ShadowsofSecrets: ottobre 2019

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giovedì 31 ottobre 2019

Friedrich Wilhelm Voigt: Der Hauptman von Köpenick


Friedrich Wilhelm Voigt: Der Hauptman von Köpenick
Friedrich Wilhelm Voigt, detto Der Hauptmann von Köpenick (Il capitano di Köpenick), nato a Tilsit, 13 febbraio 1849 e morto a Lussemburgo, 3 gennaio 1922, è stato un criminale tedesco. È celebre soprattutto per un'impresa portata a termine nel 1906 in cui, travestito da ufficiale prussiano, prese il controllo del municipio di Köpenick per alcune ore, facendo imprigionare il tesoriere e il sindaco e allontanandosi con parte del tesoro cittadino. In Germania Voigt non viene comunemente considerato un criminale, bensì un eroe popolare che si opponeva alle ingiustizie del governo, intrappolato in un paradosso: non poteva avere lavoro perché privo di passaporto, ma non poteva avere un passaporto poiché non aveva lavoro (un esempio di Paradosso del Comma 22). La sua storia è nelle scuole occasionalmente portata come esempio di coraggiosa resistenza verso un governo ingiusto. Voigt nacque a Tilsit, Prussia (poi diventata Sovetsk) il 13 febbraio 1849. Nel 1863, all'età di 14 anni, ricevette una condanna a 14 giorni di prigione per furto. Per la condanna fu espulso dalla scuola, e cominciò a lavorare come apprendista calzolaio col padre. Tra il 1864 e il 1891 Voigt collezionò una serie di condanne per furto e contraffazione per un totale di 25 anni di carcere, arrivando ad essere condannato a 15 anni per un singolo furto, venendo infine rilasciato il 12 febbraio 1906. Voigt visse come vagabondo per qualche tempo, andando poi a vivere con la sorella a Rixdorf, nei pressi di Berlino. Lavorò saltuariamente come calzolaio, finché il 24 agosto 1906 la polizia lo espulse da Berlino come "indesiderabile", per via del fatto che aveva scontato condanne in passato. Ufficialmente dichiarò di volersi recare ad Amburgo, ma rimase in segreto a Berlino. Il 16 ottobre 1906, dopo una lunga preparazione, Voigt era pronto a portare a termine una nuova truffa. Aveva acquistato in vari negozi alcuni pezzi di uniformi da capitano usate, e aveva fatto alcune prove con dei soldati per vedere che effetto suscitassero. Dieci giorni prima aveva dato le dimissioni dalla fabbrica di scarpe dove lavorava. Dopo aver indossato tutti i pezzi di uniforme, si diresse alla caserma locale, dove richiamò quattro granatieri e un sergente di ritorno da una pattuglia e gli ordinò di seguirlo. I soldati, alla vista dell'uniforme e addestrati ad obbedire senza domande, seguirono Voigt, il quale dopo aver fatto allontanare il sergente reclutò altri sei soldati dal poligono di tiro. In compagnia dei soldati, si diresse in treno verso Köpenick, a est di Berlino: lì con i soldati occupò il municipio, bloccando tutte le uscite. Ordinò quindi alla polizia del luogo di occuparsi del mantenimento della legge e dell'ordine, e diede ordine al locale ufficio postale di impedire qualsiasi comunicazione con Berlino per un'ora. Fece arrestare il tesoriere von Wiltberg e il sindaco Georg Langerhans, affermando di sospettarli di irregolarità sui bilanci, e confiscò 4002 marchi e 37 pfennig, lasciando anche una ricevuta. La ricevuta aveva la firma del direttore della prigione in cui Voigt aveva scontato la pena. Voigt requisì due carri, e ordinò