ShadowsofSecrets: 2019

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sabato 21 dicembre 2019

Belle Gunness


Belle Gunness
Belle Sorenson Gunness, nata Brynhild Paulsdatter Størseth (Selbu, 11 novembre 1859 – La Porte, 28 aprile 1908?), è stata una serial killer norvegese naturalizzata statunitense, è una delle più prolifiche di tutta la storia degli Stati Uniti con almeno 40 omicidi accertati, che potrebbero essere fino ad oltre 60. Brynhild nacque nella regione del Trøndelag nella Norvegia centrale da una famiglia povera. Il padre, Paul Pedersen Størset, lavorava come tagliapietre e possedeva una piccola fattoria che bastava a malapena a sfamare la famiglia; la madre, Berit Olsdatter, era una casalinga. La giovane Brynhild, la più piccola dei suoi otto fratelli, si manteneva come tante altre ragazze della sua età e della sua condizione sociale portando le pecore al pascolo. I fattori presso i quali lavorava erano soddisfatti del suo operato: sapeva svolgere svariate mansioni come ad esempio fare il formaggio e non aveva paura di passare la notte nelle baite di montagna; inoltre fisicamente era molto forte, era alta 1,83 per 91 kg di peso. Il successo che riscuoteva tra i suoi datori di lavoro non era lo stesso che riscuoteva tra i suoi coetanei dai quali non era ben voluta e veniva descritta come una ragazza maliziosa e bugiarda. In Norvegia circola una storia non verificata, sugli anni della giovinezza di Belle. Questa leggenda narra che Brynhild partecipò ad una festa danzante in stile country mentre era incinta. Lì venne aggredita da un uomo che le sferrò un calcio all'addome, facendole perdere il bambino. L'uomo, il quale proveniva da una ricca famiglia norvegese, non venne mai perseguito dalla legge. Secondo le persone che la conoscevano bene, in seguito a quest'episodio, la sua personalità cambiò drasticamente. A ventitré anni, grazie all'aiuto della sorella, Nellie Larson, e di suo marito, emigrò negli Stati Uniti d'America dove la sorella si era stabilita precedentemente. Appena arrivata Brynhild cambiò il suo nome in Belle e iniziò a lavorare come cameriera. La sorella dichiarò: «Belle impazziva per i soldi. Erano il suo punto debole». Circa due anni dopo essersi stabilita in America, Belle conobbe Mads Sorensen, un sorvegliante notturno, con il quale ben presto si sposò. Nel 1890 si trasferirono in un sobborgo di Chicago, ad Austin. Belle adottò in quel periodo una bambina di otto mesi, Jenny Olsen, il cui padre alla morte della moglie non si era sentito di crescere da solo. Quando però questi si risposò e volle riprendersi la figlia con sé, nacque una battaglia legale per la custodia di Jenny, dalla quale uscì vincitrice la Gunness. Circa sei anni dopo iniziò ad avere figli suoi; i primi due, Caroline ed Axel, morirono rispettivamente nel 1896 e nel 1898 di colite acuta. Dopo sedici anni di matrimonio, nel 1900, trascorsi nella povertà, morì anche Mads Sorensen, l'unico giorno in cui le due assicurazioni sulla vita che l'uomo aveva stipulato con due compagnie diverse erano entrambe valide. Il dottore che visitò Mads pensò subito ad un avvelenamento da stricnina. Interrogata dal medico sull'avvenuto, Belle dichiarò di aver dato al marito una polvere per curare il suo raffreddore e il medico di famiglia assicurò al collega di aver prescritto lui stesso la medicina. Il medico si convinse a firmare il certificato di morte e le due assicurazioni pagarono la vedova. Belle con la somma acquistò un negozio di abbigliamento che pochi mesi dopo venne distrutto da un incendio la cui causa, secondo Belle, era da attribuire all'esplosione di una lampada a kerosene che però non venne mai rinvenuta. Con i soldi dell'assicurazione comprò una fattoria nei dintorni di La Porte, nell'Indiana. Belle si stabilì nella nuova proprietà con la figlia adottiva Jenny e con le figlie naturali che le erano rimaste, Myrtle e Lucy. Nel 1902 sposò un macellaio norvegese, Peter Gunnes, che aveva conosciuto tramite dei suoi cugini. L'uomo rimasto da poco vedovo si trasferì nella fattoria di Belle con la figlia, Swanhilde. Nove mesi più tardi l'uomo morì in uno strano incidente domestico. Peter era macellaio, e insieme alla moglie stavano preparando delle salsicce. Una volta finito il lavoro Belle lavò il tritacarne e lo mise ad asciugare su una mensola sopra il camino, dopo di che accompagnò le figlie a letto. Quando tornò trovò il marito steso per terra a faccia in giù. Il tritacarne gli era piombato in testa uccidendolo. Belle chiamò un medico che a sua volta avvertì la polizia; il medico legale sospettò che si trattasse di un omicidio ma, grazie alla testimonianza della figlia adottiva Jenny Olsen (che affermò di aver assistito alla scena) il caso venne archiviato come incidente. Il fratello di Peter non credette mai nell'innocenza della cognata e per sicurezza fece rapire la piccola Swanhilde Gunness per tenerla con sé. Ancora una volta la Gunness ottenne una discreta somma dall'assicurazione sulla vita del marito e due mesi più tardi diede alla luce un maschietto al quale diede il nome di Philip. Nel 1906, qualche anno dopo la morte di Peter Gunness, Jenny raccontò ad alcuni suoi compagni di scuola che era stata effettivamente sua madre ad assassinare il genitore, colpendolo violentemente col tritacarne. La notizia circolò e Jenny venne quindi di nuovo interrogata dalla polizia, ma di fronte agli inquirenti negò tutto. Belle dopo quell'episodio raccontò ai vicini che avrebbe mandato la figlia adottiva in un collegio nel Wisconsin. La ragazza raccontò ad un suo compagno di scuola della sua partenza, promettendogli che prima di lasciare la città sarebbe passata a salutarlo e gli avrebbe dato il suo indirizzo. Invece partì improvvisamente senza salutare nessuno. Nonostante il suo fisico robusto e mascolino, Belle era una donna molto sensuale che detestava la solitudine; ebbe così diversi amanti scelti tra gli uomini che lavoravano per lei, tra cui Ray Lamphere, l'ultimo. Altri pretendenti bussarono alla porta di Belle suscitando la gelosia dell'amante. Belle infatti aveva messo un annuncio su un giornale per emigranti norvegesi: "Donna attraente proprietaria di bella fattoria in ottime condizioni cerca uomo affidabile benestante scopo matrimonio". In molti risposero all'annuncio di Belle e ricevettero una lettera di risposta nella quale Belle chiedeva di depositare una somma di denaro a proprio nome per conquistare così la sua fiducia. Gli uomini venivano convinti proprio dalla sua richiesta stravagante in quanto veniva letto come sintomo di grande senso pratico ed onestà. A La Porte iniziarono così a susseguirsi gli spasimanti norvegesi. John Moo giunse da Elbow Lake, portando con sé mille dollari da offrire a Belle in cambio del contratto di matrimonio. Egli scomparve dalla fattoria una settimana dopo l'arrivo. In seguito si recò nella tenuta di Belle George Anderson, il quale però non aveva portato con sé il denaro richiesto; voleva infatti prima assicurarsi che la futura moglie gli piacesse. Si trovò davanti una donna di quarantotto anni vestita come un uomo e che si esprimeva in un linguaggio rude e volgare. Sarebbe ripartito subito ma Belle dispiegò tutte le armi di seduzione in suo possesso e trascorsero la notte insieme. Durante la notte si svegliò di soprassalto e vide Belle accanto a lui che lo fissava con un'espressione sinistra: fuggì via ed ebbe così salva la vita. Ray Lamphere mal sopportava il susseguirsi di amanti e le faceva terribili scenate finché Belle lo licenziò; ma l'uomo rimase sempre nei dintorni a spiarla: Belle lo denunciò. Infine, all'annuncio rispose Andrew Helgelien, proprietario di una fattoria ad Aberdeen, nel Dakota del Sud; la coppia si scambiò numerose lettere prima di incontrarsi e l'uomo arrivò a La Porte nel gennaio del 1908 con tutti i suoi risparmi. Qualche giorno dopo si recò presso la banca di La Porte con Belle a versare un assegno e subito dopo scomparve. Intanto il fratello di Helgelien, Asle, cominciò a preoccuparsi per l'assenza di Andrew. Belle di solito sceglieva tra i suoi uomini quelli che non avevano famiglia al fine di evitare ricerche, ma quella volta commise un errore. Asle le scrisse chiedendo notizie del fratello e Belle rispose che era stato da lei qualche tempo prima ma lei stessa aveva perso le sue tracce. Asle, non convinto da questa risposta, andò a La Porte e si recò dallo sceriffo denunciando la scomparsa del fratello ed esponendo i propri sospetti su Belle Gunness, ma proprio quella notte la fattoria di Belle venne distrutta da un incendio. La polizia pensò che i cadaveri che vennero rinvenuti fossero di Belle e dei suoi figli, ed arrestò Ray Lamphere, denunciato tempo prima dalla Gunness. Tutti quelli che conoscevano Belle ne piansero la morte, non sospettando che di lì a poco il loro dolore si sarebbe tramutato in orrore. Infatti Asle Helgelien aveva continuato le sue indagini alla ricerca del fratello ed aveva interrogato un ex dipendente della donna, Joe Maxson. Emerse che Maxson, sotto l'ordine di Belle, avesse livellato il terreno all'interno del porcile con grosse quantità di immondizia. Asle convinse lo sceriffo a controllare e dal primo scavo emerse il corpo mutilato di Andrew Helgelien; successivamente vennero dissotterrati i cadaveri di vari pretendenti di Belle, alcuni lavoratori di cui era stata amante nonché la figlia adottiva Jenny partita nel 1906 per un fantomatico collegio. Altri corpi tra cui quelli di una donna e di due bambini non furono mai identificati. Il numero delle vittime di Belle non fui mai accertato con precisione ma è stimato intorno a quaranta persone, se non più, probabilmente fino a oltre 60. Ray Lamphere venne riconosciuto colpevole per l'incendio doloso della fattoria, ma scagionato dall'accusa di omicidio venne condannato a vent'anni di carcere. Morì però l'anno successivo di tubercolosi: prima di esalare l'ultimo respiro fece una confessione completa al reverendo Schell, raccontando di non aver mai partecipato attivamente agli omicidi ma di aver aiutato Belle Gunnes a seppellire i cadaveri già smembrati. Raccontò inoltre la procedura degli omicidi. Belle attirava le sue vittime nella sua fattoria, serviva loro regali pasti, li deliziava a letto e in seguito li avvelenava con la stricnina o li uccideva durante il sonno con un'ascia; portava il corpo dello sventurato amante di turno nella cucina, dove sezionava il corpo, distribuendo poi i pezzi in vari sacchi di tela i quali venivano seppelliti nel porcile. Inoltre fornì la spiegazione dell'incendio. Disse che anche quello faceva parte del piano della donna: aveva ucciso con la stricnina una donna che si era recata presso la fattoria in cerca di lavoro, le aveva messo indosso i suoi abiti, le aveva tagliato la testa e lasciato vicino i suoi denti finti. Aveva ucciso i figli con la stricnina e messi a letto, dopodiché con Lamphere aveva dato fuoco alla casa. Successivamente Lamphere l'aveva accompagnata alla stazione ferroviaria, dalla quale Belle partì promettendo all'amante di dargli sue notizie, ma da allora non l'aveva più vista né sentita. Lo sceriffo non credette mai alle parole di Ray. I misteri che circondano quest'enigmatica serial killer sono parecchi; al momento del ritrovamento del cadavere di Belle molti dubitarono che il cadavere decapitato fosse della donna; le misure non corrispondevano: la donna morta era molto più piccola della signora Gunness e anche ammesso che la carne bruciata si restringa, la differenza era considerevole. Inoltre il medico incaricato di analizzare gli organi interni rivelò la presenza di tracce di stricnina. Venne inoltre interpellato un dentista il quale identificò i denti finti come appartenenti a Belle, ma poteva comunque averli messi lì apposta. Si sospettò che Belle Gunness non fosse una donna bensì un uomo, sospetto che risaliva dalla nascita del figlio Philip. Le vicine raccontarono che Belle aveva evitato di mostrarsi durante il parto, nonostante le donne si fossero offerte di aiutarla. Quando la levatrice era giunta nella fattoria la trovò già in piedi con un bambino perfettamente pulito ed addormentato, il quale appariva più grande di un neonato. Pensarono che il bambino non fosse suo e che Belle fosse un uomo; tesi sostenuta anche dagli uomini del paese, i quali l'avevano vista compiere mansioni particolarmente difficili come caricarsi sulle spalle pesanti tronchi di legna senza dimostrare fatica. La donna faceva inoltre tutti i lavori pesanti nella fattoria. Belle Gunness inoltre fu avvistata parecchie volte successivamente alla sua presunta morte. Nel 1909 un cittadino di La Porte giurò di averla vista in casa dell'amica del cuore di Belle, Almetta Hay. Dopo la morte di Almetta nella sua abitazione venne rinvenuto il teschio di una donna avvolto in un materasso. Si potrebbe dedurre che si trattasse dei resti del cranio appartenuto alla donna uccisa nell'incendio, ma non furono mai fatte indagini a tal proposito.

