ShadowsofSecrets: Truffatori famosi

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venerdì 13 dicembre 2019

Bernie Madoff


Bernie Madoff
Bernard Lawrence Madoff (New York, 29 aprile 1938) è un ex banchiere e criminale statunitense, condannato per una delle più grandi frodi finanziarie di tutti i tempi. Nasce a New York da una famiglia di origine ebraica, si sposa con Ruth Madoff. Era molto conosciuto e stimato nella comunità, come dimostrano le numerose cariche ricevute presso le più importanti istituzioni culturali della città. Era consigliere della Sy Syms School of Business della Yeshiva University, del New York City Center e membro del Cultural Institutions Group. È stato anche presidente del NASDAQ, il listino dei titoli tecnologici statunitensi. Ha iniziato la sua attività come broker negli anni sessanta, reinvestendo gli utili della sua attività di bagnino a Long Island. Man mano che la sua impresa, la Bernard Madoff Investment Securities, cresceva di dimensioni, ha assunto molti familiari, a partire dal fratello Peter e fino ai figli Mark e Andrew. La sua reputazione personale, specialmente nella comunità ebraica, era così grande da essere stato soprannominato Jewish Bond (Obbligazione ebraica). L'11 dicembre 2008 Madoff è stato arrestato dagli agenti federali, accusato di aver truffato i suoi clienti causando un ammanco pari a circa 65 miliardi di dollari (60 miliardi di euro). La sua società si è infatti rivelata come un gigantesco schema Ponzi. Tale sistema deve il suo nome a un immigrato italiano, che agli inizi del '900 lo mise in atto per primo su grande scala, e consisteva nel promettere fraudolentemente agli investitori alti guadagni, pagando gli interessi maturati dai vecchi investitori con i soldi dei nuovi investitori. Rispetto agli altri hedge fund Madoff non vantava profitti del 20-30%, ma si attestava su un più credibile rendimento del 10% annuo, costante nonostante l'andamento del mercato. La truffa consisteva nel fatto che Madoff versava l'ammontare degli interessi pagandoli con il capitale dei nuovi clienti. Il sistema saltò nel momento in cui i rimborsi richiesti superarono i nuovi investimenti. Nell'ultimo periodo le richieste di disinvestimento avevano raggiunto una tale cifra, circa 7 miliardi di dollari, che Madoff non fu più in grado di onorare la remunerazione degli interessi promessi con le risorse finanziarie disponibili. Il caso Madoff rappresenta un grave fallimento per le attività di controllo. La SEC, già a partire dal 1992, aveva effettuato diverse verifiche presso la Bernard Madoff Investment Securities, senza rilevare gravi violazioni. Addirittura nel dicembre del 2008 era stato segnalato che nonostante Madoff gestisse circa 17 miliardi di dollari per conto dei suoi clienti, solamente 1 miliardo era investito in azioni. Anche i concorrenti e gli altri analisti avevano nel tempo espresso dubbi sulle incredibili performance di Madoff, come ad esempio Harry Markopolos, che nel 1999 e nel 2005, dopo essere arrivato alla conclusione che i risultati di Madoff erano tecnicamente molto sospetti se non impossibili, denunciò la cosa alle autorità di controllo. I clienti di Madoff erano perlopiù grandi istituti finanziari e investitori istituzionali, sui quali sono ricadute le conseguenze della truffa. Diverse banche in tutto il mondo hanno dichiarato di essere esposte verso il fondo di Madoff sia direttamente, sia attraverso fondi da loro gestiti. Tra le italiane UniCredit per 75 milioni di euro e il Banco Popolare per 8 milioni. Più gravi invece le ricadute per altri istituti europei come Royal Bank of Scotland, esposta per circa 445 milioni di euro, la spagnola Bbva, per circa 300 milioni di euro, e la francese Natixis, a sua volta con perdite pari a 450 milioni di euro. L'importo più consistente pare essere quello del gruppo britannico HSBC, esposto per circa un miliardo di dollari (tuttavia al mese di ottobre 2011, la SEC ritiene che il gruppo britannico sia riuscito a rientrare in possesso di almeno 600 milioni di dollari tramite indagini private) e della società di gestione Fairfield Greenwich Group, che ha investito nel fondo di Madoff oltre metà del suo patrimonio per una cifra di 7,5 miliardi di dollari. Sembra che anche alcuni importanti personaggi del mondo degli affari o dello spettacolo abbiano investito cifre più o meno ingenti con Madoff, direttamente o tramite fondazioni a loro riconducibili. Ad esempio, la Wunderkinder Foundation di Steven Spielberg potrebbe aver perso una buona parte del suo capitale; stessa sorte sarebbe toccata al magnate dell'editoria Mortimer Zuckerman, al premio Nobel Elie Wiesel, all'icona cinematografica Zsa Zsa Gábor (che avrebbe perso una somma compresa tra i 7 e i 10 milioni di dollari), all'attore Kevin Bacon e sua moglie, Kyra Sedgwick, e a John Malkovich. Il 29 giugno 2009 Madoff è stato condannato a 150 anni di carcere per i reati commessi. Nel mese di agosto 2009 viene rivelato dal New York Post, che Bernand Madoff avrebbe un cancro e che la malattia lo avrebbe consumato al punto di lasciargli solamente pochi mesi di vita e che per questa ragione si sarebbe dichiarato durante il procedimento come unico responsabile della truffa. Tramite una nota pubblicata in seguito dal The Wall Street Journal, però, il Bureau of Federal Prison ha smentito la malattia. Il 24 dicembre del 2009 comunque Madoff venne ricoverato in ospedale, ufficialmente per motivi di vertigini e pressione alta. L'11 dicembre 2010 suo figlio Mark si suicida a Manhattan, mentre il 3 settembre 2014 muore anche l'altro figlio Andrew, affetto da linfoma mantellare.

