Henry Lee Lucas
Henry Lee Lucas, nato a Blacksburg, 23 agosto 1936 e morto a
Huntsville, 12 marzo 2001, è stato un serial killer statunitense.
È stato accusato di ben 214 omicidi; gliene furono
inizialmente attribuiti 77 e successivamente 130. Fu infine condannato per 11
omicidi accertati. Henry Lee Lucas nacque il 23 agosto 1936 a Blacksburg in
Virginia. Il padre, Anderson, aveva perso le gambe a seguito dell'investimento
da parte di un treno e occasionalmente vendeva matite agli angoli delle strade,
la madre, Viola, manteneva la famiglia prostituendosi e distillando alcolici
clandestinamente. Il padre, dopo una notte passata al freddo, contrasse la
polmonite che lo portò alla morte. Da ragazzo Henry, a causa di un incidente,
perse l'occhio sinistro che fu rimpiazzato con uno di vetro. Durante
l'adolescenza Lucas iniziò ad avere problemi con la legge: il 12 giugno 1952
rapinò un negozio di elettrodomestici e per questo reato scontò due anni di
riformatorio. Nel 1954 venne nuovamente arrestato per una serie di rapine
commesse nei dintorni di Richmond, in Virginia e condannato a sei anni di
carcere, tuttavia il 14 settembre 1957 riuscì a evadere dal penitenziario di
Stato della Virginia e cercò di raggiungere la casa di una sua sorella a
Tecumseh nel Michigan. Fu arrestato tre mesi più tardi e riportato in Virginia
dove si rese protagonista di una nuova evasione un mese più tardi, ma stavolta
venne ricatturato il giorno stesso. Il 2 settembre 1959 venne rilasciato con
anno di anticipo rispetto alla conclusione prevista della pena. Dopo il
rilascio Lucas andò a vivere a Tecumseh, nella casa di sua sorella. Durante la
notte dell'11 gennaio 1960 Lucas e la madre, che era venuta a trovarlo a
Tecumseh, dopo avere bevuto troppo, ebbero un violento litigio, probabilmente a
causa di una donna che Henry avrebbe desiderato sposare. Durante la lite Lucas
ferì la madre al collo con un coltello uccidendola, dopodiché si diede alla
fuga venendo arrestato cinque giorni più tardi a Toledo nell'Ohio. Giudicato
colpevole di omicidio preterintenzionale, Lucas venne condannato a una pena di
venti anni di carcere, da scontarsi nel penitenziario di Stato di Jackson nel
sud del Michigan, dove, però, tentò il suicidio, venendo per questo trasferito
in un ospedale psichiatrico. Nel 1970 dopo avere scontato solo dieci anni Lucas
venne rilasciato, tuttavia poco tempo dopo venne nuovamente arrestato e
condannato a tre anni e mezzo di reclusione per il tentato rapimento di due
ragazze, venendo, infine, rilasciato nell'agosto 1975.
Dopo essere stato scarcerato Henry Lee Lucas si trasferì in
Pennsylvania dove si sposò, tuttavia in seguito abbandonò la moglie, dopo che
questa lo aveva accusato di avere molestato le sue figlie, e iniziò a vivere
come un vagabondo girovagando per gli Stati Uniti. Nel corso di questi
vagabondaggi nel 1976 conobbe a Jacksonville, in Florida, Ottis Toole, un uomo
con un basso quoziente intellettivo e una predisposizione alla piromania, il
quale era già sospettato di avere commesso quattro omicidi prima dell'incontro
con Lucas. I due divennero amici e, secondo Toole, anche amanti e andarono a
vivere insieme a casa della madre di Ottis, nella quale vivevano anche i due
nipoti orfani di lui, Frank e Frieda "Becky" Powell. Quest'ultima
affetta da un ritardo mentale e ancora minorenne iniziò una relazione con
Lucas. Nel 1981, in seguito alla morte della madre di Toole, Henry e Ottis
ripresero a vagare per gli Stati Uniti portando con sé Becky, l'anno successivo
i due uomini si separarono e Becky rimase con Lucas. Nel maggio 1982 Lucas e la
Powell giunsero a Ringgold, nel Texas, dove vennero accolti in casa da Kate
Rich, un'anziana signora di 82 anni. I parenti di lei, però, erano sospettosi
della coppia e la allontanarono dalla casa. I due, in seguito, incontrarono
Ruben Moore, ministro laico pentecostale e riparatore di tetti nonché leader di
una comune pentecostale nota come "The House of Prayer" a Stoneburg
(Texas), il quale offrì alla coppia una baracca dove vivere all'interno della
comune e ingaggiò Lucas per fare alcuni lavori insieme a lui. In seguito Lucas
avrebbe descritto il periodo passato nella comune come il migliore della sua
vita, in cui era riuscito a comprare un'automobile, un televisore e oggetti per
arredare la baracca come un vero appartamento, tuttavia la Powell iniziò a
soffrire per la nostalgia di casa e lo pregò di tornare in Florida, perciò il
23 agosto 1982 i due partirono ottenendo un passaggio da un camionista. Il
giorno seguente Lucas tornò alla comune in lacrime sostenendo che Becky avesse
deciso di separarsi da lui saltando su un camion di passaggio, in seguito Lucas
riprese la vita di sempre nella comune e nessuno vide più Becky Powell. Un mese
dopo questi fatti scomparve nel nulla anche l'anziana Kate Rich e le indagini
della polizia si appuntarono su Lucas.