venerdì 13 dicembre 2019

Bernie Madoff


Bernie Madoff
Bernard Lawrence Madoff (New York, 29 aprile 1938) è un ex banchiere e criminale statunitense, condannato per una delle più grandi frodi finanziarie di tutti i tempi. Nasce a New York da una famiglia di origine ebraica, si sposa con Ruth Madoff. Era molto conosciuto e stimato nella comunità, come dimostrano le numerose cariche ricevute presso le più importanti istituzioni culturali della città. Era consigliere della Sy Syms School of Business della Yeshiva University, del New York City Center e membro del Cultural Institutions Group. È stato anche presidente del NASDAQ, il listino dei titoli tecnologici statunitensi. Ha iniziato la sua attività come broker negli anni sessanta, reinvestendo gli utili della sua attività di bagnino a Long Island. Man mano che la sua impresa, la Bernard Madoff Investment Securities, cresceva di dimensioni, ha assunto molti familiari, a partire dal fratello Peter e fino ai figli Mark e Andrew. La sua reputazione personale, specialmente nella comunità ebraica, era così grande da essere stato soprannominato Jewish Bond (Obbligazione ebraica). L'11 dicembre 2008 Madoff è stato arrestato dagli agenti federali, accusato di aver truffato i suoi clienti causando un ammanco pari a circa 65 miliardi di dollari (60 miliardi di euro). La sua società si è infatti rivelata come un gigantesco schema Ponzi. Tale sistema deve il suo nome a un immigrato italiano, che agli inizi del '900 lo mise in atto per primo su grande scala, e consisteva nel promettere fraudolentemente agli investitori alti guadagni, pagando gli interessi maturati dai vecchi investitori con i soldi dei nuovi investitori. Rispetto agli altri hedge fund Madoff non vantava profitti del 20-30%, ma si attestava su un più credibile rendimento del 10% annuo, costante nonostante l'andamento del mercato. La truffa consisteva nel fatto che Madoff versava l'ammontare degli interessi pagandoli con il capitale dei nuovi clienti. Il sistema saltò nel momento in cui i rimborsi richiesti superarono i nuovi investimenti. Nell'ultimo periodo le richieste di disinvestimento avevano raggiunto una tale cifra, circa 7 miliardi di dollari, che Madoff non fu più in grado di onorare la remunerazione degli interessi promessi con le risorse finanziarie disponibili. Il caso Madoff rappresenta un grave fallimento per le attività di controllo. La SEC, già a partire dal 1992, aveva effettuato diverse verifiche presso la Bernard Madoff Investment Securities, senza rilevare gravi violazioni. Addirittura nel dicembre del 2008 era stato segnalato che nonostante Madoff gestisse circa 17 miliardi di dollari per conto dei suoi clienti, solamente 1 miliardo era investito in azioni. Anche i concorrenti e gli altri analisti avevano nel tempo espresso dubbi sulle incredibili performance di Madoff, come ad esempio Harry Markopolos, che nel 1999 e nel 2005, dopo essere arrivato alla conclusione che i risultati di Madoff erano tecnicamente molto sospetti se non impossibili, denunciò la cosa alle autorità di controllo. I clienti di Madoff erano perlopiù grandi istituti finanziari e investitori istituzionali, sui quali sono ricadute le conseguenze della truffa. Diverse banche in tutto il mondo hanno dichiarato di essere esposte verso il fondo di Madoff sia direttamente, sia attraverso fondi da loro gestiti. Tra le italiane UniCredit per 75 milioni di euro e il Banco Popolare per 8 milioni. Più gravi invece le ricadute per altri istituti europei come Royal Bank of Scotland, esposta per circa 445 milioni di euro, la spagnola Bbva, per circa 300 milioni di euro, e la francese Natixis, a sua volta con perdite pari a 450 milioni di euro. L'importo più consistente pare essere quello del gruppo britannico HSBC, esposto per circa un miliardo di dollari (tuttavia al mese di ottobre 2011, la SEC ritiene che il gruppo britannico sia riuscito a rientrare in possesso di almeno 600 milioni di dollari tramite indagini private) e della società di gestione Fairfield Greenwich Group, che ha investito nel fondo di Madoff oltre metà del suo patrimonio per una cifra di 7,5 miliardi di dollari. Sembra che anche alcuni importanti personaggi del mondo degli affari o dello spettacolo abbiano investito cifre più o meno ingenti con Madoff, direttamente o tramite fondazioni a loro riconducibili. Ad esempio, la Wunderkinder Foundation di Steven Spielberg potrebbe aver perso una buona parte del suo capitale; stessa sorte sarebbe toccata al magnate dell'editoria Mortimer Zuckerman, al premio Nobel Elie Wiesel, all'icona cinematografica Zsa Zsa Gábor (che avrebbe perso una somma compresa tra i 7 e i 10 milioni di dollari), all'attore Kevin Bacon e sua moglie, Kyra Sedgwick, e a John Malkovich. Il 29 giugno 2009 Madoff è stato condannato a 150 anni di carcere per i reati commessi. Nel mese di agosto 2009 viene rivelato dal New York Post, che Bernand Madoff avrebbe un cancro e che la malattia lo avrebbe consumato al punto di lasciargli solamente pochi mesi di vita e che per questa ragione si sarebbe dichiarato durante il procedimento come unico responsabile della truffa. Tramite una nota pubblicata in seguito dal The Wall Street Journal, però, il Bureau of Federal Prison ha smentito la malattia. Il 24 dicembre del 2009 comunque Madoff venne ricoverato in ospedale, ufficialmente per motivi di vertigini e pressione alta. L'11 dicembre 2010 suo figlio Mark si suicida a Manhattan, mentre il 3 settembre 2014 muore anche l'altro figlio Andrew, affetto da linfoma mantellare.

sabato 9 novembre 2019

H.H. Holmes


H. H. Holmes
Henry Howard Holmes, nato Herman Webster Mudgett, nato a Gilmanton, 16 maggio 1861 e morto a Filadelfia, 7 maggio 1896, è stato un assassino seriale statunitense. Gli vengono attribuiti oltre 200 omicidi, di cui 27 accertati.
Nella sua biografia, scritta durante l'ultima detenzione in carcere, affermò di avere commesso 133 omicidi, ma in seguito ritrattò l'affermazione dicendo che era un trucco per guadagnare soldi; la polizia dell'epoca, perquisendo l'edificio dove era solito commettere gli omicidi, affermò di avere trovato gli scheletri di 150 persone, e gli attribuì 200 vittime. La cifra reale resta però sconosciuta. H.H. Holmes nacque il 16 maggio 1861 in New Hampshire. Suo padre era un uomo violento che soffriva di alcolismo. Holmes era vittima di bullismo a scuola perché molti compagni di classe erano invidiosi dei suoi ottimi risultati. Raccontò che una volta i bulli lo costrinsero a toccare il cranio di uno scheletro e da quel momento in poi cambiò la sua personalità: gli piaceva torturare con sadici esperimenti animali randagi. Sognava sempre di essere un dottore: questo sarà il suo futuro lavoro. Dopo essere stato espulso dalla scuola per frode all'assicurazione, si sposò e si trasferì da solo a Englewood, una località nell'Illinois, vicina a Chicago. Fu qui che cambiò il suo nome da Herman Webster Mudgett a Henry Howard Holmes. Intorno a questo periodo Holmes commise il suo primo omicidio, a scopo di profitto, avvelenando una donna. Diverso tempo dopo lesse in un annuncio che una donna anziana cercava un aiutante per la sua farmacia: Holmes rispose presentandosi in casa sua e offrendosi per giunta di curarle il marito da tempo gravemente malato. Tuttavia Holmes, col pretesto di aiutarlo, avvelenò l'uomo. Egli propose quindi all'anziana signora di cedergli la farmacia lasciandogliela gestire; in cambio lui le avrebbe garantito un reddito mensile. La donna imprudentemente accettò, ma non ottenne mai il pagamento del debito, e presto sparì anche lei, diventando la terza vittima di Holmes. Con i soldi di alcune frodi assicurative Holmes fece costruire un enorme edificio a tre piani che gli serviva da abitazione, farmacia, negozio e hotel: Holmes era solito infatti affittare molte delle camere (anche ad amici e collaboratori, che finirono poi per diventare vittime della sua follia omicida). L'edificio era talmente imponente da essere soprannominato il Castello. Con una serie di modifiche nella struttura interna dell'edificio Holmes rese il secondo e terzo piano un dedalo di camere che costituiva un vero labirinto e una inaudita trappola mortale per chiunque vi si addentrasse: le camere erano infatti collegate tra loro grazie a passaggi segreti, muri scorrevoli, spioncini, porte blindate, stanze segrete, camere insonorizzate, scale e corridoi che finivano contro un muro, e botole sul pavimento che si aprivano a comando e facevano scivolare la vittima in cantina: lì si trovava una enorme piscina riempita di acido corrosivo, dove Holmes immergeva i corpi e i cadaveri dei malcapitati. Tutte le stanze erano inoltre delle vere e proprie camere a gas, progettate per uccidere chiunque si trovasse all'interno: tutte le porte potevano infatti essere bloccate dall'esterno, e i muri erano foderati con l'amianto: in tale modo, Holmes era libero anche di dare fuoco al gas presente nell'ambiente, evitando il propagarsi della combustione. In una delle stanze segrete si trovava infine un forno crematorio.
Tra il 1892 e il 1894 un numero enorme di clienti di qualsiasi età (anche bambini), visitatori, garzoni, conoscenti, fidanzate e perfino complici di Holmes troveranno la morte nel castello. Il suo modus operandi era il seguente: spesso affittava una camera; poi, dopo aver intrappolato le vittime ed aver goduto delle loro urla strazianti, li faceva morire asfissiati nella camera oppure li gasava. A volte incendiava il gas in modo da carbonizzarli. Il corpo veniva quindi recuperato ed utilizzato in tre modi: eviscerato e scarnificato per poi rivenderne lo scheletro alle università; sciolto completamente nella piscina con l'acido; o utilizzato da Holmes come cavia per dissezioni ed esperimenti non meglio definiti, senza finalità scientifiche. Proprio nel 1892 cadeva il World's Fair, la grande esposizione organizzata in occasione dei 400 anni dalla scoperta dell'America. Molte delle vittime furono semplici turisti che decisero di visitare il castello di Holmes. La frequenza degli omicidi era elevata ed il guadagno ricavato dalla vendita degli scheletri fu molto redditizio. Nessuno nutriva sospetti: Holmes agì indisturbato, nonostante le decine di sparizioni nell'area. Spesso, il numero di sparizioni coincideva con il numero delle frodi che Holmes faceva ai danni delle società di assicurazioni. Poco prima del 1894, Holmes, vedendosi accerchiato dai creditori, in un momento di difficoltà economica, abbandonò il castello per rifugiarsi altrove. Diverse settimane dopo un altro suo complice (tale Pat Quinlan) bruciò l'edificio, furioso per aver perso l'amante, sua sorella e la sua figlia illegittima: Holmes per errore mentre erano in una stanza le aveva come al solito gasate e scarnificate. Dopo aver lasciato Chicago, Holmes provò a intascare i soldi dell'assicurazione per incendio accidentale, ma un investigatore mandò a monte il piano scoprendo che l'incendio era doloso. Holmes non venne accusato di nulla, ma continuò a truffare e, tra una truffa e l'altra, uccidere. Dopo un'altra truffa andata male Holmes finì in carcere. Qui conobbe una nuova complice, Marion Hedgepeth. Insieme, una volta liberati, architettarono un omicidio ai danni di un conoscente di Holmes, un certo Benjamin Pitezel, e una frode all'assicurazione legata alla sua morte. Marion avrebbe avuto la sua percentuale. L'omicidio venne compiuto e Holmes intascò i soldi ma sparì di nuovo senza dare i soldi alla Hedgepeth. Essa, per vendicarsi, informò la società di assicurazioni truffata e lì scattò un mandato di arresto per Henry Howard Holmes. Holmes fu arrestato a Boston il 17 novembre 1894, mentre stava per imbarcarsi per l'Europa. Fino ad allora non fu mai arrestato per via dei suoi continui spostamenti e cambi di identità. In carcere fu dapprima riconosciuto colpevole di 4 omicidi, poi arrivò a confessarne all'incirca altri 27; la polizia quindi controllò i resti del castello, affermando di avere trovato gli scheletri di 150 persone. Ma probabilmente molti di più furono quelli che non si poterono recuperare, siccome potevano essere stati o completamente bruciati o dissolti nell'acido, venduti o fatti sparire altrimenti. Holmes ne confessò altri mentre scriveva la sua biografia, che venne venduta a buon prezzo. La cifra arrivò a 133, nonostante la polizia lo ritenesse fortemente sospettato di oltre 200 omicidi in totale; successivamente disse di avere confessato 133 omicidi solo per guadagnare soldi. Nel 1895 iniziò e finì il processo contro di lui e venne dichiarato colpevole di solo 9 degli almeno 27 omicidi e di un gran numero di frodi assicurative. La pena prevista era la morte.
Il suo castello, nonostante fosse ridotto a un moncone bruciato, divenne un'attrazione per gli abitanti, fino a quando un secondo incendio scoppiato misteriosamente lo rase al suolo completamente. Henry Howard Holmes morì impiccato la mattina del 7 maggio 1896, all'età di soli 34 anni; fino all'ultimo volle essere chiamato «dottor Holmes». La sua fu una lenta agonia, che durò quindici minuti: il cappio infatti non era stato preparato a regola d'arte. Il corpo è tuttora sepolto nell'Holy Cross Cemetery. Le sue ultime parole furono "prendi il tuo tempo, non pasticciarlo".