giovedì 31 ottobre 2019

Friedrich Wilhelm Voigt: Der Hauptman von Köpenick


Friedrich Wilhelm Voigt: Der Hauptman von Köpenick
Friedrich Wilhelm Voigt, detto Der Hauptmann von Köpenick (Il capitano di Köpenick), nato a Tilsit, 13 febbraio 1849 e morto a Lussemburgo, 3 gennaio 1922, è stato un criminale tedesco. È celebre soprattutto per un'impresa portata a termine nel 1906 in cui, travestito da ufficiale prussiano, prese il controllo del municipio di Köpenick per alcune ore, facendo imprigionare il tesoriere e il sindaco e allontanandosi con parte del tesoro cittadino. In Germania Voigt non viene comunemente considerato un criminale, bensì un eroe popolare che si opponeva alle ingiustizie del governo, intrappolato in un paradosso: non poteva avere lavoro perché privo di passaporto, ma non poteva avere un passaporto poiché non aveva lavoro (un esempio di Paradosso del Comma 22). La sua storia è nelle scuole occasionalmente portata come esempio di coraggiosa resistenza verso un governo ingiusto. Voigt nacque a Tilsit, Prussia (poi diventata Sovetsk) il 13 febbraio 1849. Nel 1863, all'età di 14 anni, ricevette una condanna a 14 giorni di prigione per furto. Per la condanna fu espulso dalla scuola, e cominciò a lavorare come apprendista calzolaio col padre. Tra il 1864 e il 1891 Voigt collezionò una serie di condanne per furto e contraffazione per un totale di 25 anni di carcere, arrivando ad essere condannato a 15 anni per un singolo furto, venendo infine rilasciato il 12 febbraio 1906. Voigt visse come vagabondo per qualche tempo, andando poi a vivere con la sorella a Rixdorf, nei pressi di Berlino. Lavorò saltuariamente come calzolaio, finché il 24 agosto 1906 la polizia lo espulse da Berlino come "indesiderabile", per via del fatto che aveva scontato condanne in passato. Ufficialmente dichiarò di volersi recare ad Amburgo, ma rimase in segreto a Berlino. Il 16 ottobre 1906, dopo una lunga preparazione, Voigt era pronto a portare a termine una nuova truffa. Aveva acquistato in vari negozi alcuni pezzi di uniformi da capitano usate, e aveva fatto alcune prove con dei soldati per vedere che effetto suscitassero. Dieci giorni prima aveva dato le dimissioni dalla fabbrica di scarpe dove lavorava. Dopo aver indossato tutti i pezzi di uniforme, si diresse alla caserma locale, dove richiamò quattro granatieri e un sergente di ritorno da una pattuglia e gli ordinò di seguirlo. I soldati, alla vista dell'uniforme e addestrati ad obbedire senza domande, seguirono Voigt, il quale dopo aver fatto allontanare il sergente reclutò altri sei soldati dal poligono di tiro. In compagnia dei soldati, si diresse in treno verso Köpenick, a est di Berlino: lì con i soldati occupò il municipio, bloccando tutte le uscite. Ordinò quindi alla polizia del luogo di occuparsi del mantenimento della legge e dell'ordine, e diede ordine al locale ufficio postale di impedire qualsiasi comunicazione con Berlino per un'ora. Fece arrestare il tesoriere von Wiltberg e il sindaco Georg Langerhans, affermando di sospettarli di irregolarità sui bilanci, e confiscò 4002 marchi e 37 pfennig, lasciando anche una ricevuta. La ricevuta aveva la firma del direttore della prigione in cui Voigt aveva scontato la pena. Voigt requisì due carri, e ordinò ai granatieri di portare gli uomini in stato di arresto alla Neue Wache di Berlino per l'interrogatorio. Ordinò alle altre guardie di rimanere in posizione per mezz'ora, e si allontanò verso la stazione. Dopo essersi cambiato in abiti civili, scomparve. Nei giorni successivi la stampa tedesca avanzò diverse ipotesi su cosa fosse accaduto, mentre l'esercito condusse un'inchiesta formale. Il pubblico prese in simpatia il coraggioso e originale truffatore. Voigt fu arrestato il 26 ottobre. Il 1º dicembre ricevette una condanna a quattro anni di prigione per contraffazione, per aver impersonato un ufficiale e per "imprigionamento illecito". Tuttavia, l'opinione pubblica rimase in suo favore. Il Kaiser Guglielmo II gli concesse la grazia il 16 agosto 1908. Secondo alcune testimonianze, anche il Kaiser fu divertito dall'incidente, e definì Voigt un "amabile mascalzone".  Anche la stampa inglese trovò motivi di divertimento, vedendo l'evento come una conferma degli stereotipi sul popolo tedesco. Il 27 ottobre 1906 sul The Illustrated London News comparve una nota che ricordava che:
«Per anni i tedeschi hanno instillato nella loro gente la reverenza per l'onnipotenza del militarismo, il cui simbolo più sacro è l'uniforme tedesca. Le offese contro questa mania portano a severe punizioni. Ufficiali che non si sono considerati salutati adeguatamente hanno estratto le loro spade impunemente contro cittadini.»
Sullo stesso numero, Gilbert Keith Chesterton sottolineava che:
«La parte più incredibile di questa incredibile truffa (almeno agli occhi di un Inglese) è quella che, piuttosto stranamente, ha ricevuto meno commenti. Intendo il momento in cui il sindaco chiese di vedere un mandato, e il Capitano rispose facendo puntare le baionette dei suoi uomini e dicendo "Queste sono la mia autorità". Uno penserebbe che chiunque avrebbe potuto capire che nessun soldato avrebbe mai parlato così.»
Voigt decise di sfruttare la sua fama, intraprendendo una serie di iniziative nel mondo dello spettacolo. Una sua statua in cera fu esposta al museo delle cere di Berlino, in Unter den Linden, già quattro giorni dopo il suo rilascio. Voigt stesso apparve in pubblico al museo per autografare le proprie fotografie, ma gli ufficiali della città il giorno stesso gli vietarono di tenere altri incontri pubblici. Per aggirare il divieto, cominciò a interpretare se stesso in una commedia rappresentata in vari piccoli teatri tedeschi, cogliendo le occasioni per autografare fotografie. La commedia ebbe buon successo e, nonostante il divieto delle forze dell'ordine, venne rappresentata anche a Dresda, Vienna e Budapest all'interno di cabaret, ristoranti e parchi divertimenti. Nel 1909 Voigt a Lipsia pubblicò un libro, Come diventai il Capitano di Köpenick, che ottenne buon riscontro di vendite. Un suo tour negli Stati Uniti rischiò di fallire, poiché le autorità statunitensi gli rifiutarono il visto. Sbarcato nel 1910 in Canada, entrò negli USA via terra. Una sua statua venne esposta al museo di Madame Tussauds a Londra. Nel 1910 si trasferì in Lussemburgo, lavorando come cameriere e calzolaio e vivendo di un vitalizio garantitogli da una ricca vedova berlinese. Due anni dopo acquistò una casa e andò in pensione, ma l'inflazione che seguì la Prima guerra mondiale distrusse la sua ricchezza. Voigt morì in Lussemburgo nel 1922.