ai granatieri di portare gli uomini in stato di arresto alla Neue Wache di Berlino per l'interrogatorio. Ordinò alle altre guardie di rimanere in posizione per mezz'ora, e si allontanò verso la stazione. Dopo essersi cambiato in abiti civili, scomparve. Nei giorni successivi la stampa tedesca avanzò diverse ipotesi su cosa fosse accaduto, mentre l'esercito condusse un'inchiesta formale. Il pubblico prese in simpatia il coraggioso e originale truffatore. Voigt fu arrestato il 26 ottobre. Il 1º dicembre ricevette una condanna a quattro anni di prigione per contraffazione, per aver impersonato un ufficiale e per "imprigionamento illecito". Tuttavia, l'opinione pubblica rimase in suo favore. Il Kaiser Guglielmo II gli concesse la grazia il 16 agosto 1908. Secondo alcune testimonianze, anche il Kaiser fu divertito dall'incidente, e definì Voigt un "amabile mascalzone".  Anche la stampa inglese trovò motivi di divertimento, vedendo l'evento come una conferma degli stereotipi sul popolo tedesco. Il 27 ottobre 1906 sul The Illustrated London News comparve una nota che ricordava che:
«Per anni i tedeschi hanno instillato nella loro gente la reverenza per l'onnipotenza del militarismo, il cui simbolo più sacro è l'uniforme tedesca. Le offese contro questa mania portano a severe punizioni. Ufficiali che non si sono considerati salutati adeguatamente hanno estratto le loro spade impunemente contro cittadini.»
Sullo stesso numero, Gilbert Keith Chesterton sottolineava che:
«La parte più incredibile di questa incredibile truffa (almeno agli occhi di un Inglese) è quella che, piuttosto stranamente, ha ricevuto meno commenti. Intendo il momento in cui il sindaco chiese di vedere un mandato, e il Capitano rispose facendo puntare le baionette dei suoi uomini e dicendo "Queste sono la mia autorità". Uno penserebbe che chiunque avrebbe potuto capire che nessun soldato avrebbe mai parlato così.»
Voigt decise di sfruttare la sua fama, intraprendendo una serie di iniziative nel mondo dello spettacolo. Una sua statua in cera fu esposta al museo delle cere di Berlino, in Unter den Linden, già quattro giorni dopo il suo rilascio. Voigt stesso apparve in pubblico al museo per autografare le proprie fotografie, ma gli ufficiali della città il giorno stesso gli vietarono di tenere altri incontri pubblici. Per aggirare il divieto, cominciò a interpretare se stesso in una commedia rappresentata in vari piccoli teatri tedeschi, cogliendo le occasioni per autografare fotografie. La commedia ebbe buon successo e, nonostante il divieto delle forze dell'ordine, venne rappresentata anche a Dresda, Vienna e Budapest all'interno di cabaret, ristoranti e parchi divertimenti. Nel 1909 Voigt a Lipsia pubblicò un libro, Come diventai il Capitano di Köpenick, che ottenne buon riscontro di vendite. Un suo tour negli Stati Uniti rischiò di fallire, poiché le autorità statunitensi gli rifiutarono il visto. Sbarcato nel 1910 in Canada, entrò negli USA via terra. Una sua statua venne esposta al museo di Madame Tussauds a Londra. Nel 1910 si trasferì in Lussemburgo, lavorando come cameriere e calzolaio e vivendo di un vitalizio garantitogli da una ricca vedova berlinese. Due anni dopo acquistò una casa e andò in pensione, ma l'inflazione che seguì la Prima guerra mondiale distrusse la sua ricchezza. Voigt morì in Lussemburgo nel 1922.