giovedì 31 ottobre 2019

Friedrich Wilhelm Voigt: Der Hauptman von Köpenick


Friedrich Wilhelm Voigt: Der Hauptman von Köpenick
Friedrich Wilhelm Voigt, detto Der Hauptmann von Köpenick (Il capitano di Köpenick), nato a Tilsit, 13 febbraio 1849 e morto a Lussemburgo, 3 gennaio 1922, è stato un criminale tedesco. È celebre soprattutto per un'impresa portata a termine nel 1906 in cui, travestito da ufficiale prussiano, prese il controllo del municipio di Köpenick per alcune ore, facendo imprigionare il tesoriere e il sindaco e allontanandosi con parte del tesoro cittadino. In Germania Voigt non viene comunemente considerato un criminale, bensì un eroe popolare che si opponeva alle ingiustizie del governo, intrappolato in un paradosso: non poteva avere lavoro perché privo di passaporto, ma non poteva avere un passaporto poiché non aveva lavoro (un esempio di Paradosso del Comma 22). La sua storia è nelle scuole occasionalmente portata come esempio di coraggiosa resistenza verso un governo ingiusto. Voigt nacque a Tilsit, Prussia (poi diventata Sovetsk) il 13 febbraio 1849. Nel 1863, all'età di 14 anni, ricevette una condanna a 14 giorni di prigione per furto. Per la condanna fu espulso dalla scuola, e cominciò a lavorare come apprendista calzolaio col padre. Tra il 1864 e il 1891 Voigt collezionò una serie di condanne per furto e contraffazione per un totale di 25 anni di carcere, arrivando ad essere condannato a 15 anni per un singolo furto, venendo infine rilasciato il 12 febbraio 1906. Voigt visse come vagabondo per qualche tempo, andando poi a vivere con la sorella a Rixdorf, nei pressi di Berlino. Lavorò saltuariamente come calzolaio, finché il 24 agosto 1906 la polizia lo espulse da Berlino come "indesiderabile", per via del fatto che aveva scontato condanne in passato. Ufficialmente dichiarò di volersi recare ad Amburgo, ma rimase in segreto a Berlino. Il 16 ottobre 1906, dopo una lunga preparazione, Voigt era pronto a portare a termine una nuova truffa. Aveva acquistato in vari negozi alcuni pezzi di uniformi da capitano usate, e aveva fatto alcune prove con dei soldati per vedere che effetto suscitassero. Dieci giorni prima aveva dato le dimissioni dalla fabbrica di scarpe dove lavorava. Dopo aver indossato tutti i pezzi di uniforme, si diresse alla caserma locale, dove richiamò quattro granatieri e un sergente di ritorno da una pattuglia e gli ordinò di seguirlo. I soldati, alla vista dell'uniforme e addestrati ad obbedire senza domande, seguirono Voigt, il quale dopo aver fatto allontanare il sergente reclutò altri sei soldati dal poligono di tiro. In compagnia dei soldati, si diresse in treno verso Köpenick, a est di Berlino: lì con i soldati occupò il municipio, bloccando tutte le uscite. Ordinò quindi alla polizia del luogo di occuparsi del mantenimento della legge e dell'ordine, e diede ordine al locale ufficio postale di impedire qualsiasi comunicazione con Berlino per un'ora. Fece arrestare il tesoriere von Wiltberg e il sindaco Georg Langerhans, affermando di sospettarli di irregolarità sui bilanci, e confiscò 4002 marchi e 37 pfennig, lasciando anche una ricevuta. La ricevuta aveva la firma del direttore della prigione in cui Voigt aveva scontato la pena. Voigt requisì due carri, e ordinò ai granatieri di portare gli uomini in stato di arresto alla Neue Wache di Berlino per l'interrogatorio. Ordinò alle altre guardie di rimanere in posizione per mezz'ora, e si allontanò verso la stazione. Dopo essersi cambiato in abiti civili, scomparve. Nei giorni successivi la stampa tedesca avanzò diverse ipotesi su cosa fosse accaduto, mentre l'esercito condusse un'inchiesta formale. Il pubblico prese in simpatia il coraggioso e originale truffatore. Voigt fu arrestato il 26 ottobre. Il 1º dicembre ricevette una condanna a quattro anni di prigione per contraffazione, per aver impersonato un ufficiale e per "imprigionamento illecito". Tuttavia, l'opinione pubblica rimase in suo favore. Il Kaiser Guglielmo II gli concesse la grazia il 16 agosto 1908. Secondo alcune testimonianze, anche il Kaiser fu divertito dall'incidente, e definì Voigt un "amabile mascalzone".  Anche la stampa inglese trovò motivi di divertimento, vedendo l'evento come una conferma degli stereotipi sul popolo tedesco. Il 27 ottobre 1906 sul The Illustrated London News comparve una nota che ricordava che:
«Per anni i tedeschi hanno instillato nella loro gente la reverenza per l'onnipotenza del militarismo, il cui simbolo più sacro è l'uniforme tedesca. Le offese contro questa mania portano a severe punizioni. Ufficiali che non si sono considerati salutati adeguatamente hanno estratto le loro spade impunemente contro cittadini.»
Sullo stesso numero, Gilbert Keith Chesterton sottolineava che:
«La parte più incredibile di questa incredibile truffa (almeno agli occhi di un Inglese) è quella che, piuttosto stranamente, ha ricevuto meno commenti. Intendo il momento in cui il sindaco chiese di vedere un mandato, e il Capitano rispose facendo puntare le baionette dei suoi uomini e dicendo "Queste sono la mia autorità". Uno penserebbe che chiunque avrebbe potuto capire che nessun soldato avrebbe mai parlato così.»
Voigt decise di sfruttare la sua fama, intraprendendo una serie di iniziative nel mondo dello spettacolo. Una sua statua in cera fu esposta al museo delle cere di Berlino, in Unter den Linden, già quattro giorni dopo il suo rilascio. Voigt stesso apparve in pubblico al museo per autografare le proprie fotografie, ma gli ufficiali della città il giorno stesso gli vietarono di tenere altri incontri pubblici. Per aggirare il divieto, cominciò a interpretare se stesso in una commedia rappresentata in vari piccoli teatri tedeschi, cogliendo le occasioni per autografare fotografie. La commedia ebbe buon successo e, nonostante il divieto delle forze dell'ordine, venne rappresentata anche a Dresda, Vienna e Budapest all'interno di cabaret, ristoranti e parchi divertimenti. Nel 1909 Voigt a Lipsia pubblicò un libro, Come diventai il Capitano di Köpenick, che ottenne buon riscontro di vendite. Un suo tour negli Stati Uniti rischiò di fallire, poiché le autorità statunitensi gli rifiutarono il visto. Sbarcato nel 1910 in Canada, entrò negli USA via terra. Una sua statua venne esposta al museo di Madame Tussauds a Londra. Nel 1910 si trasferì in Lussemburgo, lavorando come cameriere e calzolaio e vivendo di un vitalizio garantitogli da una ricca vedova berlinese. Due anni dopo acquistò una casa e andò in pensione, ma l'inflazione che seguì la Prima guerra mondiale distrusse la sua ricchezza. Voigt morì in Lussemburgo nel 1922.



sabato 26 ottobre 2019

Mary Baker: Caraboo Princess


Mary Baker: Caraboo Princess
Mary Baker, nata Willcocks l’11 novembre 1792 (non è certo), morta a Witheridge, Devonshire, Inghilterra il 24 dicembre 1864, Bristol, Inghilterra. Fu una nota impostora del suo tempo. Si pose come la immaginaria principessa Caraboo, una principessa di un regno di un’isola lontana. Baker ha ingannato una città britannica per alcuni mesi.
Il 3 aprile 1817, un calzolaio ad Almondsbury nel Gloucestershire, in Inghilterra, incontrò una giovane donna apparentemente disorientata che indossava abiti esotici che parlava un linguaggio incomprensibile. La moglie del calzolaio portò questa sconosciuta dal sorvegliante dei poveri, che la mise nelle mani del magistrato locale della contea, Samuel Worrall, che viveva a Knole Park nella tenuta dove si trova Tower House. Neanche Worrall e sua moglie Elizabeth, nata in America, la capivano; ciò che determinarono fu che si chiamava Caraboo e che era interessata alle immagini cinesi. La mandarono alla locanda locale, dove identificò il disegno di un ananas con la parola "nanas", che significa ananas in lingue indonesiane, e insistette per dormire sul pavimento. Samuel Worrall dichiarò di essere una mendicante e che doveva essere portata a Bristol e processata per vagabondaggio.
Durante la sua prigionia, un marinaio portoghese di nome Manuel Eynesso (o Enes) disse che parlava la sua lingua e tradusse la sua storia. Secondo Enes, era la principessa Caraboo dell'isola di Javasu nell'Oceano Indiano. Era stata catturata dai pirati e dopo un lungo viaggio era saltata fuori bordo nel Canale di Bristol e aveva nuotato a terra.
I Worralls portarono Caraboo a casa loro. Per dieci settimane, questo rappresentante della sovranità esotica è stata la favorita dei dignitari locali. Usava l’arco, giocare di scherma, nuotò nuda e pregò un dio, che chiamò Allah-Talla (una variante ortografica di uno dei nomi formali di Dio in Islam ). Ha acquisito abiti esotici e il suo ritratto è stato dipinto e riprodotto su giornali locali. La sua autenticità è stata attestata da una dottoressa Wilkinson, che ha identificato la sua lingua usando il Pantographia di Edmund Fry e ha affermato che i segni sulla sua testa erano opera di chirurghi orientali. I giornali hanno pubblicato storie sulle avventure della principessa Caraboo che le hanno procurato il plauso nazionale.
Alla fine è emersa la verità. La guardiana della pensione, la signora Neale, la riconobbe dall'immagine sul Bristol Journal e informò i suoi ospiti. Questa aspirante principessa era in verità Mary Willcocks, figlia di un calzolaio di Witheridge, nel Devon. Era stata una domestica in Inghilterra ma non aveva trovato posto dove stare. Ha inventato il suo linguaggio fittizio da parole immaginarie e zingaresche e ha creato un personaggio e una storia esotici. I segni strani sulla sua testa erano cicatrici da un'operazione di coppettazione in un ospedale per poveri di Londra. La stampa britannica fece gran parte della beffa a spese della classe media rustica ingannata. La signora Worrall ebbe pietà di lei e la fece viaggiare per Filadelfia, per la quale partì il 28 giugno 1817.
Il 13 settembre 1817 fu stampata una lettera sul Bristol Journal, presumibilmente da Sir Hudson Lowe, il funzionario incaricato dell'esiliato imperatore Napoleone a Sant'Elena. Affermò che dopo che la nave legata a Filadelfia che trasportava la bellissima Caraboo era stata spinta vicino all'isola da una tempesta, l'intrepida principessa si impulsivamente si lasciò andare alla deriva su una piccola barca, remò a terra e affascinò così l'imperatore che si stava applicando al Papa per una dispensa per sposarla. Quella storia non è verificata.
Negli Stati Uniti, ha continuato brevemente il suo ruolo, apparendo sul palco della Washington Hall di Filadelfia come "Principessa Caraboo", con scarso successo. Il suo ultimo contatto con i Worralls fu in una lettera di New York nel novembre 1817, in cui si lamentava della sua notorietà. Sembra essere tornata a Filadelfia fino a quando ha lasciato l'America nel 1824, tornando in Inghilterra.
Nel 1824 tornò in Gran Bretagna e si esibì per un breve periodo a New Bond Street, a Londra, nei panni della Principessa Caraboo, ma la sua recita non ebbe successo. Potrebbe essersi recata per un breve periodo in Francia e in Spagna, ma presto sarebbe tornata in Inghilterra.
Nel settembre del 1828, viveva come vedova a Bedminster sotto il nome di Mary Burgess (in realtà il nome di una cugina). Lì sposò Richard Baker e diede alla luce una figlia di nome Mary Ann l'anno successivo intorno al 1829. Nel 1839, stava vendendo sanguisughe al Bristol Infirmary Hospital. Morì per una caduta il 24 dicembre 1864 e fu sepolta nel cimitero di Hebron Road a Bristol. Sua figlia continuò i suoi affari, vivendo da sola a Bedminster in una casa piena di gatti fino alla sua morte in un incendio nel febbraio 1900.