sabato 26 ottobre 2019

Mary Baker: Caraboo Princess


Mary Baker: Caraboo Princess
Mary Baker, nata Willcocks l’11 novembre 1792 (non è certo), morta a Witheridge, Devonshire, Inghilterra il 24 dicembre 1864, Bristol, Inghilterra. Fu una nota impostora del suo tempo. Si pose come la immaginaria principessa Caraboo, una principessa di un regno di un’isola lontana. Baker ha ingannato una città britannica per alcuni mesi.
Il 3 aprile 1817, un calzolaio ad Almondsbury nel Gloucestershire, in Inghilterra, incontrò una giovane donna apparentemente disorientata che indossava abiti esotici che parlava un linguaggio incomprensibile. La moglie del calzolaio portò questa sconosciuta dal sorvegliante dei poveri, che la mise nelle mani del magistrato locale della contea, Samuel Worrall, che viveva a Knole Park nella tenuta dove si trova Tower House. Neanche Worrall e sua moglie Elizabeth, nata in America, la capivano; ciò che determinarono fu che si chiamava Caraboo e che era interessata alle immagini cinesi. La mandarono alla locanda locale, dove identificò il disegno di un ananas con la parola "nanas", che significa ananas in lingue indonesiane, e insistette per dormire sul pavimento. Samuel Worrall dichiarò di essere una mendicante e che doveva essere portata a Bristol e processata per vagabondaggio.
Durante la sua prigionia, un marinaio portoghese di nome Manuel Eynesso (o Enes) disse che parlava la sua lingua e tradusse la sua storia. Secondo Enes, era la principessa Caraboo dell'isola di Javasu nell'Oceano Indiano. Era stata catturata dai pirati e dopo un lungo viaggio era saltata fuori bordo nel Canale di Bristol e aveva nuotato a terra.
I Worralls portarono Caraboo a casa loro. Per dieci settimane, questo rappresentante della sovranità esotica è stata la favorita dei dignitari locali. Usava l’arco, giocare di scherma, nuotò nuda e pregò un dio, che chiamò Allah-Talla (una variante ortografica di uno dei nomi formali di Dio in Islam ). Ha acquisito abiti esotici e il suo ritratto è stato dipinto e riprodotto su giornali locali. La sua autenticità è stata attestata da una dottoressa Wilkinson, che ha identificato la sua lingua usando il Pantographia di Edmund Fry e ha affermato che i segni sulla sua testa erano opera di chirurghi orientali. I giornali hanno pubblicato storie sulle avventure della principessa Caraboo che le hanno procurato il plauso nazionale.
Alla fine è emersa la verità. La guardiana della pensione, la signora Neale, la riconobbe dall'immagine sul Bristol Journal e informò i suoi ospiti. Questa aspirante principessa era in verità Mary Willcocks, figlia di un calzolaio di Witheridge, nel Devon. Era stata una domestica in Inghilterra ma non aveva trovato posto dove stare. Ha inventato il suo linguaggio fittizio da parole immaginarie e zingaresche e ha creato un personaggio e una storia esotici. I segni strani sulla sua testa erano cicatrici da un'operazione di coppettazione in un ospedale per poveri di Londra. La stampa britannica fece gran parte della beffa a spese della classe media rustica ingannata. La signora Worrall ebbe pietà di lei e la fece viaggiare per Filadelfia, per la quale partì il 28 giugno 1817.
Il 13 settembre 1817 fu stampata una lettera sul Bristol Journal, presumibilmente da Sir Hudson Lowe, il funzionario incaricato dell'esiliato imperatore Napoleone a Sant'Elena. Affermò che dopo che la nave legata a Filadelfia che trasportava la bellissima Caraboo era stata spinta vicino all'isola da una tempesta, l'intrepida principessa si impulsivamente si lasciò andare alla deriva su una piccola barca, remò a terra e affascinò così l'imperatore che si stava applicando al Papa per una dispensa per sposarla. Quella storia non è verificata.
Negli Stati Uniti, ha continuato brevemente il suo ruolo, apparendo sul palco della Washington Hall di Filadelfia come "Principessa Caraboo", con scarso successo. Il suo ultimo contatto con i Worralls fu in una lettera di New York nel novembre 1817, in cui si lamentava della sua notorietà. Sembra essere tornata a Filadelfia fino a quando ha lasciato l'America nel 1824, tornando in Inghilterra.
Nel 1824 tornò in Gran Bretagna e si esibì per un breve periodo a New Bond Street, a Londra, nei panni della Principessa Caraboo, ma la sua recita non ebbe successo. Potrebbe essersi recata per un breve periodo in Francia e in Spagna, ma presto sarebbe tornata in Inghilterra.
Nel settembre del 1828, viveva come vedova a Bedminster sotto il nome di Mary Burgess (in realtà il nome di una cugina). Lì sposò Richard Baker e diede alla luce una figlia di nome Mary Ann l'anno successivo intorno al 1829. Nel 1839, stava vendendo sanguisughe al Bristol Infirmary Hospital. Morì per una caduta il 24 dicembre 1864 e fu sepolta nel cimitero di Hebron Road a Bristol. Sua figlia continuò i suoi affari, vivendo da sola a Bedminster in una casa piena di gatti fino alla sua morte in un incendio nel febbraio 1900.