L'11 giugno 1983 Henry Lee Lucas venne arrestato a Stoneburg
con l'accusa di possesso illegale di arma da fuoco, dal momento che, essendo un
pregiudicato, non poteva tenerne una e portato nella prigione della contea di
Montague. Cinque giorni più tardi Lucas confessò di avere ucciso Kate Rich nel
settembre precedente: egli avrebbe dato un passaggio all'anziana donna con la
sua auto offrendosi di portarla in chiesa, ma, invece, l'avrebbe portata in un
campo dove l'avrebbe accoltellata a morte e in seguito avrebbe avuto rapporti
sessuali col cadavere. In seguito Lucas avrebbe occultato il corpo in un tubo
di drenaggio e se ne sarebbe andato, il giorno seguente sarebbe tornato a
prendere il cadavere e l'avrebbe portato a Needles in California, un mese più
tardi avrebbe recuperato i resti decomposti e li avrebbe bruciati all'interno
di una stufa a legna posta nel cortile della sua baracca alla House of Prayer.
L'uomo si autoaccusò anche dell'omicidio di Becky Powell, che fino ad allora si
credeve fosse ancora viva. Ispezionando la House of Prayer la polizia trovò
alcuni elementi che confermavano il racconto di Lucas: nella stufa erano
presenti cenere e frammenti di ossa umane e nel luogo in cui Lucas affermava si
fosse consumato il delitto vennero trovati un paio di mutandine e un paio di
occhiali rotti che le figlie della Rich confermarono essere quelli della loro
madre. Frammenti di ossa umane furono trovati anche in un luogo dove Lucas
sosteneva di avere buttato la cenere e, inoltre, l'uomo indicò come il luogo
dove aveva gettato via la borsa della Rich proprio quello in cui era stata
rinvenuta mesi prima. Nel frattempo Lucas iniziò a fornire dettagli anche
sull'omicidio della Powell: lui e la ragazza si sarebbero fermati a dormire in
un campo poco prima di Denton e avrebbero iniziato a litigare sul fatto che lei
voleva ritornare a Jacksonville mentre lui non ne aveva intenzione a causa di
un mandato di arresto spiccato nei suoi confronti per il furto di un camion,
durante il litigio la Powell avrebbe tirato uno schiaffo a Lucas che avrebbe
reagito accoltellandola al petto uccidendola, quindi avrebbe tagliato il
cadavere in nove parti (tra cui la testa e le mani) che avrebbe poi occultato
in un campo vicino. Lucas sostenne di avere avuto anche in questo caso rapporti
sessuali col cadavere. Anche per questo omicidio vennero rinvenuti elementi che
corroboravano la confessione di Lucas: in particolare nel luogo da lui indicato
vennero rinvenuti resti di uno scheletro di quella che doveva essere stata una
ragazza bianca all'incirca dello stesso peso, statura ed età di Becky.