giovedì 5 settembre 2019

Victor Lusting: L'uomo che vendette la Torre Eiffel


Victor Lusting: l’uomo che vendette la Torre Eiffel
Victor Lustig, nato a Hostinné il 4 gennaio 1890 e morto a Springfield il 11 marzo 1947, è stato un truffatore ceco, conosciuto come "l'uomo che vendette la Torre Eiffel". Considerato uno dei migliori artisti della truffa di inizio secolo, tra la fine degli anni dieci del XX secolo e il 1935 mise in atto decine di raggiri in Europa e negli Stati Uniti d'America, il più famoso dei quali fu la vendita come ferro vecchio della Torre Eiffel, che mise in atto per ben due volte. Fu infine catturato dai servizi segreti statunitensi e condannato a 20 anni di carcere ad Alcatraz.
Victor Lustig nacque a Hostinné, cittadina boema al tempo appartenente all'Impero austro-ungarico e oggi facente parte della Repubblica Ceca. La sua vera identità è in realtà un mistero: Lustig non era il suo vero nome ma uno degli pseudonimi che utilizzò per compiere le imprese criminali che lo resero famoso. Nei registri della prigione di Alcatraz, dove trascorse gli ultimi anni di vita, era chiamato Robert V. Miller, ma è possibile che anche quello fosse un nome d'arte. Durante gli anni raccontò di provenire da una famiglia della media borghesia e che suo padre era il borgomastro del paese natale, ma in alcuni documenti ritrovati nella prigione egli descrive i suoi genitori come poveri contadini e racconta che iniziò a rubare per poter sopravvivere. Dotato di prontezza di spirito e grande intelligenza, era in grado di parlare fluentemente in ceco, tedesco, inglese, francese e italiano. All'età di 19 anni si trasferì a Parigi per frequentare l'università, ma trascorreva più tempo a scommettere a poker e bridge e a giocare a biliardo. Conosceva alla perfezione tutti i trucchi con le carte da gioco e, secondo un articolo contemporaneo della rivista True Detective Mysteries, grazie alla sua abilità era in grado di "far fare ad un mazzo di carte qualunque cosa tranne parlare". Durante il soggiorno francese si procurò anche una cicatrice allo zigomo sinistro, causatagli da un uomo geloso delle attenzioni che stava dedicando alla moglie, segno che lo accompagnerà per il resto della vita. Ben presto lasciò gli studi e iniziò a commettere decine di truffe e piccoli crimini in tutta Europa, grazie all'uso di una moltitudine di pseudonimi. Fu arrestato diverse volte ma non trascorse mai molto tempo in prigione. Successivamente iniziò a frequentare i lussuosi ambienti dei transatlantici che facevano la spola tra la Francia e gli Stati Uniti d'America sui quali, con l'identità del conte Victor Lustig, giocava a carte e raggirava i ricchi passeggeri.
La prima guerra mondiale portò ad una battuta d'arresto dei viaggi di piacere attraverso l'oceano e nel 1920 Lustig si trasferì negli Stati Uniti, dove era entrato in vigore il proibizionismo e dove mise nuovamente all'opera le proprie abilità come truffatore. Nel 1922 venne a sapere di un ranch in Missouri che era stato espropriato e offrì all'American Savings Bank una somma di 22.000 dollari in Liberty bond per acquistarlo; convinse inoltre i funzionari della banca a cambiargli altri 10.000 dollari di bond in denaro, in modo da poter disporre di un capitale sufficiente a gestire il ranch. L'accordo fu siglato e titoli e denaro furono messi all'interno di due buste. Con un gioco di mani Lustig riuscì però ad effettuare uno scambio di buste e ad andarsene con sia il denaro che i titoli. Scoperto l'inganno, fu inseguito fino a Kansas City dove venne arrestato, ma riuscì ad ottenere un rinvio a giudizio e a fuggire. Nel maggio 1925 si trasferì nuovamente a Parigi, dove mise in atto quella che probabilmente è la sua truffa più celebre. La città si stava riprendendo dai danni della guerra e i giornali davano risalto alle cattive condizioni della Torre Eiffel. La torre infatti, costruita per l'esposizione universale del 1889, avrebbe dovuto essere smantellata o spostata in un altro sito nel 1909, ma i tempi e i costi necessari all'operazione, oltre all'utilità dimostrata dalla struttura come torre per le comunicazioni, fecero sì che l'operazione non avesse mai luogo. Anni di scarsa manutenzione avevano però ridotto la torre in pessime condizioni, al punto da far nuovamente pensare alla sua demolizione o completa ricostruzione. Dopo aver letto uno di tali articoli Lustig ideò la sua truffa. Con l'aiuto di un complice di nome Robert Tourbillon si procurò della carta da lettera con l'intestazione del Ministero delle Poste e dei Telegrafi, ente responsabile della torre, e fingendosi un funzionario del governo francese affittò una camera all'Hôtel de Crillon, uno degli alberghi più eleganti della città. Scrisse quindi una lettera ai più importanti commercianti di rottami di ferro del paese spiegando loro che, a causa delle sue cattive condizioni, si era resa necessaria la demolizione della Torre Eiffel, e invitandoli nell'hotel per fare un'offerta per l'acquisto dei rottami metallici. La segretezza di tutta l'operazione era resa necessaria dal desiderio di evitare proteste da parte dei cittadini prima che gli accordi fossero ultimati. Uno dei compratori, un uomo di nome André Poisson, cadde nell'inganno e accettò di consegnare a Lustig una valigia con la cifra richiesta di 250.000 franchi, l'equivalente di circa un milione di euro odierni. Inoltre, credendo Lustig un funzionario governativo corrotto, gli diede anche una generosa mazzetta al fine di assicurarsi l'affare. Quando, alcuni giorni dopo, Poisson si recò agli uffici del Ministero, dove i veri funzionari erano ovviamente all'oscuro di tutta la storia, capì di essere stato truffato, ma fu così imbarazzato dall'accaduto che rifiutò di denunciare il fatto alla polizia. Nel frattempo Lustig e il suo complice avevano fatto perdere le loro tracce. Visto il successo ottenuto la prima volta, alcuni mesi dopo il truffatore provò a ripetere l'impresa. Questa volta però la vittima dopo essersi accorta dell'inganno denunciò tutto alla polizia e, per sfuggire all'arresto, Lustig fu costretto a lasciare in fretta la città e a trasferirsi nuovamente negli Stati Uniti. Un'altra delle sue truffe più celebri fu quella della Rumanian Box, una macchina in grado di produrre copie autentiche di banconote di grosso taglio: Lustig invitava la vittima designata a inserire una banconota da 1.000 dollari in una fessura del marchingegno, insieme ad un foglio di carta bianca, e dopo aver girato una serie di manopole la macchina restituiva una seconda banconota apparentemente perfetta. L'unico problema del congegno era che, a causa del complicato procedimento di copiatura, era necessario attendere sei ore prima di poter stampare una seconda nuova banconota. Atteso il tempo necessario, ed ottenuta la nuova banconota, il truffatore invitava la vittima a recarsi presso una banca per provare l'autenticità delle banconote così prodotte. In realtà si trattava proprio di veri pezzi da 1.000 dollari, che Lustig aveva precedentemente nascosto in un cassetto della macchina. Se la vittima, attirata dalla possibilità di un facile profitto, accettava a quel punto di comprare ad alto prezzo il congegno moltiplicatore, dopo aver concluso l'affare Lustig faceva rapidamente perdere le proprie tracce e ovviamente la macchina non produceva più nessuna nuova banconota. Gli inganni di Lustig non risparmiarono neppure il famigerato gangster Al Capone. Il truffatore convinse Capone ad investire 50.000 dollari in una operazione a cui stava lavorando, promettendogli lauti profitti dopo sessanta giorni. In realtà Lustig si limitò a mettere da parte il denaro e dopo due mesi tornò da Capone per restituirglielo spiegando che l'affare era sfumato. Impressionato dall'apparente onestà di Lustig, che avrebbe potuto semplicemente fuggire con il denaro, il gangster lo ricompensò con una banconota da 1.000 dollari, facendo ottenere al truffatore proprio ciò che aveva sperato. All'inizio degli anni trenta Lustig si alleò con il falsario William Watts ed entrò nel giro della produzione di banconote false. I loro lavori erano di ottima qualità e iniziarono a circolare per tutto il paese, attirando l'attenzione dei servizi segreti statunitensi. In particolare si dedicò al caso l'agente Peter A. Rubano, che per anni studiò e seguì gli spostamenti del truffatore. In più occasioni Lustig riuscì a sfuggire alla cattura grazie alle sue abilità nel travestirsi e nell'usare false identità, ma il 10 maggio 1935 Rubano riuscì finalmente a catturarlo in una strada di New York. Il 1º settembre 1935, mentre era in attesa del processo, Lustig riuscì a fuggire dal centro federale di detenzione di Manhattan, calandosi dalla finestra con una corda di lenzuola arrotolate e fingendosi un lavavetri per non attirare l'attenzione dei passanti in strada. La libertà però non durò a lungo e venne nuovamente catturato a Pittsburgh il 28 settembre successivo. Il 5 dicembre dello stesso anno Lustig fu condannato a 15 anni di carcere per contraffazione, più altri 5 per la sua evasione, da scontare nel carcere di Alcatraz. Il truffatore trascorse in carcere gli ultimi anni di vita e morì per le complicanze di una polmonite l'11 marzo 1947 nel centro medico per prigionieri federali di Springfield, in Missouri, dove era stato trasferito per ricevere cure mediche.

mercoledì 28 agosto 2019

Andrew Phillip Cunanan


Andrew Phillip Cunanan
Andrew Phillip Cunanan (National City, 31 agosto 1969 – Miami Beach, 23 luglio 1997) è stato un serial killer statunitense. Il 12 giugno del 1997 era diventato il fuggitivo numero 449 a essere inserito dall'FBI nella FBI Ten Most Wanted Fugitives, la lista dei ricercati più pericolosi degli Stati Uniti.
Andrew è il più giovane dei quattro figli di Mary Ann Schillaci (di origini italiane) e Modesto Cunanan (di origini filippine). Cresce nel "quartiere per bene" di Rancho Bernardo, a nord della città di San Diego. Frequenta la blasonata “Bishop's School” a La Jolla, California. Ha un ottimo profitto negli studi, prediligendo gli argomenti classici, il teatro drammatico, la storia e il francese. Talvolta esibisce provocatoriamente la propria omosessualità. Manifesta, però, comportamenti aggressivi nei confronti di altri studenti. Si diploma nel 1987 e nello stesso anno si iscrive - dimostrando grandi qualità intellettive - alla facoltà di Storia degli Stati Uniti d'America all'Università della California, San Diego; tuttavia non si laureerà mai, né presterà mai servizio militare. Non avrà neppure un lavoro stabile. All'età di 18 anni, sospettato di illeciti fiscali, raggiunge il padre, che aveva abbandonato moglie e figli per tornare nella sua terra di origine (le Filippine). Tuttavia Andrew, spaesato dallo stile di vita misero e totalmente differente dalle sue abitudini, torna ben presto a San Francisco, in California. Nello stesso anno, la madre apprende che Cunanan è gay. Durante una discussione che ne segue, lui la sbatte contro un muro, provocandole la dislocazione di una spalla (successivi esami sul suo comportamento indicano che possa aver sofferto di psicopatia e un disturbo di personalità caratterizzato da una mancanza anormale di empatia). Facendosi mantenere dai suoi amici (in cambio di prestazioni sessuali), vive a livelli sostenutissimi, guida macchine di lusso e si spaccia per figlio di famiglia benestante. Grazie alla sua notevole bellezza, accompagnata da una cospicua intelligenza, non viene considerato un volgare prostituto, bensì un "accompagnatore", che incomincia relazioni estremamente proficue con gli esponenti (segretamente omosessuali e in genere persino sposati) della comunità degli affari. È, insomma, uno gigolò d'alto bordo, dalle prestazioni estremamente costose. La carriera criminale di Cunanan si concentra tutta nel 1997 suoi ultimi tre mesi di vita. Per ragioni non chiarite, si trasforma in un feroce assassino, uccidendo alcuni dei suoi amanti più intimi: probabilmente, per il verificarsi di un tale epilogo ha avuto un ruolo centrale il fatto che egli fosse caduto nella dipendenza da cocaina ed eroina e si fosse dedicato anche allo spaccio. Il primo omicidio avviene il 27 aprile: massacra a colpi di martello sul cranio l'amico Jeffrey Trail, 28 anni. Il 3 maggio, invece, fredda con una calibro 40 l'architetto David Madson (33 anni) vicino al Rush Lake a Rush City vicino Minneapolis. Dopo essersi spostato da Minneapolis a Chicago, il giorno dopo tortura fino a uccidere il settantaduenne Lee Miglin, costruttore edile. Il 9 maggio, per rubare una macchina, uccide William Reese, guardiano del Finn's Point National Cemetery di Pennsville: sarà il pick up rosso di Reese a portare Andrew Cunanan in Florida. Per oltre due mesi, grazie alle sue doti di trasformista, fa compiere giri a vuoto alla polizia degli Stati Uniti, che tenta invano di arrestarlo. Il 15 luglio è a Miami, dove, con un colpo di pistola, uccide ancora: questa volta la vittima è lo stilista Gianni Versace, freddato in pieno giorno davanti alla porta della sua residenza. Al tempo degli omicidi, c'era molta speculazione nei media sulle motivazioni di Cunanan, che sarebbero state legate a una diagnosi di infezione da HIV, probabilmente passatagli da uno dei suoi amanti; tuttavia, l'autopsia sul suo corpo ha rivelato che Cunanan non era sieropositivo. Le sue motivazioni rimangono quindi un mistero. Varie teorie, almeno riguardanti l'omicidio di Versace, includono l'invidia per il ruolo dello stilista come "icona gay".
La sua vita termina in una casa galleggiante, la notte del 23 luglio 1997. La presenza di Andrew all'interno dell'imbarcazione (proprietà di un piccolo truffatore, svanito nel nulla dopo la tragedia) è segnalata da un custode che, avendo udito dei rumori provenire dal natante, avverte solertemente la polizia locale. L'intervento, tempestivo, mobilita più di sette unità, fra le quali vi sono la guardia nazionale, i vigili del fuoco e l'FBI.
Arrivata sul posto, l'imbarcazione, con all'interno Cunanan, viene circondata: per fare uscire il ricercato allo scoperto vengono lanciati dei fumogeni, ma non si ottengono risultati e seguono momenti di attesa silenziosa. Quando, infine, si decide di fare irruzione, la polizia rinviene il corpo esanime del criminale: Cunanan si era ucciso, sparandosi in bocca un colpo con la calibro 40. Molti sono gli interrogativi sulla sua morte, ad esempio sul perché abbia scelto per rifugio una house boat, precludendosi così ogni possibilità di fuga. La storia si interseca con la vicenda dell'imprenditore italiano Enrico Forti che, dopo aver comprato l'house boat, mise in dubbio le teorie della polizia di Miami, in un servizio giornalistico che fece scandalo. Le ceneri di Cunanan sono interrate nel Mausoleo di Holy Cross Catholic Cemetery di San Diego, California.