giovedì 5 settembre 2019

Victor Lusting: L'uomo che vendette la Torre Eiffel


Victor Lusting: l’uomo che vendette la Torre Eiffel
Victor Lustig, nato a Hostinné il 4 gennaio 1890 e morto a Springfield il 11 marzo 1947, è stato un truffatore ceco, conosciuto come "l'uomo che vendette la Torre Eiffel". Considerato uno dei migliori artisti della truffa di inizio secolo, tra la fine degli anni dieci del XX secolo e il 1935 mise in atto decine di raggiri in Europa e negli Stati Uniti d'America, il più famoso dei quali fu la vendita come ferro vecchio della Torre Eiffel, che mise in atto per ben due volte. Fu infine catturato dai servizi segreti statunitensi e condannato a 20 anni di carcere ad Alcatraz.
Victor Lustig nacque a Hostinné, cittadina boema al tempo appartenente all'Impero austro-ungarico e oggi facente parte della Repubblica Ceca. La sua vera identità è in realtà un mistero: Lustig non era il suo vero nome ma uno degli pseudonimi che utilizzò per compiere le imprese criminali che lo resero famoso. Nei registri della prigione di Alcatraz, dove trascorse gli ultimi anni di vita, era chiamato Robert V. Miller, ma è possibile che anche quello fosse un nome d'arte. Durante gli anni raccontò di provenire da una famiglia della media borghesia e che suo padre era il borgomastro del paese natale, ma in alcuni documenti ritrovati nella prigione egli descrive i suoi genitori come poveri contadini e racconta che iniziò a rubare per poter sopravvivere. Dotato di prontezza di spirito e grande intelligenza, era in grado di parlare fluentemente in ceco, tedesco, inglese, francese e italiano. All'età di 19 anni si trasferì a Parigi per frequentare l'università, ma trascorreva più tempo a scommettere a poker e bridge e a giocare a biliardo. Conosceva alla perfezione tutti i trucchi con le carte da gioco e, secondo un articolo contemporaneo della rivista True Detective Mysteries, grazie alla sua abilità era in grado di "far fare ad un mazzo di carte qualunque cosa tranne parlare". Durante il soggiorno francese si procurò anche una cicatrice allo zigomo sinistro, causatagli da un uomo geloso delle attenzioni che stava dedicando alla moglie, segno che lo accompagnerà per il resto della vita. Ben presto lasciò gli studi e iniziò a commettere decine di truffe e piccoli crimini in tutta Europa, grazie all'uso di una moltitudine di pseudonimi. Fu arrestato diverse volte ma non trascorse mai molto tempo in prigione. Successivamente iniziò a frequentare i lussuosi ambienti dei transatlantici che facevano la spola tra la Francia e gli Stati Uniti d'America sui quali, con l'identità del conte Victor Lustig, giocava a carte e raggirava i ricchi passeggeri.
La prima guerra mondiale portò ad una battuta d'arresto dei viaggi di piacere attraverso l'oceano e nel 1920 Lustig si trasferì negli Stati Uniti, dove era entrato in vigore il proibizionismo e dove mise nuovamente all'opera le proprie abilità come truffatore. Nel 1922 venne a sapere di un ranch in Missouri che era stato espropriato e offrì all'American Savings Bank una somma di 22.000 dollari in Liberty bond per acquistarlo; convinse inoltre i funzionari della banca a cambiargli altri 10.000 dollari di bond in denaro, in modo da poter disporre di un capitale sufficiente a gestire il ranch. L'accordo fu siglato e titoli e denaro furono messi all'interno di due buste. Con un gioco di mani Lustig riuscì però ad effettuare uno scambio di buste e ad andarsene con sia il denaro che i titoli. Scoperto l'inganno, fu inseguito fino a Kansas City dove venne arrestato, ma riuscì ad ottenere un rinvio a giudizio e a fuggire. Nel maggio 1925 si trasferì nuovamente a Parigi, dove mise in atto quella che probabilmente è la sua truffa più celebre. La città si stava riprendendo dai danni della guerra e i giornali davano risalto alle cattive condizioni della Torre Eiffel. La torre infatti, costruita per l'esposizione universale del 1889, avrebbe dovuto essere smantellata o spostata in un altro sito nel 1909, ma i tempi e i costi necessari all'operazione, oltre all'utilità dimostrata dalla struttura come torre per le comunicazioni, fecero sì che l'operazione non avesse mai luogo. Anni di scarsa manutenzione avevano però ridotto la torre in pessime condizioni, al punto da far nuovamente pensare alla sua demolizione o completa ricostruzione. Dopo aver letto uno di tali articoli Lustig ideò la sua truffa. Con l'aiuto di un complice di nome Robert Tourbillon si procurò della carta da lettera con l'intestazione del Ministero delle Poste e dei Telegrafi, ente responsabile della torre, e fingendosi un funzionario del governo francese affittò una camera all'Hôtel de Crillon, uno degli alberghi più eleganti della città. Scrisse quindi una lettera ai più importanti commercianti di rottami di ferro del paese spiegando loro che, a causa delle sue cattive condizioni, si era resa necessaria la demolizione della Torre Eiffel, e invitandoli nell'hotel per fare un'offerta per l'acquisto dei rottami metallici. La segretezza di tutta l'operazione era resa necessaria dal desiderio di evitare proteste da parte dei cittadini prima che gli accordi fossero ultimati. Uno dei compratori, un uomo di nome André Poisson, cadde nell'inganno e accettò di consegnare a Lustig una valigia con la cifra richiesta di 250.000 franchi, l'equivalente di circa un milione di euro odierni. Inoltre, credendo Lustig un funzionario governativo corrotto, gli diede anche una generosa mazzetta al fine di assicurarsi l'affare. Quando, alcuni giorni dopo, Poisson si recò agli uffici del Ministero, dove i veri funzionari erano ovviamente all'oscuro di tutta la storia, capì di essere stato truffato, ma fu così imbarazzato dall'accaduto che rifiutò di denunciare il fatto alla polizia. Nel frattempo Lustig e il suo complice avevano fatto perdere le loro tracce. Visto il successo ottenuto la prima volta, alcuni mesi dopo il truffatore provò a ripetere l'impresa. Questa volta però la vittima dopo essersi accorta dell'inganno denunciò tutto alla polizia e, per sfuggire all'arresto, Lustig fu costretto a lasciare in fretta la città e a trasferirsi nuovamente negli Stati Uniti. Un'altra delle sue truffe più celebri fu quella della Rumanian Box, una macchina in grado di produrre copie autentiche di banconote di grosso taglio: Lustig invitava la vittima designata a inserire una banconota da 1.000 dollari in una fessura del marchingegno, insieme ad un foglio di carta bianca, e dopo aver girato una serie di manopole la macchina restituiva una seconda banconota apparentemente perfetta. L'unico problema del congegno era che, a causa del complicato procedimento di copiatura, era necessario attendere sei ore prima di poter stampare una seconda nuova banconota. Atteso il tempo necessario, ed ottenuta la nuova banconota, il truffatore invitava la vittima a recarsi presso una banca per provare l'autenticità delle banconote così prodotte. In realtà si trattava proprio di veri pezzi da 1.000 dollari, che Lustig aveva precedentemente nascosto in un cassetto della macchina. Se la vittima, attirata dalla possibilità di un facile profitto, accettava a quel punto di comprare ad alto prezzo il congegno moltiplicatore, dopo aver concluso l'affare Lustig faceva rapidamente perdere le proprie tracce e ovviamente la macchina non produceva più nessuna nuova banconota. Gli inganni di Lustig non risparmiarono neppure il famigerato gangster Al Capone. Il truffatore convinse Capone ad investire 50.000 dollari in una operazione a cui stava lavorando, promettendogli lauti profitti dopo sessanta giorni. In realtà Lustig si limitò a mettere da parte il denaro e dopo due mesi tornò da Capone per restituirglielo spiegando che l'affare era sfumato. Impressionato dall'apparente onestà di Lustig, che avrebbe potuto semplicemente fuggire con il denaro, il gangster lo ricompensò con una banconota da 1.000 dollari, facendo ottenere al truffatore proprio ciò che aveva sperato. All'inizio degli anni trenta Lustig si alleò con il falsario William Watts ed entrò nel giro della produzione di banconote false. I loro lavori erano di ottima qualità e iniziarono a circolare per tutto il paese, attirando l'attenzione dei servizi segreti statunitensi. In particolare si dedicò al caso l'agente Peter A. Rubano, che per anni studiò e seguì gli spostamenti del truffatore. In più occasioni Lustig riuscì a sfuggire alla cattura grazie alle sue abilità nel travestirsi e nell'usare false identità, ma il 10 maggio 1935 Rubano riuscì finalmente a catturarlo in una strada di New York. Il 1º settembre 1935, mentre era in attesa del processo, Lustig riuscì a fuggire dal centro federale di detenzione di Manhattan, calandosi dalla finestra con una corda di lenzuola arrotolate e fingendosi un lavavetri per non attirare l'attenzione dei passanti in strada. La libertà però non durò a lungo e venne nuovamente catturato a Pittsburgh il 28 settembre successivo. Il 5 dicembre dello stesso anno Lustig fu condannato a 15 anni di carcere per contraffazione, più altri 5 per la sua evasione, da scontare nel carcere di Alcatraz. Il truffatore trascorse in carcere gli ultimi anni di vita e morì per le complicanze di una polmonite l'11 marzo 1947 nel centro medico per prigionieri federali di Springfield, in Missouri, dove era stato trasferito per ricevere cure mediche.