sabato 26 ottobre 2019

Mary Baker: Caraboo Princess


Mary Baker: Caraboo Princess
Mary Baker, nata Willcocks l’11 novembre 1792 (non è certo), morta a Witheridge, Devonshire, Inghilterra il 24 dicembre 1864, Bristol, Inghilterra. Fu una nota impostora del suo tempo. Si pose come la immaginaria principessa Caraboo, una principessa di un regno di un’isola lontana. Baker ha ingannato una città britannica per alcuni mesi.
Il 3 aprile 1817, un calzolaio ad Almondsbury nel Gloucestershire, in Inghilterra, incontrò una giovane donna apparentemente disorientata che indossava abiti esotici che parlava un linguaggio incomprensibile. La moglie del calzolaio portò questa sconosciuta dal sorvegliante dei poveri, che la mise nelle mani del magistrato locale della contea, Samuel Worrall, che viveva a Knole Park nella tenuta dove si trova Tower House. Neanche Worrall e sua moglie Elizabeth, nata in America, la capivano; ciò che determinarono fu che si chiamava Caraboo e che era interessata alle immagini cinesi. La mandarono alla locanda locale, dove identificò il disegno di un ananas con la parola "nanas", che significa ananas in lingue indonesiane, e insistette per dormire sul pavimento. Samuel Worrall dichiarò di essere una mendicante e che doveva essere portata a Bristol e processata per vagabondaggio.
Durante la sua prigionia, un marinaio portoghese di nome Manuel Eynesso (o Enes) disse che parlava la sua lingua e tradusse la sua storia. Secondo Enes, era la principessa Caraboo dell'isola di Javasu nell'Oceano Indiano. Era stata catturata dai pirati e dopo un lungo viaggio era saltata fuori bordo nel Canale di Bristol e aveva nuotato a terra.
I Worralls portarono Caraboo a casa loro. Per dieci settimane, questo rappresentante della sovranità esotica è stata la favorita dei dignitari locali. Usava l’arco, giocare di scherma, nuotò nuda e pregò un dio, che chiamò Allah-Talla (una variante ortografica di uno dei nomi formali di Dio in Islam ). Ha acquisito abiti esotici e il suo ritratto è stato dipinto e riprodotto su giornali locali. La sua autenticità è stata attestata da una dottoressa Wilkinson, che ha identificato la sua lingua usando il Pantographia di Edmund Fry e ha affermato che i segni sulla sua testa erano opera di chirurghi orientali. I giornali hanno pubblicato storie sulle avventure della principessa Caraboo che le hanno procurato il plauso nazionale.
Alla fine è emersa la verità. La guardiana della pensione, la signora Neale, la riconobbe dall'immagine sul Bristol Journal e informò i suoi ospiti. Questa aspirante principessa era in verità Mary Willcocks, figlia di un calzolaio di Witheridge, nel Devon. Era stata una domestica in Inghilterra ma non aveva trovato posto dove stare. Ha inventato il suo linguaggio fittizio da parole immaginarie e zingaresche e ha creato un personaggio e una storia esotici. I segni strani sulla sua testa erano cicatrici da un'operazione di coppettazione in un ospedale per poveri di Londra. La stampa britannica fece gran parte della beffa a spese della classe media rustica ingannata. La signora Worrall ebbe pietà di lei e la fece viaggiare per Filadelfia, per la quale partì il 28 giugno 1817.
Il 13 settembre 1817 fu stampata una lettera sul Bristol Journal, presumibilmente da Sir Hudson Lowe, il funzionario incaricato dell'esiliato imperatore Napoleone a Sant'Elena. Affermò che dopo che la nave legata a Filadelfia che trasportava la bellissima Caraboo era stata spinta vicino all'isola da una tempesta, l'intrepida principessa si impulsivamente si lasciò andare alla deriva su una piccola barca, remò a terra e affascinò così l'imperatore che si stava applicando al Papa per una dispensa per sposarla. Quella storia non è verificata.
Negli Stati Uniti, ha continuato brevemente il suo ruolo, apparendo sul palco della Washington Hall di Filadelfia come "Principessa Caraboo", con scarso successo. Il suo ultimo contatto con i Worralls fu in una lettera di New York nel novembre 1817, in cui si lamentava della sua notorietà. Sembra essere tornata a Filadelfia fino a quando ha lasciato l'America nel 1824, tornando in Inghilterra.
Nel 1824 tornò in Gran Bretagna e si esibì per un breve periodo a New Bond Street, a Londra, nei panni della Principessa Caraboo, ma la sua recita non ebbe successo. Potrebbe essersi recata per un breve periodo in Francia e in Spagna, ma presto sarebbe tornata in Inghilterra.
Nel settembre del 1828, viveva come vedova a Bedminster sotto il nome di Mary Burgess (in realtà il nome di una cugina). Lì sposò Richard Baker e diede alla luce una figlia di nome Mary Ann l'anno successivo intorno al 1829. Nel 1839, stava vendendo sanguisughe al Bristol Infirmary Hospital. Morì per una caduta il 24 dicembre 1864 e fu sepolta nel cimitero di Hebron Road a Bristol. Sua figlia continuò i suoi affari, vivendo da sola a Bedminster in una casa piena di gatti fino alla sua morte in un incendio nel febbraio 1900.