vanità e all'egocentrismo che le distingue, sono fortemente permalose ed irascibili, un solo torto può scatenare la loro ira ed il loro dispetto può trasformarle in furie e può spingerle a lanciare maledizioni. Hanno quindi oltre ad un ruolo di premiazione anche un ruolo fortemente punitivo.