domenica 11 agosto 2019

Mary Toft: La donna che ha partorito conigli


Mary Toft: La donna che ha partorito conigli
Mary Toft o Tofts, nata a Denyer, Godalming, 21 febbraio 1703 e morta a Godalming, 13 gennaio 1763, è stata una truffatrice britannica, nota per essere stata protagonista di una beffa ai danni di alcuni medici, ai quali nel 1726 fece credere di aver dato alla luce una cucciolata di conigli.
La storia della donna galvanizzò l'intera l'Inghilterra, compresa la Corte Reale e vari dottori, tutti convinti della veridicità della vicenda. La bufala venne svelata solo grazie all'arguzia di Cyriacus Ahlers e altri medici che riuscirono a scoprire il trucco: la donna non faceva altro che inserire nel proprio utero pezzi di animale, per poi espellerli davanti a testimoni. Mary fu in seguito imprigionata con la pesante accusa di «vile truffa e impostura»: a causa della frode, infatti, venne mortificata l'immagine della medicina inglese e furono rovinate le carriere di vari eminenti uomini di scienza. La risonanza della vicenda fu talmente elevata che venne ripresa da celebri letterati ed artisti, primi fra tutti William Hogarth e Voltaire.
La «povera donna» era Mary Toft, contadina di 23 anni, moglie di Joshua Toft, un «povero merciaio ambulante» con cui si unì in matrimonio nel 1720, e madre di tre figli: Mary, Anne e James. Trattandosi di una contadina, le circostanze suggeriscono che quando nel 1726 Toft diventò di nuovo incinta, questa continuasse a lavorare nei campi. La gravidanza fu messa a rischio da una serie di complicazioni, tanto che ad agosto la donna iniziò ad avvertire dolori al ventre, per poi accorgersi con orrore di aver evacuato molti pezzi di carne informi, uno fra i quali era addirittura «grande quanto il mio braccio [quello della Toft]». Con tutta probabilità, le cause di quanto successo vanno ricercate in un'anomalia dell'impianto placentare, a causa della quale si sarebbe interrotto lo sviluppo dell'embrione, con conseguente espulsione di grumi di sangue e masse informi.
Nonostante sembrasse un aborto, la gravidanza continuò e, quando il 27 settembre partorì, vennero espulse solo delle parti di animali. Questi vennero subito mandati a John Howard, un ostetrico basato a Guildford con trent'anni di esperienza. Pur essendo inizialmente scettico, Howard si recò comunque dalla Toft. Inizialmente il medico non trovò nulla di strano; ciononostante, nei giorni successivi le doglie ricominciarono, e uscirono altri pezzi di carne somiglianti ad animali. Stando a un resoconto del 9 novembre, la donna in pochi giorni diede alla luce gambe di gatto soriano, gambe di coniglio, la dorsale di un'anguilla, budella e altri pezzi di animali irriconoscibili.
A questo punto la storia iniziò a fare scalpore, tanto che i suoi echi raggiunsero il 4 novembre la corte di Giorgio I d'Inghilterra, dove operava Nathaniel St André, chirurgo-anatomista del Re sin dal 1723.
Su ordine della famiglia reale, che iniziò ad interessarsi seriamente al caso, St. André e Samuel Molyneux si recarono a Guildford, dove Howard aveva condotto Mary Toft, invitando chiunque dubitasse della storia ad assistere a uno dei parti. I due, arrivati nella città il 15 novembre, rimasero impressionati: la Toft, infatti, aveva appena partorito il torso di un coniglio. St. André subito procedette con le indagini: per verificare se l'animale avesse respirato aria, immerse i suoi polmoni nell'acqua per vedere se galleggiassero - cosa che effettivamente fecero. St. André quindi proseguì con un esame medico sulla stessa Toft, giungendo alla conclusione che i conigli si fossero sviluppati all'interno delle tube di Falloppio.
Quella stessa sera, la donna ebbe nuovamente delle doglie: dal suo utero uscirono infatti un altro torso, della pelle e quindi una testa. Il re, affascinato dalla storia, decise di mandare a Guildford Cyriacus Ahlers, con l'incarico di redigere una relazione sulla vicenda: il medico arrivò nella cittadina il 20 novembre. Ahlers era notevolmente scettico, e quando arrivò non trovò affatto segni di effettiva gravidanza sulla donna; a confermare i suoi sospetti, osservò che la Toft era solita stringere le ginocchia prima dei parti, come se dovesse impedire la caduta di qualcosa. Il comportamento di Howard fu ritenuto altrettanto sospetto.
Ahlers decise dunque di non far trapelare le proprie perplessità, lasciando che i presenti pensassero che lui credesse alla storia della Toft; con una scusa, quindi, fece ritorno a Londra, portando con sé alcuni pezzi di coniglio. Esaminandoli con più cura, scoprì che questi erano stati recisi con uno strumento da taglio, notando anche tracce di paglia e di grano nei loro intestini. Il 21 novembre Ahlers scrisse le proprie impressioni prima al Re, e poi a «varie persone degne di nota e di stima»: il giorno successivo, Howard richiese al medico la restituzione dei pezzi di coniglio. Lo scetticismo di Ahlers fece preoccupare non solo Howard e St. André, ma soprattutto il Re, che subito inviò St. André ed un altro collega nuovamente a Guildford. Una volta arrivati, Howard subito li informò che la Toft aveva dato alla luce altri due conigli.
Dopo il parto, la Toft espulse anche quella che doveva essere la placenta: la donna era tuttavia molto malata, soffrendo di un incessante dolore nella parte destra dell'addome. In una mossa preventiva contro Ahlers, St. André raccolse numerose testimonianze dei prodigiosi eventi, per poi fare una dimostrazione anatomica della teoria della Toft davanti al Re ed alla corte. Dopo questi eventi, la Toft fu condotta a Londra, accompagnata da St. André e da Richard Manningham (noto ostetrico della capitale). Fu ulteriormente esaminata, e venne scoperto che la parte destra del suo addome era sensibilmente più grande del normale. Per proseguire con le indagini, Mary fu quindi portata al bordello Lacey's, presso i Leicester Fields.