venerdì 23 agosto 2019

Edward e Lorreine Warren


Edward e Lorreine Warren
Edward Warren Miney (Bridgeport, 7 settembre 1926 – Monroe, 23 agosto 2006) e Lorraine Rita Moran (Bridgeport, 31 gennaio 1927 – Monroe, 18 aprile 2019) sono stati due demonologi, ricercatori del paranormale e scrittori statunitensi.
Insieme hanno fondato nel 1952 la New England Society for Psychic Research e un Museo dell'Occulto dentro la propria casa. Hanno scritto inoltre numerosi libri sul paranormale e indagato su molti casi legati a presunte manifestazioni sovrannaturali, tra i quali quello sulla casa infestata di Amityville. Edward era un veterano della marina degli Stati Uniti della seconda guerra mondiale ed ex agente di polizia, mentre la moglie si è auto-definita chiaroveggente. Nel 1952, i Warren hanno fondato la New England Society for Psychic Research, il più antico gruppo di demonologi e cacciatori di fantasmi del New England, e aperto il The Warren's Occult Museum nel seminterrato della loro casa a Monroe, Connecticut, luogo dove conservano in massima sicurezza oggetti legati alle loro indagini. Sono anche autori di numerosi libri sul paranormale e sulle loro indagini private. Hanno affermato di aver indagato su più di 10.000 casi nel corso della loro carriera. I Warren furono responsabili della formazione di numerosi demonologi inclusi Dave Considine, Lou Gentile, e il loro nipote John Zaffis. Dopo la morte di Ed, avvenuta nel 2006, Lorraine ha continuato a indagare, spiegando che "È stato Ed stesso a farmi sapere che lui voleva che continuassi a fare questo. Quindi devo dire che lo sto facendo per lui. Lo sto facendo per onorare mio marito. Il lavoro significava molto per lui, è per questo che voglio portare avanti la sua eredità." Oltre alle indagini, Lorraine ha continuato inoltre a gestire il loro Museo dell'Occulto con l'aiuto del suo genero, Tony Spera.
Lorraine si è spenta all'età di 92 anni il 18 aprile 2019. Ed e Lorraine si sono sposati il 22 maggio 1945 ed hanno avuto una figlia, Judy.
Un elenco di vari casi in cui sono coinvolti i Warren, descritti nei libri pubblicati:
I Warren sono famosi per il loro coinvolgimento nel caso della casa infestata di Amityville, all'interno della quale la famiglia Lutz fu tormentata da fenomeni paranormali che li costrinsero a lasciare la loro casa. Stephen e Roxanne Kaplan, autori del libro The Amityville Horror Conspiracy erano convinti che si trattasse di nient'altro che di una "truffa". Nel corso di un'intervista radiofonica, la stessa Kaplan dovette però ammettere di essersi inventata di avere le prove che dimostravano che davvero si trattasse di un imbroglio. La storia della famiglia Lutz e della casa di Amityville è alla base del libro Orrore ad Amityville e dei film del 1979 e del 2005.
Altro caso molto famoso legato ai Warren. Da tali fatti è stato ispirato il film The Conjuring - Il caso Enfield.
Nel 1981, Arne Johnson fu accusato dell'uccisione del suo padrone di casa Alan Bono. Ed e Lorraine Warren furono chiamati a visitare Johnson prima dell'omicidio dal fratello minore della sua fidanzata, il quale era convinto che Arne fosse posseduto da un demone. I coniugi Warren ne accertarono la possessione. Al processo, la difesa dell'uomo puntò principalmente sulla sua effettiva mancanza di coscienza al momento dell'omicidio, causata dalla possessione, formulando il primo caso nella storia giudiziaria americana dove un avvocato difende il proprio cliente basandosi su prove di una condizione di influenza sovrannaturale. Anche Johnson si dichiarò innocente, sempre rivendicando la sua presunta possessione, ma venne ugualmente condannato. Il caso fu descritto nel libro The Devil in Connecticut di Gerald Brittle e nel film Ostaggio per il demonio. I Warren sostengono di aver esorcizzato un "lupo mannaro indemoniato" nel 1983. Il soggetto del caso, Bill Ramsey, aveva morso diverse persone, credendo di essere un lupo. Gli eventi che circondano questo caso sono stati successivamente descritti nel 1991 in un libro scritto dai Warren, Werewolf: A True Story of Demonic Possession. Nel 1970 una madre comprò la bambola come regalo per sua figlia, ma, dopo che essa cominciò a "comportarsi in modo strano" in casa, la madre decise di consultare un medium. Il medium dichiarò che la bambola ospitava lo spirito di una ragazza defunta di nome Annabelle Higgins. La donna, dopo ripetuti avvenimenti in cui la bambola si spostava da sola e aggrediva i familiari, decise di appellarsi ad Ed e Lorraine Warren che prelevarono la bambola e la misero dentro una teca di vetro nel proprio Museo dell'Occulto, classificandola come "oggetto indemoniato". Questo è uno dei casi più famosi legato ai coniugi Warren, grazie anche ai film Annabelle (2014), Annabelle 2: Creation (2017) e Annabelle 3 (2019). Jack e Janet Smurl chiesero aiuto ai coniugi Warren in quanto nella loro casa avevano luogo vari fenomeni soprannaturali che comprendevano strani suoni, odori e apparizioni. I Warren affermarono che la casa Smurl era infestata da tre spiriti e che un demone avrebbe violentato Jack e Janet Smurl. Sul caso è stato scritto il libro The Haunted e realizzato un film televisivo intitolato La casa delle anime perdute. Negli anni settanta i Warren hanno sostenuto che la casa dei Perron ad Harrisville, nel Rhode Island, fosse infestata da demoni a causa di una donna, presunta strega, chiamata Bathsheba Sherman che visse lì nel XIX secolo. La storia è raccontata nel film del 2013 L'evocazione - The Conjuring. Dopo la presunta esorcizzazione, la famiglia Perron visse lì per altri nove anni. Il cimitero di Stepney, a Londra, era creduto essere infestato dal fantasma di una "donna vestita di bianco". Al caso lavorò il vescovo Robert McKenna aiutato dai Warren e loro nipote John Zaffis. Caso simile al cimitero di Stepney. Su tale caso i coniugi Warren hanno scritto il libro Graveyard: True Hauntings from an Old New England Cemetery. Nel 1980 Carmen Snedeker e la sua famiglia si trasferirono in una casa a Southington, Connecticut, per vivere più vicino all'UConn Health Center dove il figlio di Carmen era in cura per il cancro. Nel seminterrato dell'abitazione venne ritrovata attrezzatura mortuaria, ed è stato poi accertato che la casa in passato era stata sede di un'impresa di pompe funebri. La famiglia iniziò a sostenere che nella casa vivessero dei demoni. Ed e Lorraine Warren esaminarono la casa, la quale è stata ripulita di ogni presenza, dopo un esorcismo condotto nel 1988. La storia è stata anche fonte di ispirazione del film Il messaggero - The Haunting in Connecticut. Nel Kentucky, il figlio di sei anni di Jan e Dale Foster, Cody, iniziò parlare con un amico immaginario che lui chiamava "l'Uomo". Col passare del tempo il bambino divenne sempre più aggressivo. "L'Uomo" infatti sembrava dare istruzioni a Cody di non fidarsi della propria famiglia e tentava di farlo allontanare sempre di più dai genitori. Nel frattempo nella casa iniziano a succedere fenomeni strani: i rubinetti dell'acqua si aprivano da soli, si udivano rumori di passi per la casa e le porte si aprivano e chiudevano da sole. Jan iniziò a sospettare che "l'Uomo" fosse in realtà un'entità maligna che si stava piano piano impossessando del figlio e decise di chiedere aiuto ai coniugi Warren. Ed Warren cercò di provocare l'entità per farla manifestare e questo successe puntualmente quando il tavolino sul quale stava avvenendo la discussione iniziò a tremare vistosamente. Lorraine Warren fu invece assalita da una sensazione di odio e percepì l'entità come qualcosa di estremamente pericoloso. Una notte Cody, non riuscendo a dormire, si recò nella camera dei genitori per cercare compagnia. La madre andò allora in camera con il figlio, si stese sul suo letto e quasi si addormentò, ma fu svegliata di colpo da una figura demoniaca che si stagliava di fronte ai suoi occhi. Fuggita di corsa da quella camera incontrò Cody che le chiese: «Lo hai visto anche tu, vero?» I coniugi Warren chiesero allora aiuto a uno sciamano nativo americano per provare a eliminare quell'entità. Dopo una sorta di cerimonia che somigliava molto a un esorcismo, finalmente Cody fu liberato dalla presenza di quell'essere che diceva di essere sepolto nel vicino cimitero. Cody oggi sta bene e non ricorda niente di quanto accaduto. Questo caso è diventato celebre grazie alla serie televisiva A Haunting, che ne ha tratto un episodio intitolato "Demon Child". La New England Society for Psychic Research, il gruppo più antico di demonologi e cacciatori di fantasmi, venne fondata dai coniugi nel 1952. Secondo i Warren, nella N.E.S.P.R. lavorava per le indagini una gran varietà di persone, inclusi medici, ricercatori, funzionari di polizia, infermieri, studenti universitari e membri del clero. Il caso più famoso dei Warren, quello della casa di Amityville, è stato oggetto di numerose critiche. Secondo Benjamin Radford, la vicenda è stata «smentita dai testimoni, dalle indagini e dalle prove forensi.». L'avvocato William Weber riferì che lui, Jay Anson e i coniugi Lutz "inventarono" la storia della casa infestata "dopo aver fatto uso di molte bottiglie di vino." L'autore horror Ray Garton che ha scritto un resoconto sulla presunta infestazione della famiglia Snedeker a Southington (Connecticut) ha messo in discussione la veridicità delle cose riportate nel suo libro, dicendo «La famiglia coinvolta, che stava attraversando alcuni gravi problemi come l'alcolismo e la tossicodipendenza, non riusciva a tenere in piedi la loro storia, e sono diventato molto frustrato: è difficile scrivere un libro non-fiction in cui tutte le persone coinvolte stanno dicendo storie diverse.». Solitamente le critiche rivolte ai coniugi Warren provengono da altri presunti o tali demonologi ed esperti del paranormale. Stephen Kaplan era uno di essi, ma nel corso di una trasmissione radiofonica dovette ammettere di essersi sbagliato a scagliarsi contro i Warren. Di contro i Warren hanno avuto stima di altri demonologi ed esperti del paranormale tra i quali John Zaffis, che è però loro nipote.