Il 21 giugno 1983, durante il processo per l'omicidio della
signora Rich, che si sarebbe concluso con la sua condanna a 75 anni di carcere,
Henry Lee Lucas sostenne di avere ucciso, oltre all'anziana donna, altre cento
persone. Questa dichiarazione ebbe una forte risonanza sui media nazionali
americani. Durante il processo per l'omicidio di Becky Powell Lucas sostenne di
non avere voluto uccidere la ragazza, ma venne messo di fronte alla sua
confessione registrata in cui dichiarava, tra le altre cose, di averne stuprato
il cadavere. Dopo il processo Lucas iniziò a dichiararsi colpevole di una serie
impressionante di delitti irrisolti commessi in svariate parti degli Stati
Uniti, interrogato dagli investigatori di vari stati l'uomo sembrava conoscere
dettagli degli omicidi e delle scene del crimine che non erano stati rivelati
alla stampa. Le confessioni di Lucas, oltre che per il loro alto numero,
vennero progressivamente caratterizzandosi anche per l'alto numero di dettagli
truculenti: tra le altre cose l'ex vagabondo giunse ad autoaccusarsi di avere
commesso atti di cannibalismo e sostenne che a spingerlo a compiere i delitti
fosse stata la sua tendenza alla necrofilia: non avrebbe trovato eccitanti le
donne vive e sarebbe stato capace di avere rapporti sessuali solo con quelle
morte.
Durante un interrogatorio Lucas affermò anche che Ottis
Toole, che all'epoca si trovava in carcere in Florida per incendio doloso, era
stato suo complice nei delitti. Interrogato dagli investigatori in Florida e
sottoposto a un confronto telefonico con Lucas, Toole sostenne le veridicità
delle confessioni dell'amico, compresi i dettagli più macabri e bizzarri. In
base alle confessioni rese dai due uomini fu possibile dichiarare risolte
decine di casi e in seguito ad esse Toole ricevette due condanne a morte, poi
commutate in carcere a vita.
Lucas si accusò, tra gli altri, dell'assassinio di una donna
non identificata che era stata trovata morta in un canale sotterraneo con
addosso solo un paio di calze arancioni e che perciò era stata soprannominata
appunto Calze Arancioni, in seguito a questa accusa il 30 novembre 1983 venne
trasferito nella prigione della contea di Williamson, il cui sceriffo, Jim
Boutwell, era ansioso di parlare con lui a proposito di una serie di delitti.
Venne creata una task force con lo scopo di investigare i presunti crimini
commessi da Lucas in giro per gli Stati Uniti, all'interno di tale task force
Lucas si trovava sempre al centro dell'attenzione, cosa che lo fece sentire per
la prima volta nella sua vita una persona importante. La task force portava Lucas
sulle varie scene del crimine, in nessuna delle quali c'erano elementi che
facessero pensare a lui, tuttavia l'uomo sembrava spesso conoscere dettagli
fondamentali. La notorietà di Lucas come "più prolifico serial killer
della storia americana" crebbe vistosamente e, allo stesso tempo, i suoi
racconti divennero sempre più esagerati: Lucas arrivò ad autoaccusarsi di circa
seicento omicidi compiuti in 27 stati diversi degli USA e in Canada e a
sostenere che lui e Ottis Toole avrebbero commesso tutti quegli omicidi su
commissione da parte di una fantomatica setta satanica chiamata "Le Mani
della Morte" che avrebbe praticato i sacrifici umani e il cannibalismo.
Questi elementi spinsero alcune persone allo scetticismo nei confronti delle
dichiarazioni di Lucas.
Il 2 aprile 1984 ebbe inizio il processo a Henry Lee Lucas
per l'omicidio di Calze Arancioni, che egli aveva confessato di avere
assassinato durante la notte di Halloween del 1979. La difesa riuscì a provare
che Lucas aveva incassato una busta paga per la riparazione del tetto di una
stazione aero-navale a Jacksonville in Florida giusto il giorno prima
dell'omicidio cosa che rendeva quasi impossibile la sua presenza a Williamson
al momento da lui indicato per il delitto. A questo si aggiungeva il fatto che
nella confessione resa per questo omicidio Lucas sembrava essersi contraddetto
più volte e avere avuto vuoti di memoria risolti grazie ai suggerimenti degli
investigatori. Nonostante questi fatti il tribunale giudicò comunque Lucas
colpevole e lo condannò a morte.