Sotto la stretta supervisione di St. André, la Toft fu esaminata da decine di eminenti medici e chirurghi, fra cui John Maubray. Il Maubray suggerì che la donna potesse esser stata impressionata da un coniglio, dando così un difetto di nascita e condizionando i parti futuri. Un suo collega, James Douglas, pure credeva che il dibattito si trattasse di una bufala e, nonostante l'insistenza di St. André, continuò a rimanere diffidente. Questa posizione fu di eccezionale influenza, considerando che Douglas era uno degli anatomisti più rispettati in Inghilterra, mentre si credeva che St. André fosse diventato medico di corte solo poiché sapeva parlare fluentemente il tedesco, ovvero la lingua nativa del Re. Le cose cambiarono quando vi fu l'ascesa al potere del partito Whig, supportato sia da Manningham che da Douglas, che quindi riuscirono ad elevare il proprio status professionale. Douglas, in particolare, riteneva che una donna che partoriva conigli era tanto probabile quanto un coniglio che partorisse esseri umani, ma nonostante questo disincanto volle comunque vedere la Toft. St. André, al contrario, non fu invitato a prendere parte ai controlli.
L'inganno venne scoperto il 4 dicembre, grazie alla scaltrezza di Thomas Onslow che incominciò a indagare per conto proprio. Onslow scoprì che il marito della Toft, Joshua, il mese prima aveva acquistato un'insolita quantità di cuccioli di coniglio. Lo stesso giorno Thomas Howard raccontò di essere stato persuaso dalla suocera della Toft, Margaret, a introdurre un coniglio nella cella della donna. Mary rigettò quest'accusa, mentre Margaret sostenne di aver preso il coniglio solo per mangiarlo.
Manningham iniziò a sottoporre la Toft a estenuanti interrogatori, della durata anche di 3 o 4 ore, che però non diedero alcun risultato. A questo punto, decise di mettere in scena un bluff, prospettando alla Toft l'eventualità di un doloroso esperimento, per verificare se internamente fosse strutturata come tutte le altre donne o «in una maniera particolare che permette il convogliamento di conigli nell'utero». Alle minacce di una dolente operazione chirurgica, la donna confessò la frode il 7 dicembre, alla presenza di Manningham, Douglas, John Montagu e Frederick Calvert. Dopo l'aborto spontaneo, quando la cervice era ancora dilatata, aveva con l'aiuto di un complice inserito nell'utero le zampe e il corpo di un gatto, e la testa di un coniglio. Ammise addirittura di aver inventato una storia, secondo la quale questo fenomeno era dovuto all'inseguimento di un coniglio nell'orto, che l'avrebbe lasciata così scossa da menomarne perpetuamente il feto. Nei parti successivi, il trucco rimase uguale, ovvero quello di inserire nella vagina parti del corpo di animali vari.
Tormentata da Manningham e Douglas, certificò la natura fraudolenta degli avvenimenti sia l'8 che il 9 novembre, per poi essere incarcerata presso la prigione di Tothill, sotto l'accusa di «vile truffa e impostura».
Una volta rivelato che la vicenda della Toft si trattava solo di una mistificazione fraudolenta, i medici iniziarono ad essere pubblicamente sbeffeggiati. William Hogarth riprese l'avvenimento nell'opera Cunicularii, o The Wise Men of Godliman in Consultation (1726), dove viene raffigurata la Toft nell'atto di partorire un coniglio: la figura «F» è la Toft, «E» è il marito, «A» è St André, e «D» è Howard. Anche George Vertue ridicolizzò la vicenda, con The Surrey-Wonder, e The Doctors in Labour, or a New Wim-Wam in Guildford; quest'ultima opera, in particolare, venne divulgata nel 1727 con l'intento di burlare la figura di St André.
St André, per difendersi dai vari attacchi mediatici (che lo designarono addirittura come gulliverian, ovvero «divulgatore di storie favolose»), pubblicò il 3 dicembre un pamphlet di 40 pagine, A Short Narrative of an Extraordinary Delivery of Rabbets, con cui rivendicò la propria reputazione medica; il medico scrisse anche Some observations concerning the woman of Godlyman in Surrey, dove riportò le proprie impressioni sul caso Toft. La vita di St André, in ogni caso, fu travagliata anche una volta terminata la parabola di Mary Toft. In seguito alla morte di Samuel Molyneux per avvelenamento, il chirurgo sposò quella che era la moglie di Molyneux, Elizabeth.
Il matrimonio attirò grossi sospetti, tanto che il cugino di Molyneux ritenne St André responsabile della sua morte; quest'accusa venne obiettata con la causa per diffamazione - poi vinta - di St André. Nonostante questo apparente successo, la carriera del medico era ormai macchiata indelebilmente: sia lui che la moglie venivano sbeffeggiati a tempo inesauribile, tanto che i coniugi decisero poi di ritirarsi in campagna, dove St. André morì nel 1776, alla veneranda età di 96 anni.
Tornando al caso Toft, questo venne usato da Robert Walpole per simbolizzare il Settecento, da lui percepito come bramoso, corrotto ed illusorio. Molte altre furono tuttavia le satire che mortificarono l'immagine della medicina in Inghilterra, dove i medici tout court, considerati creduloni e sprovveduti, divennero i protagonisti indiscussi di pamphlet, testi umoristici, volantini e ballate popolari. Gli echi della notizia raggiunsero anche Voltaire, che nel suo saggio Singularités de la nature indicò il caso di Mary Toft come un esempio di come gli inglesi protestanti fossero influenzati da una Chiesa ignorante.
Dal punto di vista strettamente biografico, Mary Toft venne scarcerata l'8 aprile 1727; fece subito ritorno nel natio Surrey, dove ebbe un'altra bambina nel febbraio del 1727. Le ultime notizie di lei si hanno nel 1740, quando fu imprigionata per aver trafficato oggetti rubati, e nel 1763, anno in cui morì. Neanche la Toft sfuggì alla furia derisoria dei satiristi, che si incentrarono immediatamente sui lati più volgari della vicenda. In questo ambito, molto tagliente fu A Plain Refutation of All that Has Been Written or Said Concerning the Rabbit-Woman of Godalming (1727), dove l'analfabetismo della Toft venne riletto in chiave sessuale: «I wos a Wuman as had grate nattural parts, and a large Capassiti, and kapible of being kunserned in depe Kuntrivansis». A sbeffeggiare l'ingenuità dei medici implicati vi furono anche Alexander Pope e William Pulteney, autore della ballata satirica The Discovery.