domenica 11 agosto 2019

Mary Toft: La donna che ha partorito conigli


Mary Toft: La donna che ha partorito conigli
Mary Toft o Tofts, nata a Denyer, Godalming, 21 febbraio 1703 e morta a Godalming, 13 gennaio 1763, è stata una truffatrice britannica, nota per essere stata protagonista di una beffa ai danni di alcuni medici, ai quali nel 1726 fece credere di aver dato alla luce una cucciolata di conigli.
La storia della donna galvanizzò l'intera l'Inghilterra, compresa la Corte Reale e vari dottori, tutti convinti della veridicità della vicenda. La bufala venne svelata solo grazie all'arguzia di Cyriacus Ahlers e altri medici che riuscirono a scoprire il trucco: la donna non faceva altro che inserire nel proprio utero pezzi di animale, per poi espellerli davanti a testimoni. Mary fu in seguito imprigionata con la pesante accusa di «vile truffa e impostura»: a causa della frode, infatti, venne mortificata l'immagine della medicina inglese e furono rovinate le carriere di vari eminenti uomini di scienza. La risonanza della vicenda fu talmente elevata che venne ripresa da celebri letterati ed artisti, primi fra tutti William Hogarth e Voltaire.
La «povera donna» era Mary Toft, contadina di 23 anni, moglie di Joshua Toft, un «povero merciaio ambulante» con cui si unì in matrimonio nel 1720, e madre di tre figli: Mary, Anne e James. Trattandosi di una contadina, le circostanze suggeriscono che quando nel 1726 Toft diventò di nuovo incinta, questa continuasse a lavorare nei campi. La gravidanza fu messa a rischio da una serie di complicazioni, tanto che ad agosto la donna iniziò ad avvertire dolori al ventre, per poi accorgersi con orrore di aver evacuato molti pezzi di carne informi, uno fra i quali era addirittura «grande quanto il mio braccio [quello della Toft]». Con tutta probabilità, le cause di quanto successo vanno ricercate in un'anomalia dell'impianto placentare, a causa della quale si sarebbe interrotto lo sviluppo dell'embrione, con conseguente espulsione di grumi di sangue e masse informi.
Nonostante sembrasse un aborto, la gravidanza continuò e, quando il 27 settembre partorì, vennero espulse solo delle parti di animali. Questi vennero subito mandati a John Howard, un ostetrico basato a Guildford con trent'anni di esperienza. Pur essendo inizialmente scettico, Howard si recò comunque dalla Toft. Inizialmente il medico non trovò nulla di strano; ciononostante, nei giorni successivi le doglie ricominciarono, e uscirono altri pezzi di carne somiglianti ad animali. Stando a un resoconto del 9 novembre, la donna in pochi giorni diede alla luce gambe di gatto soriano, gambe di coniglio, la dorsale di un'anguilla, budella e altri pezzi di animali irriconoscibili.
A questo punto la storia iniziò a fare scalpore, tanto che i suoi echi raggiunsero il 4 novembre la corte di Giorgio I d'Inghilterra, dove operava Nathaniel St André, chirurgo-anatomista del Re sin dal 1723.
Su ordine della famiglia reale, che iniziò ad interessarsi seriamente al caso, St. André e Samuel Molyneux si recarono a Guildford, dove Howard aveva condotto Mary Toft, invitando chiunque dubitasse della storia ad assistere a uno dei parti. I due, arrivati nella città il 15 novembre, rimasero impressionati: la Toft, infatti, aveva appena partorito il torso di un coniglio. St. André subito procedette con le indagini: per verificare se l'animale avesse respirato aria, immerse i suoi polmoni nell'acqua per vedere se galleggiassero - cosa che effettivamente fecero. St. André quindi proseguì con un esame medico sulla stessa Toft, giungendo alla conclusione che i conigli si fossero sviluppati all'interno delle tube di Falloppio.
Quella stessa sera, la donna ebbe nuovamente delle doglie: dal suo utero uscirono infatti un altro torso, della pelle e quindi una testa. Il re, affascinato dalla storia, decise di mandare a Guildford Cyriacus Ahlers, con l'incarico di redigere una relazione sulla vicenda: il medico arrivò nella cittadina il 20 novembre. Ahlers era notevolmente scettico, e quando arrivò non trovò affatto segni di effettiva gravidanza sulla donna; a confermare i suoi sospetti, osservò che la Toft era solita stringere le ginocchia prima dei parti, come se dovesse impedire la caduta di qualcosa. Il comportamento di Howard fu ritenuto altrettanto sospetto.
Ahlers decise dunque di non far trapelare le proprie perplessità, lasciando che i presenti pensassero che lui credesse alla storia della Toft; con una scusa, quindi, fece ritorno a Londra, portando con sé alcuni pezzi di coniglio. Esaminandoli con più cura, scoprì che questi erano stati recisi con uno strumento da taglio, notando anche tracce di paglia e di grano nei loro intestini. Il 21 novembre Ahlers scrisse le proprie impressioni prima al Re, e poi a «varie persone degne di nota e di stima»: il giorno successivo, Howard richiese al medico la restituzione dei pezzi di coniglio. Lo scetticismo di Ahlers fece preoccupare non solo Howard e St. André, ma soprattutto il Re, che subito inviò St. André ed un altro collega nuovamente a Guildford. Una volta arrivati, Howard subito li informò che la Toft aveva dato alla luce altri due conigli.
Dopo il parto, la Toft espulse anche quella che doveva essere la placenta: la donna era tuttavia molto malata, soffrendo di un incessante dolore nella parte destra dell'addome. In una mossa preventiva contro Ahlers, St. André raccolse numerose testimonianze dei prodigiosi eventi, per poi fare una dimostrazione anatomica della teoria della Toft davanti al Re ed alla corte. Dopo questi eventi, la Toft fu condotta a Londra, accompagnata da St. André e da Richard Manningham (noto ostetrico della capitale). Fu ulteriormente esaminata, e venne scoperto che la parte destra del suo addome era sensibilmente più grande del normale. Per proseguire con le indagini, Mary fu quindi portata al bordello Lacey's, presso i Leicester Fields.
Sotto la stretta supervisione di St. André, la Toft fu esaminata da decine di eminenti medici e chirurghi, fra cui John Maubray. Il Maubray suggerì che la donna potesse esser stata impressionata da un coniglio, dando così un difetto di nascita e condizionando i parti futuri. Un suo collega, James Douglas, pure credeva che il dibattito si trattasse di una bufala e, nonostante l'insistenza di St. André, continuò a rimanere diffidente. Questa posizione fu di eccezionale influenza, considerando che Douglas era uno degli anatomisti più rispettati in Inghilterra, mentre si credeva che St. André fosse diventato medico di corte solo poiché sapeva parlare fluentemente il tedesco, ovvero la lingua nativa del Re. Le cose cambiarono quando vi fu l'ascesa al potere del partito Whig, supportato sia da Manningham che da Douglas, che quindi riuscirono ad elevare il proprio status professionale. Douglas, in particolare, riteneva che una donna che partoriva conigli era tanto probabile quanto un coniglio che partorisse esseri umani, ma nonostante questo disincanto volle comunque vedere la Toft. St. André, al contrario, non fu invitato a prendere parte ai controlli.
L'inganno venne scoperto il 4 dicembre, grazie alla scaltrezza di Thomas Onslow che incominciò a indagare per conto proprio. Onslow scoprì che il marito della Toft, Joshua, il mese prima aveva acquistato un'insolita quantità di cuccioli di coniglio. Lo stesso giorno Thomas Howard raccontò di essere stato persuaso dalla suocera della Toft, Margaret, a introdurre un coniglio nella cella della donna. Mary rigettò quest'accusa, mentre Margaret sostenne di aver preso il coniglio solo per mangiarlo.
Manningham iniziò a sottoporre la Toft a estenuanti interrogatori, della durata anche di 3 o 4 ore, che però non diedero alcun risultato. A questo punto, decise di mettere in scena un bluff, prospettando alla Toft l'eventualità di un doloroso esperimento, per verificare se internamente fosse strutturata come tutte le altre donne o «in una maniera particolare che permette il convogliamento di conigli nell'utero». Alle minacce di una dolente operazione chirurgica, la donna confessò la frode il 7 dicembre, alla presenza di Manningham, Douglas, John Montagu e Frederick Calvert. Dopo l'aborto spontaneo, quando la cervice era ancora dilatata, aveva con l'aiuto di un complice inserito nell'utero le zampe e il corpo di un gatto, e la testa di un coniglio. Ammise addirittura di aver inventato una storia, secondo la quale questo fenomeno era dovuto all'inseguimento di un coniglio nell'orto, che l'avrebbe lasciata così scossa da menomarne perpetuamente il feto. Nei parti successivi, il trucco rimase uguale, ovvero quello di inserire nella vagina parti del corpo di animali vari.
Tormentata da Manningham e Douglas, certificò la natura fraudolenta degli avvenimenti sia l'8 che il 9 novembre, per poi essere incarcerata presso la prigione di Tothill, sotto l'accusa di «vile truffa e impostura».
Una volta rivelato che la vicenda della Toft si trattava solo di una mistificazione fraudolenta, i medici iniziarono ad essere pubblicamente sbeffeggiati. William Hogarth riprese l'avvenimento nell'opera Cunicularii, o The Wise Men of Godliman in Consultation (1726), dove viene raffigurata la Toft nell'atto di partorire un coniglio: la figura «F» è la Toft, «E» è il marito, «A» è St André, e «D» è Howard. Anche George Vertue ridicolizzò la vicenda, con The Surrey-Wonder, e The Doctors in Labour, or a New Wim-Wam in Guildford; quest'ultima opera, in particolare, venne divulgata nel 1727 con l'intento di burlare la figura di St André.
St André, per difendersi dai vari attacchi mediatici (che lo designarono addirittura come gulliverian, ovvero «divulgatore di storie favolose»), pubblicò il 3 dicembre un pamphlet di 40 pagine, A Short Narrative of an Extraordinary Delivery of Rabbets, con cui rivendicò la propria reputazione medica; il medico scrisse anche Some observations concerning the woman of Godlyman in Surrey, dove riportò le proprie impressioni sul caso Toft. La vita di St André, in ogni caso, fu travagliata anche una volta terminata la parabola di Mary Toft. In seguito alla morte di Samuel Molyneux per avvelenamento, il chirurgo sposò quella che era la moglie di Molyneux, Elizabeth.
Il matrimonio attirò grossi sospetti, tanto che il cugino di Molyneux ritenne St André responsabile della sua morte; quest'accusa venne obiettata con la causa per diffamazione - poi vinta - di St André. Nonostante questo apparente successo, la carriera del medico era ormai macchiata indelebilmente: sia lui che la moglie venivano sbeffeggiati a tempo inesauribile, tanto che i coniugi decisero poi di ritirarsi in campagna, dove St. André morì nel 1776, alla veneranda età di 96 anni.
Tornando al caso Toft, questo venne usato da Robert Walpole per simbolizzare il Settecento, da lui percepito come bramoso, corrotto ed illusorio. Molte altre furono tuttavia le satire che mortificarono l'immagine della medicina in Inghilterra, dove i medici tout court, considerati creduloni e sprovveduti, divennero i protagonisti indiscussi di pamphlet, testi umoristici, volantini e ballate popolari. Gli echi della notizia raggiunsero anche Voltaire, che nel suo saggio Singularités de la nature indicò il caso di Mary Toft come un esempio di come gli inglesi protestanti fossero influenzati da una Chiesa ignorante.
Dal punto di vista strettamente biografico, Mary Toft venne scarcerata l'8 aprile 1727; fece subito ritorno nel natio Surrey, dove ebbe un'altra bambina nel febbraio del 1727. Le ultime notizie di lei si hanno nel 1740, quando fu imprigionata per aver trafficato oggetti rubati, e nel 1763, anno in cui morì. Neanche la Toft sfuggì alla furia derisoria dei satiristi, che si incentrarono immediatamente sui lati più volgari della vicenda. In questo ambito, molto tagliente fu A Plain Refutation of All that Has Been Written or Said Concerning the Rabbit-Woman of Godalming (1727), dove l'analfabetismo della Toft venne riletto in chiave sessuale: «I wos a Wuman as had grate nattural parts, and a large Capassiti, and kapible of being kunserned in depe Kuntrivansis». A sbeffeggiare l'ingenuità dei medici implicati vi furono anche Alexander Pope e William Pulteney, autore della ballata satirica The Discovery.