Il 14 aprile 1985 sul quotidiano "The Dallas Time
Herald" il giornalista investigativo Hugh Aynesworth pubblicò un articolo
in cui si metteva in dubbio la veridicità delle confessioni rese da Lucas:
l'autore aveva intervistato il presunto serial killer più volte a partire dal
1983 e nell'articolo sostenne che non solo Lucas gli avrebbe rivelato di non
essere realmente responsabile degli omicidi che gli erano attribuiti, eccetto
quelli di sua madre, della Powell e della Rich, e che lui aveva confessato solo
per prendersi gioco delle forze dell'ordine, ma anche che i dettagli non
rivelati al pubblico sulle scene del crimine che lui sembrava conoscere gli
erano stati variamente suggeriti da investigatori probabilmente ansiosi,
argomentava Aynesworth, di dichiarare chiusi diversi casi irrisolti. Aynesworth
notava, inoltre, come molti delitti attribuiti a Lucas avessero avuto luogo a
breve distanza temporale l'uno dall'altro in luoghi molto lontani tra loro,
sicché era fisicamente quasi impossibile che fossero stati commessi dalla
stessa persona.
A screditare le confessioni di Lucas furono anche le
dichiarazioni contrastanti dello stesso sospetto killer: il 23 aprile 1985
sostenne di non avere mai commesso alcun omicidio, eccetto quello della propria
madre, che sostenne essere stato accidentale, appena sei giorni più tardi
sostenne, invece, di avere assassinato ben 360 persone, ma di essere stato
obbligato a ritrattare le sue confessioni perché minacciato dalla fantomatica
"Mani della Morte". In seguito si scoprì che Lucas aveva confessato
un omicidio commesso a Little Rock nell'Arkansas il colpevole del quale era già
stato scoperto, che si era dichiarato colpevole dell'assassinio di un
poliziotto in West Virginia, la cui morte era, in realtà, dovuta a un suicidio,
che a proposito di un altro caso avvenuto in Arkansas Lucas non aveva saputo
fornire alcun dettaglio fino a che la polizia non gli aveva mostrato un video
della scena del crimine e che, infine, si era autoaccusato di un omicidio
commesso nel Delaware per il quale era già stato arrestato un sospettato che
aveva poi confessato. In base a questi elementi vennero riaperti molti dei casi
che erano stati chiusi a seguito delle dichiarazioni di Lucas e
contemporaneamente vennero fermate le investigazioni che tendevano a ricollegarlo
a casi ancora aperti e il procuratore generale del Texas Jim Mattox formò una
giuria per investigare sugli omicidi attribuiti a Lucas: dalle indagini emerse
che Lucas, eccetto che nei casi di Becky Powell e Kate Rich, non era mai stato
in grado di condurre autonomamente gli inquirenti sulle scene del crimine e
che, come sostenuto da Aynesworth, gli investigatori stessi fornivano a Lucas
le informazioni sui delitti. Si scoprì anche che, in cambio delle confessioni
false, Lucas riceveva un trattamento di favore rispetto agli altri detenuti:
non doveva indossare la divisa del carcere, aveva la TV via cavo in cella ed
era rifornito di sigarette. Emersero anche nuovi elementi che rendevano improbabile
che Lucas fosse l'autore dell'omicidio di Calze Arancioni: egli, infatti, aveva
sostenuto di averla stuprata, oltre che uccisa, ma dagli esami medici sul
cadavere non erano state rinvenute tracce di stupro, mentre era emerso che
Calze Arancioni era affetta dalla sifilide, che Lucas, a seguito di un rapporto
sessuale con lei avrebbe dovuto contrarre, ma da cui non era affetto.
Nonostante questo la sentenza per l'omicidio della ragazza non venne annullata
e Lucas l'11 giugno 1985 venne trasferito nel braccio della morte del carcere
di Huntsville. A Lucas vennero inflitte in totale condanne per 11 omicidi anche
se i suoi legami con la gran parte di essi erano costituiti unicamente dalle
sue confessioni. Il 26 giugno 1998, basandosi su un'indagine del procuratore
generale del Texas che escludeva la possibilità che Lucas fosse l'autore
dell'omicidio di Calze Arancioni, il governatore del Texas e futuro presidente
degli USA George Walker Bush commutò la sentenza di morte in ergastolo. Quello
di Lucas fu l'unico caso, durante tutto il suo mandato come governatore del
Texas, in cui Bush decise di commutare una condanna a morte. Lucas aveva
precedentemente riscontrato problemi cardiaci ed era stato in passato
ricoverato in ospedale. Morì il 12 marzo del 2001 in carcere, a causa di un
arresto cardiaco. Il suo corpo fu portato all'Impresa di Pompe Funebri di
Huntsville, dove non fu mai reclamato.