venerdì 21 giugno 2019

Charles Ponzi: Schema Ponzi


Charles Ponzi: Schema Ponzi
Charles Ponzi, nato Carlo Ponzi (Lugo, 3 marzo 1882 – Rio de Janeiro, 18 gennaio 1949), è stato un truffatore italiano. Registrato all'anagrafe con il nome di Carlo Pietro Giovanni Guglielmo Tebaldo Ponzi, tra i molti nomi che adottò per mettere in atto le sue operazioni ci sono Charles Ponci, Charles P. Bianchi, Carl e Carlo. Emigrato negli Stati Uniti, divenne uno dei più grandi affaristi truffatori della storia americana. Divenne famoso per aver utilizzato su larga scala una tecnica da lui stesso ideata. Le sue truffe ebbero una notevole risonanza sui mezzi d'informazione, che denominarono la tecnica da lui adottata «Schema Ponzi».
Ancora oggi lo Schema Ponzi è in uso in numerose versioni moderne che fanno uso della posta elettronica.
I primi anni della vita di Ponzi sono difficili da ricostruire, anche a causa della sua propensione a inventare e abbellire gli eventi. Nato a Lugo, in provincia di Ravenna, il 3 marzo del 1882, trascorre l'adolescenza a Parma, dove in seguito trova un impiego alle Poste. Si iscrive da lì a poco all'Università La Sapienza di Roma. Si inserisce in un giro di studenti che considerano il periodo universitario come una "vacanza di quattro anni"; Ponzi li segue in giro per bar e teatri. A un certo punto, a corto di fondi, abbandona l'università e si imbarca per Boston.
Secondo quanto riportato dallo stesso Ponzi, arriva negli Stati Uniti nel 1903 con soli due dollari e cinquanta centesimi in tasca, dopo aver perso in scommesse tutti i risparmi di una vita durante il viaggio in nave. Impara presto l'inglese e trascorre gli anni seguenti facendo alcuni lavoretti lungo la East Coast. Alla fine trova impiego come lavapiatti in un ristorante, dove la notte dorme sul pavimento. Riesce a farsi promuovere cameriere, ma viene presto licenziato per piccoli furti e perché imbrogliava i clienti sul resto.
Nel 1907 si sposta a Montréal (Canada), dove diventa consulente del Banco Zarossi, giovane banca fondata da Luigi "Louis" Zarossi per gestire i risparmi degli immigranti italiani che arrivano in città. Zarossi garantisce un tasso d'interesse del 6% sui depositi, doppio del tasso corrente, e questo consente una crescita molto rapida della banca. Ponzi scopre che in realtà la banca versa in gravi difficoltà economiche, a causa di alcuni prestiti immobiliari sbagliati, e che Zarossi riesce a pagare gli interessi non attraverso gli utili realizzati sul capitale investito, ma utilizzando i depositi dei nuovi correntisti. La banca alla fine fallisce e Zarossi fugge in Messico con gran parte del denaro.
Ponzi rimane a Montréal e, per qualche tempo, vive nella casa di Zarossi, aiutandone la famiglia. Avendo intenzione di ritornare negli Stati Uniti, cerca di racimolare i soldi per il viaggio. Alla fine, mentre si trova negli uffici di uno degli ex clienti di Zarossi, trovando un libretto di assegni incustodito, ne stacca uno intestandoselo per $423,58 e falsifica la firma di uno dei direttori della compagnia. Scoperto dalla polizia, che aveva notato le ingenti spese effettuate subito dopo la riscossione dell'assegno, Ponzi, mostrando i polsi, si afferma colpevole. Finisce in una prigione del Québec, dove trascorre tre anni come detenuto numero 6660. In una lettera dice alla madre di aver trovato lavoro come "assistente speciale" di una guardia carceraria.
Dopo il rilascio, nel 1911, decide di ritornare negli Stati Uniti, ma si trova coinvolto in un progetto di immigrazione clandestina di italiani. Viene scoperto e trascorre altri due anni in un carcere di Atlanta. Diventa traduttore della guardia carceraria, che stava intercettando le lettere del famoso gangster Ignazio "the Wolf" Lupo.
Lo schema prevedeva 4 fasi: Fase A. Al potenziale cliente viene promesso un investimento con rendimenti superiori ai tassi di mercato, in tempi ravvicinati. Fase B. Dopo poco tempo viene restituita parte della somma investita, facendo credere che il sistema funzioni veramente. Fase C. Si sparge la voce dell'investimento molto redditizio; altri clienti cadono nella rete. Si continuano a pagare gli interessi con i soldi via via incassati (la finanziaria ha capitale sociale zero, ma gli investitori non lo sanno). Fase D. Lo schema si interrompe quando le richieste di rimborso superano i nuovi versamenti.
Cominciano ad avvertirsi i primi segnali del fallimento finale: un rivenditore di mobili, che ne aveva venduti alcuni a Ponzi quando questi non poteva permettersi di pagare, lo cita in giudizio per il dovuto. Ponzi vince la causa, ma le persone cominciano a chiedersi come egli abbia fatto da nullatenente a diventare un milionario in così poco tempo. Alcuni investitori decidono così di ritirare i loro fondi dalla Securities Exchange Company. Ponzi li remunera profumatamente e la corsa all'uscita dalla compagnia si esaurisce. Di fatto, il 24 luglio 1920, il Boston Post pubblica un articolo positivo su Ponzi e il suo schema, che riesce a fare incetta di fondi come mai prima d'allora. In quel periodo Ponzi riesce a raccogliere 250.000 dollari al giorno. Ma uno dei redattori del Post, non convinto, ingaggia un investigatore per fare luce sulla società di Ponzi.
Frattanto, la Securities Exchange Company è sotto sorveglianza anche dello Stato del Massachusetts, e Ponzi incontra gli ispettori proprio il giorno della pubblicazione dell'articolo. Ponzi conta di distogliere temporaneamente i funzionari dai libri contabili della società offrendosi di sospendere la raccolta durante le indagini. L'offerta di Ponzi seda momentaneamente i sospetti degli ispettori.