venerdì 12 luglio 2019

Fuochi Fatui


Fuochi Fatui
Nel folklore, un fuoco fatuo (will-o’-the-wisp) è una luce fantasma atmosferica vista dai viaggiatori di notte, specialmente su paludi, laghi o acquitrini. In letteratura, il will-o'-the-wisp a volte ha un significato metaforico, ad es. descrivere una speranza o un obiettivo che porta a uno ma che è impossibile raggiungere, o qualcosa che si trova sinistro e confuso.
Will-o'-the-wisp appare nei racconti popolari e nelle leggende tradizionali di numerosi paesi e culture; famosi will-o'-the-wisp includono St. Louis Light in Saskatchewan, le luci di Marfa del Texas, le palle di fuoco Naga sul Mekong in Tailandia e la luce di Hessdalen in Norvegia. Anche il Messico ha due equivalenti. In uno si chiamano brujas (streghe), il folklore spiega che i wap o-the-wisp sono streghe che si sono trasformate in queste luci. La ragione di ciò, tuttavia, varia in base alla regione. Un'altra spiegazione si riferisce alle luci come indicatori di luoghi in cui sono sepolti oro o tesori nascosti che possono essere trovati solo con l'aiuto dei bambini, in questo sono chiamati luces del dinero (lucerne del denaro) o luces del tesoro (luci del tesoro). L'area paludosa del Massachusetts, conosciuta come il Triangolo Bridgewater, ha il folclore di sfere di luce spettrali e ci sono state anche moderne osservazioni di queste luci fantasma in quest'area. Il Fi follet (o feu-follet) della Louisiana è derivato dall'incubo/succube francese. La leggenda dice che il seguace è un'anima rimandata dai morti per fare la penitenza di Dio, ma invece attacca le persone per vendetta. Mentre partecipa principalmente a innocui atti maliziosi, il predecessore a volte ha risucchiato il sangue dei bambini. Alcune leggende dicono che fu l'anima di un bambino che morì prima del battesimo.  Will-o-the-wisp fa parte del folklore in Brasile, Argentina, Colombia, Venezuela e Uruguay. Boi-tatá (pronuncia portoghese: [bojtata]) è l'equivalente brasiliano del fuoco fatuo. Il nome deriva dalla vecchia lingua Tupi e significa "serpente di fuoco" (mboî tatá). I suoi grandi occhi infuocati lo lasciano quasi cieco di giorno, ma di notte può vedere tutto. Secondo la leggenda, Boi-tatá era un grande serpente che sopravvisse a un grande diluvio. Un "boiguaçu" (una grotta anaconda) lasciò la sua grotta dopo il diluvio e, nel buio, attraversò i campi depredando animali e cadaveri, mangiando esclusivamente il suo boccone preferito, gli occhi. La luce raccolta dagli occhi mangiati diede a "Boitatá" il suo sguardo infuocato. Non proprio un drago ma un serpente gigante (nella lingua madre, "boa" o "mboi" o "mboa"). In Argentina e in Uruguay il fenomeno del "fatuo" è noto come luz mala (luce malvagia) ed è uno dei miti più importanti del folclore di entrambi i paesi. Questo fenomeno è abbastanza temuto e si vede soprattutto nelle aree rurali. Consiste in una sfera di luce estremamente brillante che galleggia a pochi centimetri da terra. In Colombia, La Candileja è il fantasma di una viziosa nonna che ha cresciuto i suoi nipoti senza morale, e in quanto tale sono diventati ladri e assassini. Nell'aldilà lo spirito della nonna fu condannato a vagare per il mondo circondato dalle fiamme. In Trinidad e Tobago un Soucouyant è una "strega delle palle di fuoco" che è letteralmente una strega che assume la forma di una fiamma di notte. Questo spirito è, come le altre versioni, il male - Entra nelle case attraverso ogni spazio che riesce a trovare e beve il sangue delle sue vittime. Aleya (o luce fantasma della palude) è il nome dato a uno strano fenomeno di luce che si verifica sulle paludi come osservato dai bengalesi, in particolare dai pescatori del Bengala Occidentale e del Bangladesh. Questa luce di palude è attribuita a una sorta di apparizioni di gas di palude che confondono i pescatori, fanno perdere loro l'orientamento e possono persino condurre all'annegamento se si decide di seguirli spostandosi sulle paludi. Le comunità locali nella regione credono che queste strane luci palustri sospese siano in realtà delle luci fantasma che rappresentano i fantasmi del pescatore che è morto pescando. A volte confondono i pescatori e talvolta li aiutano a evitare pericoli futuri. Chir batti (luce fantasma), scritto anche chhir batti o cheer batti, è uno strano fenomeno di danza notturna che si verifica nelle notti buie segnalate dalle praterie di Banni, le sue paludi acquitrinose stagionali  e il deserto adiacente delle saline paludose del Rann of Kutch vicino al confine indo-pakistano nel distretto di Kutch, nello stato del Gujarat, in India. Gli abitanti dei villaggi locali li hanno visti volteggiare, a volte volare sfere di luce da tempo immemorabile e chiamarlo Chir Batti nella loro lingua Kutchhi-Sindhi, con Chir che significa fantasma e Batti che significa luce.
Fenomeni simili sono descritti nel folclore giapponese, tra cui l'Hitodama (letteralmente "Anima umana" come una sfera di energia), Hi no Tama (palla di fuoco), Aburagae, Koemonbi, Ushionibi, ecc. Tutti questi fenomeni sono descritti come palle di fuoco o luce, a volte associata ai cimiteri, ma presente in tutto il Giappone in un'ampia varietà di situazioni e luoghi. Kitsune, mitici demoni yokai, sono anche associati alla volontà del filo, con il matrimonio di due kitsune che producono kitsune-bi ( ), che letteralmente significa "Volpe di fuoco". Questi fenomeni sono descritti nel libro di Shigeru Mizuki del 1985, Graphic World of Japanese Phantoms (妖怪 in giapponese).
Nel folclore europeo, queste luci sono ritenute spiriti dei morti, fate o una varietà di altri esseri soprannaturali che tentano di condurre i viaggiatori alla loro fine. Danesi, finlandesi, svedesi, estoni, lettoni, lituani e irlandesi e tra alcuni altri gruppi credevano che un fuoco fatato segnasse anche la posizione di un tesoro nel terreno o nell'acqua, che poteva essere preso solo quando il fuoco era lì. A volte erano necessari anche trucchi magici e anche la mano di un morto per scoprire il tesoro. In Finlandia e in molti altri paesi del nord, si credeva che l'inizio dell'autunno fosse il momento migliore per cercare foche e tesori nascosti sotto di loro. Si credeva che quando qualcuno nascondeva un tesoro, nel terreno, rendeva il tesoro disponibile solo al Saint John's Day e metteva il fatuo fuoco per indicare il luogo e l'ora esatta in modo che potesse venire a prendere il tesoro indietro. Per allora potrebbe essere realizzato con tesori.
Gli Aarnivalkea, nella mitologia finlandese, sono punti in cui una fiamma eterna associata alla volontà o al ciuffo brucia
Si dice che segnino i luoghi in cui è sepolto l'oro delle fate. Sono protetti da una magia che impedirebbe a chiunque di trovarli per puro caso. Tuttavia, se si trova un seme di felce da una mitica felce in fiore, le proprietà magiche di quel seme porteranno la persona fortunata a questi tesori, oltre a fornire loro con una magia di invisibilità. Poiché in realtà la felce non produce alcun fiore e si riproduce attraverso le spore sotto le foglie, il mito specifica che fiorisce solo molto raramente.
Il fuoco fatuo può essere trovato in numerosi racconti popolari in tutto il Regno Unito, ed è spesso un personaggio malevolo nelle storie. Nel folklore gallese, si dice che la luce sia "fuoco fatato" tenuto nella mano di una púca, o pwca, una piccola fata simile ai goblin che di notte conduce malamente viaggiatori solitari fuori dai sentieri battuti. Mentre il viaggiatore segue la púca attraverso la palude o la torbiera, il fuoco si estingue, lasciandoli persi. Si dice che la púca sia una delle Tylwyth Teg, o famiglia delle fate. Ci sono alcune storie raccontate sul fatto che i testimoni fatati sono guardiani del tesoro, proprio come il folletto irlandese che conduce quei coraggiosi abbastanza da seguirli in modo sicuro. Altre storie raccontano che i viaggiatori si perdono nei boschi e si imbattono in un fuoco fatuo e, a seconda di come hanno trattato il fuoco fatuo, lo spirito li avrebbe persi nel bosco o guidali fuori. Il will-o'-the-wisp era anche conosciuto come Spunkie nelle Highlands scozzesi dove avrebbe preso la forma di un linkboy (un ragazzo che portava una torcia fiammeggiante per illuminare la strada per i pedoni in cambio di una tassa), o altrimenti semplicemente una luce che sembrava sempre recedere, al fine di condurre i viaggiatori incauti al loro destino. Altri racconti di folklore scozzese riguardano queste luci misteriose come presagi di morte o fantasmi di esseri viventi una volta umani. Spesso comparivano sui loch o sulle strade lungo le quali si sapeva che le processioni funebri viaggiavano.Una strana luce a volte vista nelle Ebridi è indicata come teine ​​sith, o "fairy lig". L'equivalente australiano, noto come la luce Min Min, è visto in alcune parti dell'outback dopo il tramonto. La maggior parte degli avvistamenti si dice che si siano verificati nella regione di Channel Country.
Le storie sulle luci si possono trovare nel mito aborigeno che precede l'insediamento occidentale della regione e da allora sono diventate parte di un più ampio folklore australiano. Gli indigeni australiani ritengono che il numero di avvistamenti sia aumentato parallelamente al crescente ingrossamento degli europei nella regione. Secondo il folklore, le luci a volte seguivano o si avvicinavano alle persone e sparivano quando venivano sparate, per poi riapparire più tardi, anche se non c'era alcuna forma di connessione tra questi e la razza delle fate.

venerdì 21 giugno 2019

Sirena


Sirena
Una sirena è una creatura leggendaria acquatica, con l'aspetto di donna nella parte superiore del corpo e di pesce in quella inferiore, che appare principalmente nel folclore europeo, ma che trova comunque figure affini in altre culture. Da tener presente che tale sirena del folclore e della letteratura fantasy si discosta totalmente dalle sirene divine della mitologia e della religione greca, iconograficamente rappresentate con l'aspetto di donna nella parte superiore del corpo e di uccello in quella inferiore, a cui dobbiamo l'origine stessa del termine.
Le sirene sono convenzionalmente raffigurate come belle ragazze dai lunghi capelli dorati e fluenti, con una lunga coda di pesce al posto delle gambe. A volte sono associate ad eventi pericolosi come tempeste e annegamenti, mentre in altre tradizioni popolari (o talvolta all'interno della stessa tradizione) sono creature gentili e benevoli, che offrono doni o si innamorano di esseri umani.
La sirenomelia, conosciuta anche con il nome di sindrome della sirena, è una rara malformazione congenita nella quale gli arti inferiori sono fusi insieme, assumendo così le sembianze della coda di pesce di una sirena.
Spesso le navi antiche avevano sulla prua una polena (figura di legno scolpita) raffigurante una sirena, come se gli uomini di mare volessero scongiurare l'ostilità di queste creature acquatiche, attraverso questo singolare omaggio. A metà del XIX secolo, la sirena divenne la polena più comune, venendo usata come talismano contro le tempeste. In ambito artistico e in araldica, l'equivalente maschile della sirena è il tritone.
In Irlanda è famosa la leggenda di Li Ban, la “sirena santa”. Li Ban, giovane figlia di un Re, si ritrovò trasformata in una sirena immortale, con la coda di salmone, a causa di un'inondazione. Dopo 300 anni dei monaci trovarono la sirena, e la battezzarono secondo il rito cristiano. Uno dei monaci le propose una scelta: vivere per altri 300 anni oppure morire per essere subito beatificata. Li Ban sacrificò la sua immortalità per salire in paradiso.
Nella mitologia scozzese Ceasg è una sirena dalla coda di salmone che, se catturata, in cambio della libertà esaudisce tre desideri. Tuttavia chi se ne innamora è destinato a disperdersi nelle profondità marine.
Nella St. Senara's Church, chiesa di San Senara del XII secolo, a Zennor Churchtown, Cornovaglia, si trova una delle più note rappresentazioni di una sirena, una scultura lignea in altorilievo, sul lato di una sedia, un simbolo che ha avuto diverse interpretazioni da parte dei fedeli medievali.
In Cornovaglia la leggenda locale, La leggenda della sirena di Zennor sostiene che questa figura commemora un evento reale dalla storia parrocchiale, quando il canto di un corista di nome Mathew Trewhella, avrebbe adescato una sirena a giungere a terra dalle profondità del mare. Secondo il racconto ogni domenica essa si sedeva in fondo alla chiesa, incantata dalla sua bella voce. Un giorno, non più contenendo la sua infatuazione, lo portò al piccolo ruscello che scorre ancora attraverso il centro del paese e porta in mare a Cove Pendour nelle vicinanze. Mathew Trewhella non fu mai più visto. Nelle calde serate estive, a piedi nella pittoresca insenatura ora chiamata "Mermaid Cove", si dice che si sentano i due amanti cantare felici insieme, e le loro voci passano ascoltabili attraverso il fragore delle onde che si infrangono.
Una delle leggende legate alla città di Varsavia racconta che molto tempo fa c'erano due sirene, tra loro sorelle, che nuotavano dalla loro casa negli abissi, alle sponde del Mar Baltico. Erano creature veramente molto belle anche se avevano al posto delle gambe la coda di pesce. Una delle due decise di allontanarsi nuotando verso lo stretto di Danimarca e oggi la si può ammirare seduta su uno scoglio all'ingresso del porto di Copenaghen. L'altra nuotò fino alla città costiera di Danzica e da lì continuò risalendo il fiume Vistola. Probabilmente proprio ai piedi di quella che oggi è la Città Vecchia c'è il luogo in cui uscì dall'acqua per riposarsi sulla riva sabbiosa e il posto le piacque talmente che decise di stabilirsi. I pescatori che vivevano nella zona ben presto si accorsero che quando pescavano qualcuno agitava le acque del fiume aggrovigliando le reti e liberando i pesci che vi si erano impigliati. Decisero allora di dare la caccia al colpevole e farla finita con questi danneggiamenti una volta per tutte; ma quando sentirono il canto della sirena, se ne innamorarono, rinunciando ai loro propositi. Da quel momento, la sirena ogni sera intratteneva i pescatori con le sue meravigliose canzoni, finché un giorno un ricco mercante, che passeggiava lungo la riva del fiume, posò lo sguardo sull'affascinante creatura. Subito pensò che, se l'avesse catturata, avrebbe potuto guadagnare molto denaro, esibendola alle fiere. Il mercante mise in atto velocemente il suo piano malvagio: con un trucco catturò la sirena, e la rinchiuse in una baracca di legno senza accesso all'acqua. I pianti della bella donna-pesce arrivarono a un giovane bracciante, figlio di un pescatore, che con l'aiuto di un amico una notte riuscì a liberarla. La sirena, riconoscente dell'aiuto ottenuto dagli abitanti della città, promise che, se mai fossero stati in pericolo, lei sarebbe tornata per proteggerli.
Secondo una leggenda veneta Manfredo dei Monticelli era un conte venticinquenne da tempo affetto da una grave malattia. La notte di San Giovanni egli si recò sulle sponde del lago di Lispida per togliersi la vita, ma all'improvviso una ragazza con la coda di pesce emerse dalle acque. Manfredo rimase molto affascinato dalla bella sirena e le raccontò la sua triste storia. Allora la creatura acquatica prese del fango magico e lo spalmò sul corpo di Manfredo, che improvvisamente guarì. I due si innamorarono follemente. Si dice che la notte di San Giovanni dal lago di Lispida si possa ancora udire la voce melodiosa della sirena.
In Cantabria è famosa la storia della Sirenuca, una sirena che un tempo era umana. Sua madre, stufa di essere disobbedita, le gridò: «Che Dio ti faccia diventare un pesce!», e così la ragazza venne trasformata in una sirena. Da allora la Sirenuca, con il suo canto melodioso, avverte i marinai se sono troppo vicini alle scogliere.
In alcuni racconti antichi provenienti dalla Cina, le lacrime delle sirene si trasformano in perle preziose.
Un racconto di origine messicana, narrato nel sud del Texas, parla di una giovane ragazza disubbidiente trasformata in sirena. Si tratta di un racconto usato come strumento educativo, passato di madre in figlia.
Sirene e Tritoni sono figure molto popolari nel folclore filippino, dove sono localmente noti rispettivamente come Sirena e Siyokoy. Dugonghi, tartarughe marine e piccoli cetacei come i delfini, accompagnano solitamente la Sirena filippina.
Mami Wata è una sirena con poteri magici, venerata in molti paesi africani, nei Carabi, in Brasile e anche in Europa. Secondo i suoi adepti, vive in una bellissima città situata nel fondo del mare, ma accettare il suo invito ad abitare la città, significa accettare di abbandonare la propria vita e venire trascinati per sempre negli abissi dell'oceano.
Nel corso della storia ci sono stati molti presunti avvistamenti di sirene.
Nel 1493 Cristoforo Colombo ha riportato di aver avvistato delle sirene mentre era in mare. Colombo scrisse nel diario di bordo: «non erano così belle come vengono dipinte, anche se in qualche misura hanno un aspetto umano in volto». Annotò inoltre di aver visto creature simili al largo della costa dell'Africa occidentale.
Nel 1614 il capitano John Smith di Jamestown, conosciuto per la breve collaborazione avuta con la nativa americana Pocahontas, riportò di aver visto una sirena al largo della costa del Massachusetts. Smith scrisse che «la parte superiore del suo corpo è perfettamente simile a quello di una donna e stava nuotando con tutta la possibile grazia vicino alla riva». Aveva «grandi occhi un po' troppo rotondi, un naso finemente formato (un po' troppo corto), orecchie ben fatte, un po' lunghe e i suoi lunghi capelli verdi le impartivano un carattere curioso tutt'altro che poco attraente».
Nel 1857 Il The Shipping Gazette riferì che marinai scozzesi avevano individuato una creatura al largo delle coste della Gran Bretagna. John Williamson e John Cameron hanno dichiarato: «Abbiamo visto distintamente un oggetto a circa sei metri di distanza da noi nella forma di una donna, con seno pieno, carnagione scura, volto avvenente e bei capelli cadenti in riccioli sul collo e le spalle. Era circa a metà distanza tra il fondale e la superficie, ci guardava e scuoteva la testa. Il tempo era bello, abbiamo osservato la scena completa per tre o quattro minuti».
Nel 2009 I rapporti provenienti da decine di persone che hanno avvistato sirene hanno stimolato l'amministrazione comunale di Kiryat Yam, vicino a Haifa, che ha deciso di offrire un milione di dollari a chiunque possa dimostrare con foto o filmati che esistano le sirene. «Molte persone ci dicono di essere sicuri di aver visto una sirena e sono tutti indipendenti l'uno dall'altro», ha detto il portavoce del Consiglio Natti Zilberman a Sky News. «La gente dice che sono metà ragazza, metà pesce, che saltano come delfini. Fanno tutti i tipi di mosse e poi scompaiono».
Ci sono diverse spiegazioni sul mito delle sirene: ad esempio è che i marinai scambiassero la sagoma di una foca monaca per un corpo femminile dalla metà di pesce. Il canto serviva a spiegare i canti dei gabbiani o delle berte. Per quanto riguarda le sirene avvistate da Colombo in America, è possibile che fossero in realtà lamantini o dugonghi.


Charles Ponzi: Schema Ponzi


Charles Ponzi: Schema Ponzi
Charles Ponzi, nato Carlo Ponzi (Lugo, 3 marzo 1882 – Rio de Janeiro, 18 gennaio 1949), è stato un truffatore italiano. Registrato all'anagrafe con il nome di Carlo Pietro Giovanni Guglielmo Tebaldo Ponzi, tra i molti nomi che adottò per mettere in atto le sue operazioni ci sono Charles Ponci, Charles P. Bianchi, Carl e Carlo. Emigrato negli Stati Uniti, divenne uno dei più grandi affaristi truffatori della storia americana. Divenne famoso per aver utilizzato su larga scala una tecnica da lui stesso ideata. Le sue truffe ebbero una notevole risonanza sui mezzi d'informazione, che denominarono la tecnica da lui adottata «Schema Ponzi».
Ancora oggi lo Schema Ponzi è in uso in numerose versioni moderne che fanno uso della posta elettronica.
I primi anni della vita di Ponzi sono difficili da ricostruire, anche a causa della sua propensione a inventare e abbellire gli eventi. Nato a Lugo, in provincia di Ravenna, il 3 marzo del 1882, trascorre l'adolescenza a Parma, dove in seguito trova un impiego alle Poste. Si iscrive da lì a poco all'Università La Sapienza di Roma. Si inserisce in un giro di studenti che considerano il periodo universitario come una "vacanza di quattro anni"; Ponzi li segue in giro per bar e teatri. A un certo punto, a corto di fondi, abbandona l'università e si imbarca per Boston.
Secondo quanto riportato dallo stesso Ponzi, arriva negli Stati Uniti nel 1903 con soli due dollari e cinquanta centesimi in tasca, dopo aver perso in scommesse tutti i risparmi di una vita durante il viaggio in nave. Impara presto l'inglese e trascorre gli anni seguenti facendo alcuni lavoretti lungo la East Coast. Alla fine trova impiego come lavapiatti in un ristorante, dove la notte dorme sul pavimento. Riesce a farsi promuovere cameriere, ma viene presto licenziato per piccoli furti e perché imbrogliava i clienti sul resto.
Nel 1907 si sposta a Montréal (Canada), dove diventa consulente del Banco Zarossi, giovane banca fondata da Luigi "Louis" Zarossi per gestire i risparmi degli immigranti italiani che arrivano in città. Zarossi garantisce un tasso d'interesse del 6% sui depositi, doppio del tasso corrente, e questo consente una crescita molto rapida della banca. Ponzi scopre che in realtà la banca versa in gravi difficoltà economiche, a causa di alcuni prestiti immobiliari sbagliati, e che Zarossi riesce a pagare gli interessi non attraverso gli utili realizzati sul capitale investito, ma utilizzando i depositi dei nuovi correntisti. La banca alla fine fallisce e Zarossi fugge in Messico con gran parte del denaro.
Ponzi rimane a Montréal e, per qualche tempo, vive nella casa di Zarossi, aiutandone la famiglia. Avendo intenzione di ritornare negli Stati Uniti, cerca di racimolare i soldi per il viaggio. Alla fine, mentre si trova negli uffici di uno degli ex clienti di Zarossi, trovando un libretto di assegni incustodito, ne stacca uno intestandoselo per $423,58 e falsifica la firma di uno dei direttori della compagnia. Scoperto dalla polizia, che aveva notato le ingenti spese effettuate subito dopo la riscossione dell'assegno, Ponzi, mostrando i polsi, si afferma colpevole. Finisce in una prigione del Québec, dove trascorre tre anni come detenuto numero 6660. In una lettera dice alla madre di aver trovato lavoro come "assistente speciale" di una guardia carceraria.
Dopo il rilascio, nel 1911, decide di ritornare negli Stati Uniti, ma si trova coinvolto in un progetto di immigrazione clandestina di italiani. Viene scoperto e trascorre altri due anni in un carcere di Atlanta. Diventa traduttore della guardia carceraria, che stava intercettando le lettere del famoso gangster Ignazio "the Wolf" Lupo.
Lo schema prevedeva 4 fasi: Fase A. Al potenziale cliente viene promesso un investimento con rendimenti superiori ai tassi di mercato, in tempi ravvicinati. Fase B. Dopo poco tempo viene restituita parte della somma investita, facendo credere che il sistema funzioni veramente. Fase C. Si sparge la voce dell'investimento molto redditizio; altri clienti cadono nella rete. Si continuano a pagare gli interessi con i soldi via via incassati (la finanziaria ha capitale sociale zero, ma gli investitori non lo sanno). Fase D. Lo schema si interrompe quando le richieste di rimborso superano i nuovi versamenti.
Cominciano ad avvertirsi i primi segnali del fallimento finale: un rivenditore di mobili, che ne aveva venduti alcuni a Ponzi quando questi non poteva permettersi di pagare, lo cita in giudizio per il dovuto. Ponzi vince la causa, ma le persone cominciano a chiedersi come egli abbia fatto da nullatenente a diventare un milionario in così poco tempo. Alcuni investitori decidono così di ritirare i loro fondi dalla Securities Exchange Company. Ponzi li remunera profumatamente e la corsa all'uscita dalla compagnia si esaurisce. Di fatto, il 24 luglio 1920, il Boston Post pubblica un articolo positivo su Ponzi e il suo schema, che riesce a fare incetta di fondi come mai prima d'allora. In quel periodo Ponzi riesce a raccogliere 250.000 dollari al giorno. Ma uno dei redattori del Post, non convinto, ingaggia un investigatore per fare luce sulla società di Ponzi.
Frattanto, la Securities Exchange Company è sotto sorveglianza anche dello Stato del Massachusetts, e Ponzi incontra gli ispettori proprio il giorno della pubblicazione dell'articolo. Ponzi conta di distogliere temporaneamente i funzionari dai libri contabili della società offrendosi di sospendere la raccolta durante le indagini. L'offerta di Ponzi seda momentaneamente i sospetti degli ispettori.
Ponzi nel frattempo è in cerca di un'idea per poter uscire dalla trappola dorata in cui si è cacciato, ma il tempo scorre veloce. Il 26 luglio il Post inizia la pubblicazione di una serie di articoli che pongono seri dubbi sulle operazioni della sua macchina per far soldi. Il Post contatta Clarence Barron, noto analista finanziario, per esaminare lo schema di Ponzi. Barron osserva che, nonostante i rendimenti fantastici realizzati dalla Securities Exchange Company, Ponzi non sta investendo nella società. L'analista nota poi che le attività della Securities Exchange Company avrebbero dovuto mettere in circolazione 160.000.000 di Buoni di risposta internazionale, mentre ne risultano in circolazione solo 27.000, e le Poste statunitensi affermano che non ci sono stati acquisti ingenti di buoni né in patria né all'estero. Inoltre, se è vero che il margine lordo di profitto nella compravendita di ciascun buono è enorme, gli overhead (le spese generali) che occorre affrontare per gestire l'acquisto e il successivo riscatto di tutti i buoni, ciascuno di valore estremamente basso se preso individualmente, sono tali da erodere gran parte dei profitti.
Gli articoli causano un'ondata di panico tra coloro che hanno investito nella compagnia. Ponzi risarcisce $2.000.000 in soli tre giorni alla folla assiepata davanti al suo ufficio. Ponzi esce tra la folla, discute con le persone, offre caffè e ciambelle e le rassicura dicendo che non hanno niente da temere. Molti cambiano idea e lasciano i loro risparmi presso di lui.
Frattanto, i dirigenti delle Poste annunciano un cambiamento nei tassi di conversione postale, il primo da prima dell'inizio della guerra. Tuttavia, nell'annuncio viene dichiarato che i nuovi tassi non sono dovuti a nessuno schema posto in essere da individui o società al fine di lucrare sulle differenze nei tassi di cambio.
Ponzi accumula denaro, ma solo aumentando le passività. Ad un certo punto, in un'ottica truffaldina la cosa più logica sarebbe stata quella di trasportare il denaro fuori dagli USA, dove le autorità non sarebbero riuscite a recuperarlo. Invece Ponzi resta fermo e continua a rimborsare gli investitori. Vuole sembrare il più onesto possibile e, stando alla sua autobiografia, spera sempre di riuscire a utilizzare il tesoro accumulato per iniziare un commercio legale che avrebbe generato rendimenti tali da permettergli di rimborsare gli investitori e far arricchire tutti.
Nel frattempo, Ponzi aveva assunto un agente pubblicitario, un certo James McMasters, il quale presto diventa diffidente dei discorsi senza fine di Ponzi sui buoni, visto anche il fatto che Ponzi era sotto inchiesta. Va al Post, dove dice che Ponzi è finanziariamente un folle. Il giornale gli offre cinquemila dollari per la sua storia ed esce con un articolo in prima pagina il 2 agosto in cui si dichiara che Ponzi è irrimediabilmente insolvente e sull'orlo della bancarotta. Il 10 agosto gli agenti federali irrompono nella società e ne ordinano la chiusura, assieme alla Hanover Trust Bank. Non viene trovato nessuno stock consistente di buoni.
Il Post continua i suoi articoli. In uno di questi vengono mostrati la fedina penale di Ponzi e i primi piani del suo volto sorridente scattati durante l'arresto in Canada. Il 13 agosto Ponzi viene arrestato. Tra i suoi capi d'accusa si contano 86 frodi.
Nonostante tutto, molte persone credono ancora in Ponzi e se la prendono con gli ispettori federali che hanno indagato su di lui. Circa 40.000 persone avevano investito milioni nella società di Ponzi. Secondo le stime finali si tratta di circa 15 milioni di dollari (140 milioni di dollari ai prezzi del 2006).
Il 1º novembre 1920, Ponzi è dichiarato colpevole di frode postale e condannato alla pena di cinque anni da scontare in una prigione federale. Viene rilasciato dopo tre anni e sei mesi. Viene condannato ad altri nove anni dalle autorità del Massachusetts.
In attesa del processo di appello, paga la cauzione e una volta libero si trasferisce in Florida, dove, sotto falso nome (Charles Borelli), organizza una nuova truffa (del genere scam). Compra dei terreni a 16 dollari l'acro, suddivide ogni acro in ventitré lotti e vende ciascun lotto a 10 dollari, promettendo agli acquirenti rendimenti favolosi.
Le autorità della Florida si accorgono presto dello scam organizzato da Ponzi e lo arrestano per frode, condannandolo ad un anno di reclusione. Ancora una volta, il 3 giugno 1926 Ponzi esce su cauzione e scappa in Texas, dove, rasatosi i capelli e fattosi crescere i baffi, cerca di imbarcarsi su un nave mercantile diretta in Italia. Ma il 28 giugno viene scoperto e catturato nel porto di New Orleans. Scrive un telegramma al Presidente Calvin Coolidge chiedendo di essere espatriato, ma la sua richiesta viene rifiutata e Ponzi viene rispedito a Boston per finire di scontare la sua pena.
Nel frattempo, gli ispettori governativi stanno cercando di ricostruire i bilanci di Ponzi, per capire quanto denaro avesse raccolto e dove fosse andato. Ma una stima precisa non è mai stata raggiunta.
Ponzi viene rilasciato il 7 ottobre 1934, dopo aver scontato sette anni di carcere. È immediatamente espatriato e ricondotto in Italia, non avendo mai ottenuto la cittadinanza statunitense. All'uscita della prigione una folla inferocita lo attende. Prima di andarsene dice ai giornalisti lì presenti: "Cercavo guai, e li ho trovati."
Rose, la moglie, decide di rimanere a Boston, di non seguirlo in Italia e chiede il divorzio.
In Italia, Ponzi tenta di replicare diverse volte lo schema, ma senza fortuna. Tornato a Roma, si guadagna da vivere come traduttore d'inglese. Dal 1939 al 1942 lavora nella compagnia aerea L.A.T.I., per gestire i rapporti con Rio de Janeiro: ottenne il lavoro grazie all'intercessione del cugino Attilio Biseo, pilota d'aerei personale del Duce e ideatore dell'operazione S. Ma, durante la seconda guerra mondiale, il Brasile entra in guerra contro l'Asse e Ponzi perde il lavoro.
Trascorre gli ultimi anni di vita in povertà a Rio, sbarcando il lunario con lavoretti. Nel 1948 ha un ictus, che gli provoca un'emiparesi sinistra e la perdita parziale della vista. Muore in un ospedale per poveri a Rio de Janeiro l'anno dopo, il 18 gennaio 1949.