Ponzi nel frattempo è in cerca di un'idea per poter uscire dalla trappola dorata in cui si è cacciato, ma il tempo scorre veloce. Il 26 luglio il Post inizia la pubblicazione di una serie di articoli che pongono seri dubbi sulle operazioni della sua macchina per far soldi. Il Post contatta Clarence Barron, noto analista finanziario, per esaminare lo schema di Ponzi. Barron osserva che, nonostante i rendimenti fantastici realizzati dalla Securities Exchange Company, Ponzi non sta investendo nella società. L'analista nota poi che le attività della Securities Exchange Company avrebbero dovuto mettere in circolazione 160.000.000 di Buoni di risposta internazionale, mentre ne risultano in circolazione solo 27.000, e le Poste statunitensi affermano che non ci sono stati acquisti ingenti di buoni né in patria né all'estero. Inoltre, se è vero che il margine lordo di profitto nella compravendita di ciascun buono è enorme, gli overhead (le spese generali) che occorre affrontare per gestire l'acquisto e il successivo riscatto di tutti i buoni, ciascuno di valore estremamente basso se preso individualmente, sono tali da erodere gran parte dei profitti.
Gli articoli causano un'ondata di panico tra coloro che hanno investito nella compagnia. Ponzi risarcisce $2.000.000 in soli tre giorni alla folla assiepata davanti al suo ufficio. Ponzi esce tra la folla, discute con le persone, offre caffè e ciambelle e le rassicura dicendo che non hanno niente da temere. Molti cambiano idea e lasciano i loro risparmi presso di lui.
Frattanto, i dirigenti delle Poste annunciano un cambiamento nei tassi di conversione postale, il primo da prima dell'inizio della guerra. Tuttavia, nell'annuncio viene dichiarato che i nuovi tassi non sono dovuti a nessuno schema posto in essere da individui o società al fine di lucrare sulle differenze nei tassi di cambio.
Ponzi accumula denaro, ma solo aumentando le passività. Ad un certo punto, in un'ottica truffaldina la cosa più logica sarebbe stata quella di trasportare il denaro fuori dagli USA, dove le autorità non sarebbero riuscite a recuperarlo. Invece Ponzi resta fermo e continua a rimborsare gli investitori. Vuole sembrare il più onesto possibile e, stando alla sua autobiografia, spera sempre di riuscire a utilizzare il tesoro accumulato per iniziare un commercio legale che avrebbe generato rendimenti tali da permettergli di rimborsare gli investitori e far arricchire tutti.
Nel frattempo, Ponzi aveva assunto un agente pubblicitario, un certo James McMasters, il quale presto diventa diffidente dei discorsi senza fine di Ponzi sui buoni, visto anche il fatto che Ponzi era sotto inchiesta. Va al Post, dove dice che Ponzi è finanziariamente un folle. Il giornale gli offre cinquemila dollari per la sua storia ed esce con un articolo in prima pagina il 2 agosto in cui si dichiara che Ponzi è irrimediabilmente insolvente e sull'orlo della bancarotta. Il 10 agosto gli agenti federali irrompono nella società e ne ordinano la chiusura, assieme alla Hanover Trust Bank. Non viene trovato nessuno stock consistente di buoni.
Il Post continua i suoi articoli. In uno di questi vengono mostrati la fedina penale di Ponzi e i primi piani del suo volto sorridente scattati durante l'arresto in Canada. Il 13 agosto Ponzi viene arrestato. Tra i suoi capi d'accusa si contano 86 frodi.
Nonostante tutto, molte persone credono ancora in Ponzi e se la prendono con gli ispettori federali che hanno indagato su di lui. Circa 40.000 persone avevano investito milioni nella società di Ponzi. Secondo le stime finali si tratta di circa 15 milioni di dollari (140 milioni di dollari ai prezzi del 2006).
Il 1º novembre 1920, Ponzi è dichiarato colpevole di frode postale e condannato alla pena di cinque anni da scontare in una prigione federale. Viene rilasciato dopo tre anni e sei mesi. Viene condannato ad altri nove anni dalle autorità del Massachusetts.
In attesa del processo di appello, paga la cauzione e una volta libero si trasferisce in Florida, dove, sotto falso nome (Charles Borelli), organizza una nuova truffa (del genere scam). Compra dei terreni a 16 dollari l'acro, suddivide ogni acro in ventitré lotti e vende ciascun lotto a 10 dollari, promettendo agli acquirenti rendimenti favolosi.
Le autorità della Florida si accorgono presto dello scam organizzato da Ponzi e lo arrestano per frode, condannandolo ad un anno di reclusione. Ancora una volta, il 3 giugno 1926 Ponzi esce su cauzione e scappa in Texas, dove, rasatosi i capelli e fattosi crescere i baffi, cerca di imbarcarsi su un nave mercantile diretta in Italia. Ma il 28 giugno viene scoperto e catturato nel porto di New Orleans. Scrive un telegramma al Presidente Calvin Coolidge chiedendo di essere espatriato, ma la sua richiesta viene rifiutata e Ponzi viene rispedito a Boston per finire di scontare la sua pena.
Nel frattempo, gli ispettori governativi stanno cercando di ricostruire i bilanci di Ponzi, per capire quanto denaro avesse raccolto e dove fosse andato. Ma una stima precisa non è mai stata raggiunta.
Ponzi viene rilasciato il 7 ottobre 1934, dopo aver scontato sette anni di carcere. È immediatamente espatriato e ricondotto in Italia, non avendo mai ottenuto la cittadinanza statunitense. All'uscita della prigione una folla inferocita lo attende. Prima di andarsene dice ai giornalisti lì presenti: "Cercavo guai, e li ho trovati."
Rose, la moglie, decide di rimanere a Boston, di non seguirlo in Italia e chiede il divorzio.
In Italia, Ponzi tenta di replicare diverse volte lo schema, ma senza fortuna. Tornato a Roma, si guadagna da vivere come traduttore d'inglese. Dal 1939 al 1942 lavora nella compagnia aerea L.A.T.I., per gestire i rapporti con Rio de Janeiro: ottenne il lavoro grazie all'intercessione del cugino Attilio Biseo, pilota d'aerei personale del Duce e ideatore dell'operazione S. Ma, durante la seconda guerra mondiale, il Brasile entra in guerra contro l'Asse e Ponzi perde il lavoro.
Trascorre gli ultimi anni di vita in povertà a Rio, sbarcando il lunario con lavoretti. Nel 1948 ha un ictus, che gli provoca un'emiparesi sinistra e la perdita parziale della vista. Muore in un ospedale per poveri a Rio de Janeiro l'anno dopo, il 18 gennaio 1949.